L’America e il mondo continuano a seguire con apprensione l’evolversi degli eventi nell’emirato sudista del Texas dove l’inesorabile avanzata dell’integralismo religioso ha inferto un altro grave colpo ai principi della democrazia rappresentativa.
Ancora drammatica la situazione all’aeroporto di Dallas, dove orde di donne, in vari stadi di gravidanza, hanno sopraffatto le barriere di contenimento e si sono riversate sul tarmac nel tentativo di raggiungere gli ultimi voli in partenza dalla metropoli texana.
Situazione critica anche al confine meridionale dello stato dove ingenti gruppi di profughi continuano la loro disperata marcia verso il sud nel tentativo di raggiungere i campi di accoglienza messi a disposizione oltrefrontiera dal governo messicano.

Se, da una parte, gli angosciosi sviluppi di queste ultime ore erano stati largamente anticipati da più parti, l’alacrità e il fervore fanatico con i quali il governatore Abbott e i suoi mujahideen hanno imposto questa visione oscurantista dei loro precetti religiosi ha sorpreso gran parte della comunità internazionale.
L’offensiva fulminea messa a punto per aggirare i vincoli legali della sentenza Roe vs Wade è una diretta conseguenza della recente trasformazione della Corte Suprema degli Stati Uniti (SCOTUS) da organo di verifica costituzionale delle leggi in organo di ratifica ideologica del Partito Repubblicano (SCROTUS).
Per coloro che fossero ancora all’oscuro dei dettagli, la nuova Sharia imposta dagli zeloti texani, anticipa il termine di illegalità dell’aborto dalla ventiquattresima alla sesta settimana di gravidanza, un periodo in cui la maggior parte delle donne non sanno neanche di essere incinte.
Intervistato a proposito in una grotta situata nei pressi di Abottabad, il governatore Abbott ha dichiarato: “E’ tempo che gli uomini si riassumano la responsabilità di proteggere le donne da loro stesse. Questa legge rappresenta un passo avanti in questa direzione ma, in definitiva, noi crediamo che la vita non inizi al termine della gestazione e neanche al momento della concezione ma al primo apparire dell’erezione”.

L’aspetto veramente rivoluzionario del provvedimento legislativo consiste nello stratagemma che Abbott e il suo Consiglio Supremo per la Promulgazione della Fede e dell’Ortodossia hanno escogitato per aggirare il problema dell’incostituzionalità della legge.
La sentenza Roe vs. Wade, con la quale nel 1973 la Corte Suprema ha riconosciuto alle donne americane il diritto di interrompere la gravidanza, è valida per l’intero territorio federale e, come tale, non può essere direttamente ignorata dagli stati, neanche quelli come il Texas, le cui tendenze teocratiche aspirano ad eliminare del tutto la separazione tra Stato e Chiesa. In base a ciò, nel caso in cui i funzionari di uno stato decidano di varare una legge che contraddice la normativa federale (come in questo caso), si espongono a querele e a contenziosi legali da parte delle autorità centrali di Washington.
Per evitare questo problema, i mujahideen texani hanno pensato bene di esautorare del tutto i funzionari statali dall’applicazione della legge stessa delegandone invece il compito ai semplici cittadini.
Il Texas, in altre parole, ha istituito uno stato di polizia in cui, chiunque risulti tacciabile di favoreggiamento in un’interruzione di gravidanza oltre la sesta settimana di gestazione diventa perseguibile ai sensi della legge. La punibilità inoltre, non si limita solo ai medici e al personale sanitario disposto ad eseguire l’intervento ma si estende ad amici e parenti consapevoli delle intenzioni dei “criminali”, al personale della struttura sanitaria e persino ai tassisti che potrebbero trasportare le persone coinvolte nel “reato”.
Questa trasformazione dell’intera popolazione in una marmaglia di potenziali delatori, non è solo autorizzata ma incentivata. Ogni individuo che abbia il sospetto di un coinvolgimento diretto o indiretto di familiari, amici, vicini o semplici conoscenti in una interruzione di gravidanza ha il diritto di denunciare e querelare gli interessati ottenendo come ricompensa ben diecimila dollari dai malcapitati in caso di successo o il completo rimborso delle spese legali in caso che l’accusa dovesse rivelarsi infondata.
Agli accusati tuttavia, non potrà essere riconosciuto il diritto al rimborso delle spese legali neanche nel caso in cui riescano a dimostrare la propria innocenza.
Questo importante cavillo, si inserisce nella consueta tradizione fascista dell’emirato texano e dell’intero califfato conservatore americano sempre pronto a far leva, nel suo illuminato legiferare, su spartiacque economici che puniscono regolarmente i ceti più deboli.
E’ chiaro infatti che questa stretta di vite sull’aborto, avrà i suoi effetti più devastanti solo sui gruppi sociali meno agiati che, non potendo permettersi di saltare in aereo e recarsi in un altro stato per interrompere legalmente la gravidanza, saranno costretti a ricorrere al risorgente mercato nero delle prestazioni mediche illegali del buon tempo che fu (Make America Great Again!).

