Una Washington stanca e frettolosa che si prepara al lungo weekend del Martin Luther King Day minacciato da una nuova nevicata vede un presidente sempre più in difficoltà che non riesce a portare avanti i cambiamenti promessi.
Con tono remissivo Joe Biden ha ammesso di non essere sicuro che le leggi a tutela dei diritti di voto verranno approvate dal Senato, dopo che i senatori democratici Joe Manchin e Krysten Sinema hanno annunciato che voteranno contro l’emendamento per cambiare le regole dell’ostruzionismo per superare il boicottaggio dei repubblicani.

Per mesi i due senatori sono stati chiari sulle loro posizioni sull’ostruzionismo, ciò nonostante, la Casa Bianca ha cercato di forzare la mano e di convincerli a votare per cambiare le regole del filibuster. Sia ben chiaro che Manchin e Sinema sono favorevoli alle proposte di legge approvate dalla Camera, il Freedom to Vote Act e John Lewis Voting Rights Advancement Act. Sono solo contrari a cambiare le regole per abolire il filibuster, vanificando le speranze di quanti questi cambiamenti li avrebbero voluti in risposta alle restrizioni elettorali imposte in seguito alle bugie elettorali dell’ex presidente. Così il mesto capo della maggioranza democratica al Senato Chuck Schumer ha rinviato il voto al Senato per martedì facendo capire che a meno di ripensamenti (improbabili) dell’ultima ora l’emendamento non passerà, ma che sia chiaro a tutti chi sono i responsabili del fallimento.

È stata una settimana che ha ricordato ai Democratici quanto sia fragile il loro potere a Washington, nonostante il controllo della Casa Bianca e del Congresso. Il Senato ieri era pronto almeno a discutere la questione dopo che la Camera aveva approvato i dei due progetti di legge. Ma il senatore delle Hawaii Brian Schatz è risultato positivo al test dl Covid e questo, in un senato diviso 50-50, ha fatto slittare il voto a martedì. Il veemente discorso di Biden martedì ad Atlanta non ha fatto cambiare idea a Manchin e Sinema, anche se il presidente, un veterano del Senato con 36 anni di esperienza, l’ha descritto come una lotta per salvare la democrazia dalle leggi restrittive sul voto approvate in molti Stati dai repubblicani. Biden ha affermato che il momento richiede il cambio delle regole, sostenendo che ogni senatore deve decidere se schierarsi con Martin Luther King Jr. o con il segregazionista George Wallace. Prendendo atto della sicura sconfitta Biden ha fatto presente che anche le precedenti misure sui diritti civili sono fallite prima che potessero essere approvate e che i progetti di legge potrebbero essere ripresi in seguito. “Spero che riusciremo a farlo”, ha detto ai giornalisti “ma non sono sicuro.”
Molti democratici non potevano nascondere la loro delusione. “È scoraggiante”, ha detto ad MSNBC il rappresentante Joe Neguse, definendo le osservazioni di Manchin e Sinema “una battuta d’arresto”. Il congressman democratico dell’Arizona Ruben Gallego, su CNN e ha criticato Sinema, dicendo che gli abitanti dell’Arizona sono “molto scontenti” di lei per aver “bloccato la legislazione sui diritti di voto” facendo capire che sta considerando di sfidarla alle primarie democratiche nel 2024, ma ha detto che non deciderà fino a dopo le elezioni di Mid Term.
Ma Washington sta seguendo anche i clamorosi sviluppi nelle indagini per il tentativo insurrezionale del 6 gennaio dell’anno scorso. Dopo l’incredibile, quasi comica, marcia indietro del leader della minoranza repubblicana alla Camera Kevin McCarthy di testimoniare davanti alla Commission d’inchiesta del 6 gennaio. McCarthy vorrebbe che ogni repubblicano, in particolare Donald Trump, dimenticasse ciò che ha detto subito dopo l’attacco del 6 gennaio 2021 al Campidoglio. Sfortunatamente per lui ci sono una quantità di video che contraddicono ciò che ha detto ieri. L’ultima arriva per gentile concessione di KFile della CNN, che ha portato alla luce un’intervista radiofonica locale della California che McCarthy ha fatto il 12 gennaio, meno di una settimana dopo il tentativo insurrezionale. “Dico che ha delle responsabilità”, ha detto McCarthy parlando di Trump. “Mi ha detto personalmente che ha delle responsabilità. Penso che molte persone le abbiano”. Ma ora tutti i repubblicani che inizialmente avevano accusato Trump di essere responsabile per l’assalto al Campidoglio hanno ritrattato.

