La guerra in Ucraina sta dividendo il Partito repubblicano. Le simpatie per Putin mostrate in passato dall’ex presidente Donald Trump e accettate e ripetute dai suoi fedelissimi pesano come macigni sulla loro immagine e ora che sono sfidati alle primarie vengono attaccati per questi giudizi espressi.
Mercoledì il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parlerà in videoconferenza con il Congresso. La speaker della Camera Nancy Pelosi e il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer hanno affermato che ospitare il discorso aiuterà a trasmettere il sostegno dei legislatori al popolo ucraino “mentre difende coraggiosamente la democrazia”. La scorsa settimana, il Congresso ha approvato un disegno di legge che prevedeva 13,6 miliardi di dollari di aiuti militari e umanitari all’Ucraina e Zelensky userà il discorso di domani anche per ringraziare, ma soprattutto per chieder nuovi immediati aiuti.
Nelle gare al Senato e alla Camera i candidati repubblicani legati a Trump sono sulla difensiva per i loro commenti in cui hanno definito Putin “intelligente”, il presidente ucraino Zelenskiy un “teppista” e l’Ucraina come non degna di essere difesa dagli Stati Uniti.
Pat McCrory, uno dei principali candidati repubblicani al Senato alle elezioni primarie del 17 maggio nella Carolina del Nord, questo fine settimana si è scagliato contro Ted Budd, il suo rivale repubblicano sostenuto da Trump, nel suo primo spot trasmesso in televisione. “Mentre gli ucraini vengono massacrati… il membro del Congresso Budd giustifica il loro assassino”, dice McCrory nell’annuncio, che è intervallato da videoclip di un’intervista televisiva che mostra Budd che descrive Putin come “un attore molto intelligente” con “ragioni strategiche” per l’invasione.

Prima che i soldati russi invadessero l’Ucraina il 24 febbraio, alcuni repubblicani si sentivano a proprio agio nel ripetere gli elogi dell’ex presidente Donald Trump per Putin definito “un leader forte” “un genio” “un presidente di cui mi fido”. Anche dopo l’invasione, due alleati di Trump alla Camera – Marjorie Taylor Greene e Paul Gosar – hanno preso parte a una conferenza organizzata dai suprematisti bianchi i cui i partecipanti hanno applaudito all’invasione della Russia Ucraina e ripetutamente inneggiato a Putin.
Nella Carolina del Nord, il congressman Madison Cawthorn è stato preso di mira dai suoi rivali repubblicani per le osservazioni in cui ha criticato Zelenskiy e l’Ucraina. “Voglio ricordarvi che Zelenskiy è un delinquente. Che il governo ucraino è incredibilmente corrotto ed è incredibilmente malvagio”, ha detto Cawthorn in un incontro a Raleigh.
Nello Utah, il candidato indipendente al Senato Evan McMullin, un ex agente della CIA, ha attaccato il senatore repubblicano Mike Lee in una pubblicità accusandolo di “renderci deboli e insicuri” per essersi opposto alle sanzioni contro la Russia. Ma i dissidi tra i repubblicani ed i seguaci di Trump hanno una lunga storia cominciata con i due impeachment ed esplosa con il tentativo insurrezionale del 6 gennaio. Ed è una guerra sorda quella che si sta combattendo all’interno del Grand Old Party tra i seguaci dell’ex presidente e gli oppositori in vista delle elezioni di Mid Term dell’8 novembre. Donald Trump cerca di mantenere la sua presa sui candidati promuovendo o bocciando le loro aspirazioni usando come misura per le sue scelte la loro devozione a lui. Una politica per allargare il suo controllo sul partito.

