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September 24, 2021
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In Arizona il riconteggio dei voti finisce per umiliare Donald Trump

Addirittura Joe Biden vince il riconteggio con voti in più; intanto al Congresso 4 pezzi grossi trumpiani chiamati dalla Commissione d'indagine per il 6 gennaio

Massimo JausbyMassimo Jaus
In Arizona il riconteggio dei voti finisce per umiliare Donald Trump

Il conteggio del voto in Arizona (da youtube)

Time: 6 mins read

Come i pifferi di montagna, quelli che andarono per suonare e furono suonati. I risultati del riconteggio delle elezioni presidenziali dello Stato dell’Arizona hanno confermato la vittoria di Biden. Il riconteggio, il terzo, lo ha fatto la “Cyber Ninjas” società di Doug Logan, che si occupa di consulenza sulla sicurezza informatica senza nessuna esperienza elettorale. E lo stesso Logan è stato il capo del team di revisione nonostante il suo impegno nel promuovere con Roger Stone e Ali Alexander le cospirazioni elettorali di “Stop the Steal”.

I risultati sono stati beffardi: hanno dato a Biden un margine maggiore di successo perché il presidente ha ottenuto nella contea di Maricopa, quella aspramente contestata dall’ex presidente, 360 voti in più di quelli originariamente contati: Trump ha preso 261 voti in meno e Biden 99 in più.  Per l’Arizona Mirror oltre ad aver inutilmente sprecato 6 milioni di dollari, 150 mila dei contribuenti, il resto ottenuto con donazioni private, il riconteggio ha confermato la validità del risultato originale e del successivo primo controllo. E ha inoltre evidenziato come si sia trattata di una operazione per sensibilizzare e mobilitare la base dei sostenitori dell’ex presidente.

Il rapporto finale, secondo il Washington Post, è rimasto da ieri sera fino questo pomeriggio sul tavolo del presidente del Senato Statale, Karen Fann, che è stata la promotrice del riconteggio. Nonostante la scottante disfatta i difensori delle bugie dell’ex presidente stanno cercando un modo per giustificare la loro clamorosa debacle. Sui siti dell’estrema destra la disinformazione on line si è messa all’opera lanciando nuove accuse che, alla luce dei risultati, non hanno fondamento evidenziando come dieci mesi dopo che Donald Trump ha perso la presidenza i suoi sostenitori ancora non sia danno pace.

La contea di Maricopa, dove c’è la città di Phoenix, è la più popolosa dello Stato. Secondo Donald Trump era stata quella più contagiata dai brogli per i quali aveva incitato la piazza il 6 gennaio scorso a dare l’assalto al Congresso per le elezioni rubate.

Donald Trump (Illustrazione di Antonella Martino)

“Ogni volta che Trump e i suoi sostenitori continuano a parlare delle frodi elettorali in Arizona rabbrividisco”, ha detto Ben Ginsberg, un avvocato elettore repubblicano di lunga data e schietto critico delle bugie di Trump per cercare di annullare il risultato elettorale. “Questo risultato – scrive il prestigioso magazine Vanity Fair – dipinge l’ex presidente come un duplice sconfitto, sia per il responso delle urne che su quello della sua credibilità continuando a sostenere che ha perso perché ci sono stati i brogli elettorali”.

Questo riconteggio, anche se è stato ampiamente deriso, è diventato un modello per i sostenitori di Trump alla disperata ricerca dei brogli e che chiedono il riconteggio anche in Stati, come il Texas, dove Trump ha vinto. “L’importante per i trumpiani – scrive il Washington Post – è provare che ci siano stati i brogli per poter continuare a martellare i suoi sostenitori con la teoria delle elezioni rubate”.

L’Attorney General democratico della Pennsylvania ha intentato una causa giovedì per bloccare un mandato di comparizione presentato del GOP per una revisione dei risultati elettorali. Nel Wisconsin, un giudice conservatore in pensione sta conducendo un’indagine sul mandato repubblicano sulle presidenziali dello scorso anno e ha minacciato di citare in giudizio i funzionari elettorali che non si conformeranno alla sua richiesta.

Ma la farsa continua: in Arizona cinque persone invitate dal partito Repubblicano spiegheranno pubblicamente i risultati del riconteggio. Oltre a Doug Logan ci sarà  Shiva Ayyadurai, uno dei leader della disinformazione sui vaccini per il coronavirus. Non è chiaro perché sia ​​stato invitato né a quale titolo parteciperà a questo singolare forum. Ayadorai, meglio conosciuto come Dr. Shiva dai suoi fan, ha conseguito un dottorato di ricerca. Ma non è un medico.

