Il posto degli uomini. Dante in Purgatorio dove finiremo tutti Aldo Cazzullo l’ha dato alle stampe (Mondadori) la scorsa estate quando pensavamo di essere usciti dalla pandemia e credevamo di essere diventati più buoni. Nessuno sarebbe più finito all’inferno, una semplice fantasia dantesca. Certo, mica si può andare tutti in paradiso per direttissima: qualche peccatuccio da espiare c’è sempre. E’ per questo che la Chiesa inventò il purgatorio. O è stato Dante? Comunque eravamo certi fosse una situazione transitoria che sarebbe cessata con la fine del mondo; infatti un anno fa papa Bergoglio ha detto: “Tutto si risolve in Paradiso”. Che significa: purificazione finale degli eletti, castigo dei dannati.
Il fatto è che nessuno pensa minimamente di finire all’inferno, tanto che l’inconscio collettivo ha ormai abolito l’aldilà e vive alla grande di qua. Il purgatorio implica pentimento ed espiazione. Ma nessuno si pente più e non vuole espiare. Perché ognuno è giudice di se stesso. Finiremo tutti in purgatorio transitoriamente? Magari, tuttavia credo che gran parte di noi finirà all’Inferno subito, senza neanche aspettare il giudizio universale. Perché non ha la coscienza pulita, anzi è terribilmente sporca.
Il 20 febbraio è iniziata la guerra in Ucraina e siamo tutti all’inferno. Gli ucraini che lo stanno vivendo e noi che lo paventiamo perché siamo vigliacchi e pusillanimi. Ci siamo lamentati fino all’inverosimile per dover stare sul divano durante la pandemia, invece di dirci che non era la fine del mondo, solo di qualche vacanza, e di dire ai nostri figli: ringraziate piuttosto che non dovete andare in guerra come i vostri nonni, i quali tra l’altro si sono fatti pure la spagnola. Ogni giorno i tg parlano dei poveri giovani italiani che non hanno il lavoro a tempo indeterminato, quasi fosse un diritto che si acquisisce con la nascita, mentre i ragazzi ucraini e russi muoiono. Capisco che lo smart phone abbia distrutto ogni capacità di immaginazione, ma il lavoro se non c’è bisogna inventarselo. E soprattutto adesso bisogna inventarsi la pace.
Dante può dare qualche consiglio, ammesso che le ultime generazioni riescano a decifrarlo. Quindi ben venga il libro di Cazzullo, viatico del purgatorio che dobbiamo esperire dentro di noi. Venti capitoli che ci raccontano delle nostre vite, di come eravamo nel medioevo e di come siamo ugualmente invidiosi, litigiosi, iracondi e tuttavia incapaci di difenderci se la guerra arrivasse a casa nostra.
Aldo Cazzullo osserva che Dante continuamente paragona l’atmosfera ultraterrena di pace e dolcezza in purgatorio a quella di guerra e dolore che ha lasciato sulla terra. Le sue parole sono attualissime.
“Libertà va cercando ch’è sì cara”, scrive Dante. E’ quella degli esuli che rivendicano una patria, cercano la libertà; spiega profeticamente Cazzullo.
“Biondo era e bello e di gentile aspetto”: Dante si riferisce a Manfredi, figlio dell’imperatore Federico II, morto nel 1266 combattendo per unificare l’intera penisola. Ma la frase ci ricorda quei giovani che vediamo ogni sera in tv privi di vita, le cui ossa “or le bagna la pioggia e move il vento”.
“Ricorditi di me, che sono la Pia”: il marito la scaraventò giù dalla torre del suo castello. Dopo 7 secoli la condizione della donna è sempre in pericolo perfino tra le mura domestiche. E’ la stessa frase struggente di addio che stanno pronunciando le donne ucraine ai loro uomini che probabilmente non rivedranno più.
Il sesto canto Dante lo dedica alla politica e alla patria: “Ahi, serva Italia, di dolore ostello”: i vivi non fanno altro che combattersi e l’Italia, dai tempi di Roma, non è più signora delle nazioni. Dante si pone per la prima volta il problema del male. Forse la risposta è in questa frase: “Lo mondo è ben così tutto diserto d’ogne virtute”. Le dinastie declinano. La virtù quasi mai si trasmette con il sangue. La nobiltà d’animo è un dono di Dio, non un privilegio di nascita. E questo ragionamento funziona anche oggi con le dinastie industriali, politiche, intellettuali. Difficilmente il figlio è all’altezza del padre.
Dante chiede la verità sull’amore a Virgilio che gli risponde: “Né creator né creatura mai fu senza amore”. Ma Putin non era ancora nato.