Ovviamente i repubblicani che hanno votato per il suo impeachment sono tutti nella lista degli indesiderati. Ma questi, a loro volta si sono organizzati. Il caso più clamoroso è quello della congresswoman Liz Cheney, rappresentante del Wyoming, Stato che ha mandato il padre di Liz, Dick Cheney alla Camera e poi alla vicepresidenza degli Stati Uniti con George W Bush. In questo Stato Donald Trump con il leader della minoranza repubblicana alla Camera Kevin McCarthy, è riuscito prima a “scomunicare” Liz Cheney e a farle perdere la terza carica più importante all’interno del partito, poi ad emarginarla tanto da imporre una candidata che la sfiderà alle primarie che si terranno nello Stato il 16 agosto. Una destituzione che in pratica elimina i contributi elettorali del partito per la sua rielezione. E come Liz Cheney tanti altri oppositori repubblicani dell’ex presidente, sono stati emarginati e degradati. Ma tutti meditano la vendetta. Il governatore del Maryland, Larry Hogan, anche lui nella lunga lista nera dell’ex presidente sta pianificando viaggi in Iowa e New Hampshire, Stati in cui si tengono le prime primarie per le presidenziali. Il congressman Adam Kinzinger, sta valutando la sua candidatura per le presidenziali del 2024. E gli alleati di Liz Cheney, stanno apertamente parlando per lanciarla alla conquista della Casa Bianca.
Chi è vicino a Cheney, Hogan e Kinzinger si aspetta che dopo le elezioni di Midterm almeno uno di loro annuncerà la candidatura per la presidenza. Diversi ex sostenitori di Trump sono diventati critici dell’ex presidente come l’ex governatore del New Jersey Chris Christie, l’ex vicepresidente Mike Pence, il governatore della Florida Ron DeSantis e l’ex ambasciatore delle Nazioni Unite Nikki Haley.
Trump parlando in South Carolina durante il weekend ha detto a migliaia di sostenitori “Potremmo dover correre di nuovo”, non dicendo chiaramente che si candiderà, ma lasciando capire che potrebbe farlo. Un modo per mantenere viva la sua popolarità sperando che le sue scelte per i candidati di Mid Term gli diano un peso maggiore per portare il partito nella sua direzione.

I repubblicani dissidenti, vicini a Cheney, Hogan e Kinzinger insistono che un numero significativo di elettori repubblicani meno vistosi sono ansiosi di lasciare Trump alle spalle soprattutto dopo che è stato strumentale nel tentativo di insurrezione del 6 gennaio. Dopotutto, 10 rappresentanti repubblicani hanno votato per mettere sotto accusa Trump e sette senatori repubblicani hanno successivamente votato per condannarlo.
“C’è una quantità di repubblicani e americani in tutto lo spettro politico che sono stufi delle politiche tossiche e vogliono muoversi in una nuova direzione”, ha detto Hogan. “Mentre mi concentro sul finire il mio mandato come governatore, continuerò ad essere una voce per riportare il partito Repubblicano e il nostro paese sulla strada giusta”.
Il 65enne Hogan lascerà l’incarico alla fine dell’anno. Ha già deciso che non si candiderà al Senato nel 2022, respingendo l’invito del leader repubblicano del Senato Mitch McConnell. Kinzinger, tra i 10 membri della Camera repubblicana che hanno votato per mettere sotto accusa Trump, ha scelto di non ricandidarsi dopo che il suo distretto è stato ridisegnato dai legislatori Statali. Solo Liz Cheney, che ha anche votato per l’impeachment, è in corsa per mantenere il suo seggio a metà mandato se vincerà le primarie. Secondo molti politologhi la figlia 55enne dell’ex vicepresidente Dick Cheney ha il profilo nazionale più forte. A dimostrarlo la pioggia di fondi che le vengono dati da privati.
Sia Hogan che Kinzinger stanno mettendo a punto delle organizzazioni politiche che potrebbero fungere da veicoli per promuovere le loro ambizioni presidenziali.
America United, creato da Hogan, ha milioni in banca e Hogan sta lavorando per aiutare i più accesi critici repubblicani di Trump anche in altri stati. La settimana scorsa ha pranzato con il governatore dell’Arizona Doug Ducey, che si è rifiutato di accettare le bugie di Trump sulle elezioni del 2020. Hogan prevede anche di ospitare eventi per raccogliere fondi elettorali per la senatrice Lisa Murkowski, e il rappresentante David Valadao. Entrambi hanno votato per mettere sotto accusa Trump per aver ispirato l’insurrezione del 6 gennaio.
Il gruppo creato da Kinzinger, Country First, ora rivendica capitoli in 38 stati e una base di raccolta fondi in crescita. Kinzinger ha in programma di trascorrere gran parte dell’anno lavorando per sconfiggere i repubblicani che promuovono le false affermazioni di Trump sulla frode elettorale. Il mese scorso, ha annunciato un piano per incoraggiare i democratici e gli indipendenti a votare alle primarie repubblicane, quando possibile, per estromettere i candidati pro-Trump e ridare i valori morali al partito.