Poi l’esperto forense computazionale Ben Cotton presenterà la sua analisi sulle macchine elettorali, ma dovrà stare molto attento alle sue parole dopo le mega cause di risarcimento danni presentate da Smartmatic e Dominion contro Rudy Giuliani e Sydney Powell, i due avvocati di Trump che, senza nessuna prova, hanno accusato le due aziende di essere parte integrante dei brogli elettorali.

Interverranno anche Ken Bennett, l’ex Segretario di Stato repubblicano, e Randy Boleyn, l’ex capo del Partito Repubblicano dell’Arizona. Entrambi hanno agito come collegamento tra il Senato e il team di revisione. Bennett nei giorni scorsi ha detto durante un programma radiofonico che farà un “breve rapporto dove la contea di Maricopa non è riuscita a far rispettare le leggi statali e le procedure elettorali”.

“Il rapporto è pieno di grossolani errori, omissioni e conclusioni errate su come la contea di Maricopa ha condotto le elezioni generali del 2020”, hanno dichiarato i funzionari della contea di Maricopa controllata dai repubblicani. Anche il presidente della contea Jack Sellers ha definito il riconteggio “una ridicola sciatteria mascherata sotto forma di audit”. Il sovrintendente repubblicano Bill Gates ha dichiarato giovedì che le persone che hanno finanziato questo audit vogliono solo che si riesca a dimostrare che Donald Trump è stato sconfitto con i brogli. “La verità sul risultato a loro non importa”.

Un altro supervisore della contea repubblicana, Clint Hickman, è stato oggetto di una bizzarra teoria del complotto secondo cui un incendio che ha ucciso 120.000 polli nella fattoria di uova della sua famiglia a ovest di Phoenix era uno stratagemma per distruggere le prove della vittoria di Trump.

Il conteggio dei voti è stato effettuato davanti le telecamere a circuito chiuso sotto lo sguardo di osservatori sia repubblicani che democratici. Così come l’esame delle macchine per il voto. Una analisi a campione per il conteggio parziale dei voti tra le persone registrate per io voto e quelle che hanno votato ha trovato una corrispondenza perfetta.

Due ulteriori revisioni post-elettorali da parte di esperti elettorali accreditati a livello federale non hanno trovato prove che le macchine per il voto abbiano alterato i voti o che fossero state connesse a internet.

Steve Bannon durante un comizio a Roma, davanti al pubblico di Atreju (Foto, Massimo Manzo)

A proposito delle elezioni e dell’assalto al Campidoglio, la commissione della Camera che indaga sugli avvenimenti del 6 gennaio ha inviato mandati di comparazione a quattro ex dell’amministrazione Trump: l’ex stratega Stephen Bannon, il capo di Gabinetto Mark Meadows, il vicecapo di gabinetto e responsabile delle comunicazioni Dan Scavino e Kashyap Patel, acting chief of Staff del segretario alla Difesa Christopher Miller. La portavoce della Casa Bianca Jen Psaki ha detto che Biden non interverrà per bloccare la loro testimonianza usando il privilegio presidenziale. Meadows e Scavino hanno seguito da vicino il presidente prima e durante il discorso alla Casa Bianca del 6 gennaio. Sia Patel che Scavino hanno cercato di convincere Trump a rilasciare una dichiarazione per cercare di fermare i suoi seguaci mentre assaltavano il Congresso.

Secondo quanto riferito Dan Scavino ha incontrato Trump il 5 gennaio per discutere su come persuadere i membri del Congresso a non accettare il risultato delle elezioni. Steve Bannon è stato per molto tempo lo stratega del presidente. Forzato a lasciare la Casa Bianca ha continuato a lavorare sui progetti di Trump. Ha raccolto fondi per costruire il muro contro il Messico, ma è stato incriminato e rinviato a giudizio per aver truffato i contribuenti dal fondo al quale aveva attinto per le sue spese personali. Trump gli ha dato il perdono presidenziale prima di lasciare la Casa Bianca. La notte prima dell’assalto al Congresso, partecipò a una riunione alla quale c’era anche Rudy Giuliani, al Willard Hotel di Washington, D.C., il cui scopo era persuadere i rappresentanti del Congresso a non approvare il risultato delle elezioni.

La Commissione d’inchiesta della Camera ha anche richiesto documenti al Dipartimento della Difesa che potrebbero far luce sui possibili piani di Donald Trump di rimanere presidente dopo il 20 gennaio di quest’anno. L’ex presidente Donald Trump ha condannato le indagini e sta cercando di fermare il rilascio dei documenti per bloccare le udienze. L’ex presidente fa riferimento al cosiddetto “privilegio esecutivo”, il diritto di trattenere informazioni che potrebbero danneggiare l’esercizio del potere del presidente. Non è chiaro se questo privilegio possa usarlo anche un ex presidente.

https://www.documentcloud.org/documents/21068477-20210919-maricopa-county-forensic-audit-volume-i-executive-summary

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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