Le indagini della magistratura federale per l’assalto al Campidoglio proseguono. Il fondatore e leader del gruppo di estrema destra degli Oath Keepers, Stewart Rhodes, è comparso oggi pomeriggio davanti al magistrato Kimberly Priest nel tribunale federale di Plano, in Texas, per rispondere all’accusa di cospirazione sediziosa per il suo ruolo nel tentativo insurrezionale del 6 gennaio. Rhodes si è dichiarato non colpevole. Il magistrato si è riservato di decidere sulla richiesta di libertà su cauzione presentata dall’avvocato di Rhodes dicendo che la renderà nota il prossimo 20 gennaio. Per ora Rhodes resta in carcere.
Rhodes e altri 10 seguaci del gruppo sono stati accusati dal Dipartimento di Giustizia di aver complottato per prendere d’assalto il Campidoglio con la forza, nel tentativo fallito di impedire al Congresso di certificare la vittoria alle elezioni del 2020 del presidente Joe Biden.
Edward Vallejo, braccio destro di Rhodes nell’organizzazione eversiva, anche lui arrestato ieri nel raid degli agenti federali e attualmente nel carcere federale di Florence in Arizona, è apparso virtualmente davanti al magistrato Deborah Fine. Anche lui accusato di cospirazione sediziosa si è dichiarato “non colpevole”. E anche per lui il magistrato si è riservato di prendere in considerazione la richiesta presentata dal suo avvocato per la libertà su cauzione il prossimo 20 gennaio. Vallejo è stato portato davanti alla sua videocamera per per la videoconferenza legato a una sedia, con indosso una tuta arancione e una maschera nera. Ha detto al giudice Deborah Fine che intende assumere il suo avvocato il prima possibile. Il pubblico ministero ha detto che Vallejo era la persona che aveva trasportato le armi in Virginia e di coordinare con Rhodes la squadra di “forza di reazione rapida” per il 6 gennaio.
Rhodes, 56 anni, è l’imputato di più alto profilo tra gli oltre 725 accusati finora per l’attacco al Campidoglio. La rivolta è stata alimentata dalle false affermazioni di Trump secondo cui la sua sconfitta elettorale era il risultato di una frode. L’incriminazione segna anche che i pubblici ministeri accusano qualcuno degli attacchi di cospirazione sediziosa, che può portare a una pena fino a 20 anni di reclusione. Rhodes ha fondato gli Oath Keepers, che credono che il governo federale stia violando i diritti degli americani. I suoi membri sono in gran parte ex militari e agenti di polizia sia in servizio che in pensione.

Il pubblico ministero ha descritto Rhodes come il leader di un movimento che ha avvertito i suoi membri di prepararsi ad una “lotta sanguinosa e disperata” per impedire al democratico Joe Biden di diventare presidente, e ha aiutato a radunare i suoi membri per andare a Washington e ha svolto un ruolo chiave nell’organizzazione e nella preparazione logistica del gruppo, inclusa l’istituzione delle squadre di “forza di reazione rapida” che hanno nascosto le armi da fuoco in una stanza d’albergo in Virginia. L’accusa ha affermato anche che Rhodes ha speso migliaia di dollari per accumulare attrezzature e armi, tra cui fucili AR-15, occhiali per la visione notturna e munizioni.