I mujahideen texani quindi, sono riusciti a creare un regime di repressione poliziesca che avrebbe fatto invidia alla Stasi della Germania Est, a cui si aggiunge un pizzico di tradizione locale con la trasformazione dei cittadini in cacciatori di taglie, in perfetto stile Far West.
Ogni giorno, da ogni angolo d’America, assistiamo allibiti alla rivolta conservatrice contro le misure sanitarie per contenere la pandemia espresse in termini di intollerabili ingerenze dello stato sul diritto alla libertà e all’autodeterminazione degli individui.
Questo scetticismo nei confronti delle più elementari norme di tutela della sanità pubblica è la causa dei mediocri livelli di immunizzazione americani che, a loro volta, contribuiscono alla continua trasmissione del virus e alla sua persistente mutazione in ceppi genetici sempre più virulenti e pericolosi.
Il risultato è che le disastrose conseguenze del fondamentalismo ideologico conservatore con la sua enfasi sull’inalienabile diritto dell’individuo a fare quello che più gli garba, non restano circoscritte a suoi devoti seguaci ma mettono in pericolo l’intera società.

La nuova normativa sull’aborto varata dall’emirato texano d’altro canto, rappresenta forse la più clamorosa ingerenza statale su uno dei diritti più intimi e sacrosanti della donna: quello sulle sue scelte riproduttive e sull’autodeterminazione del proprio futuro.
Ma, mentre decine di altri stati a guida repubblicana si preparano ad imitare le misure repressive texane, questa monumentale ed ipocrita contraddizione non sembra scalfire le pie certezze degli imam della destra americana soprattutto considerando che il diritto all’autodeterminazione delle donne, al contrario delle scelte dei no-vax, sono strettamente personali e non influiscono su nessun altro membro della società.
Ma un momento! Potrebbero osservare gli antiabortisti: è proprio vero che la decisione di interrompere o meno una gravidanza è una scelta che riguarda solo la donna e non influisce su nessun altro?
E il feto?… Dopotutto il comandamento centrale dell’opposizione all’aborto consiste nella convinzione religiosa (e quindi indiscutibile nella sua irrazionalità fideistica) che un essere umano sia da considerare tale dal momento iniziale della sua concezione.
In questo caso il Governatore Abbott e il resto dei suoi talebani potrebbero scegliere, in alternativa al sistema di paternalistica repressione che hanno appena messo in atto, di sostenere economicamente le donne incinte che non possono permetterselo, consentendo loro di portare a termine le gestazione e dare, se così vorranno, il neonato in adozione alle migliaia di coppie che non possono aver figli.
Ma, come sappiamo, ogni aiuto finanziario ai ceti meno agiati è un anatema che va contro il dogma dell’integralismo conservatore le cui idee guida restano chiare: perfino in materia di salute pubblica e prevenzione, la destra si oppone a qualsiasi ingerenza dello stato nelle scelte dei cittadini, fatta eccezione per le decisioni riproduttive delle donne che, naturalmente, spettano allo stato.