Questa sera alle 9 il presidente Joe Biden farà il discorso sullo Stato dell’Unione. Un appuntamento annuale in cui il capo della Casa Bianca, ospite del Congresso, racconta agli americani lo stato in cui il Paese si trova esponendo sia i successi ottenuti durante il suo anno di presidenza che i problemi che minacciano la Nazione, spiegando anche le soluzioni che intende proporre.
Biden è alle prese con equilibrismi oratori: deve evitare l’impressione che il suo ruolo di leader del mondo libero lo stia distraendo dalla difficile situazione economica del Paese, dall’impennata dei prezzi, dall’aumento della criminalità e dalla cascata di crisi domestiche (immigrazione, riforma elettorale, riforma della polizia) che ha ereditato e ha promesso di risolvere ma non l’ha ancora fatto.
Quest’anno Biden si rivolgerà a un Congresso per lo più pieno di parlamentari con mascherina “opzionale”, un segno dell’allentamento della minaccia del coronavirus. Ma parlerà anche dall’interno di un Campidoglio nuovamente recintato a causa dei rinnovati problemi di sicurezza dopo l’insurrezione dello scorso anno.
Questo dello Stato dell’Unione è un discorso in cui i presidenti normalmente puntano sull’ottimismo, sulla riconciliazione, dipingendo il futuro del Paese con pennellate di visione rosea. E probabilmente anche questa sera il presidente cercherà di addolcire l’amara realtà di questo suo primo anno alla Casa Bianca penalizzato da una pandemia che ha bloccato l’economia, da un’opposizione politica all’interno del suo stesso partito che ha tagliato le gambe alle sue proposte di sviluppo e cambiamento sociale, all’inflazione che, una volta che si è bloccata la catena dei rifornimenti per la pandemia non si è riusciti a riavviarla per soddisfare la domanda facendo impennare i prezzi dei beni di consumo. Quest’America è più che mai un Paese diviso, esacerbato dalla demagogia di un ex presidente che alla ricerca dei consensi personali ha scoperchiato il vaso di Pandora dei bassi istinti del Paese. E ora la guerra tra la Russia e l’Ucraina con il presidente russo che minaccia un’escalation nucleare. Però questa crisi geopolitica nell’Europa orientale potrebbe contribuire a raffreddare le tensioni di parte. Da vedere se questo attacco alla democrazia darà a Biden quella forza per mantenere la sua promessa di promuovere l’unità nazionale.

L’invasione dell’Ucraina è la prima vera battaglia tra autocrazia e democrazia. Da sempre Biden ha accusato Putin di essere un dittatore assassino. Nei giorni scorsi Antony Blinken, il segretario di Stato, ha detto in uno dei briefing che questa “E’ la guerra di Putin, non della Russia”. Una visione politica da sempre sostenuta da Biden che, anni fa durante la campagna elettorale, ai microfoni di George Stephanoupolos aveva definito Putin “un assassino”, mentre l’allora presidente Trump, al quale era stata rivolta la stessa domanda, aveva minimizzato, dicendo “Ci sono un sacco di killer, pensa che il nostro Paese sia così innocente?”.
I sondaggi per ora vedono una leggera ripresa della popolarità del presidente che da quando è iniziata la crisi tra Russia e Ucraina ha guadagnato 3 punti salendo dal 41% al 43%. Una percentuale di consensi, comunque, non molto alta per un presidente al suo primo anno in carica. Gli assistenti di Biden affermano di ritenere che l’opinione pubblica migliorerà con il tempo. Ma il tempo stringe per il presidente che ha bisogno di salvare la sua agenda del primo mandato per rilanciare le fortune politiche del suo partito in vista delle elezioni di metà mandato di novembre. Per ora l’ambiente politico è poco promettente per i democratici e si sta già manifestando nelle nascenti campagne elettorali in cui i democratici stanno scoprendo che la forte crescita dell’occupazione e la ripresa economica nonostante l’ondata di Omicron vengono annullate dall’aumento dei prezzi. E la crisi ucraina non fa che aumentare i prezzi della benzina.
Quando dalla Casa Bianca viene evidenziato il numero di mesi di crescita lavorativa positiva o altre statistiche che mostrano i progressi economici, viene presentato un caso “tecnicamente corretto”, ha affermato Matt Mackowiak, uno stratega politico repubblicano, il quale ha aggiunto: “Semplicemente questi successi non riflettono l’umore dell’elettorato in questo momento”.
L’agenda di Biden sta affrontando il suo primo test poche ore prima che il presidente parli sullo Stato dell’Unione. Oggi in Texas ci sono le elezioni primarie. Per i repubblicani il favorito è il governatore uscente Greg Abbott, ma il super conservatore dovrà vedersela con George P. Bush, figlio di Jeb e nipote di George W Bush, e con l’Attorney General Ken Paxton, fedelissimo di Donald Trump e personaggio molto controverso.
Sul fronte democratico, il favorito è Beto O’Rourke, ex candidato alle presidenziali del 2020, anche se la sfida più appassionante è quella tra Henry Cuellar, democratico conservatore del sud del Texas, e la progressista Jessica Cisneros, sostenuta da Bernie Sanders, Elizabeth Warren e Alexandra Ocasio-Cortez. Le primarie in Texas vengono considerate dagli analisti con attenzione perché potrebbero dare un segnale dell’orientamento politico generale per le elezioni di Mid Term del prossimo 8 novembre.