Da protocollo la cena sarebbe dovuta terminare alle 22 circa, ma Mario Draghi e Emmanuel Macron si sono seduti a tavola alle 20.30 e si sono alzati dopo la mezzanotte, ben oltre l’orario previsto. Un faccia a faccia, nessun altro era presente durante una conversazione “a tutto tondo”, come aveva anticipato il premier italiano. Più di quattro ore sulla terrazza del ristorante pluristellato “Le Petit Nice” a Marsiglia per discutere di Ue, Libia e Afghanistan principalmente. Soprattutto dell’ultimo punto, con l’obiettivo di rilanciare la necessità che l’Ue si faccia carico dell’accoglienza dei rifugiati.
Un segnale del rapporto privilegiato tra Macron e Draghi non solo la durata dell’incontro, ma anche i sorrisi tra i due, la passeggiata prima di entrare al ristorante, i saluti affettuosi. La cena in realtà è terminata intorno alle 23, dopo il caffe’ e un cognac, poi Macron e Draghi hanno continuato a discutere, sempre da soli. A conferma dell’asse tra Roma e Parigi su delicati dossier, a partire da quello sull’Afghanistan con il presidente francese che appoggia la proposta italiana di un G20 ad hoc da tenere dopo l’assemblea delle Nazioni Unite.
Mario Draghi è arrivato in una Marsiglia blindata per la presenza del presidente francese Emmanuel Macron in campagna elettorale (in Francia si vota nel 2022). Per chiudere un patto di ferro con l’inquilino dell’Eliseo che è altrettanto sensibile alla necessità che l’Unione europea non volga lo sguardo da un’altra parte.
Quello che è successo a Kabul per il presidente del Consiglio deve rappresentare un monito. Perché se sul piano umanitario l’Ue ha fatto un lavoro apprezzabile nell’evacuare chi voleva scappare dal regime talebano, sul tema dell’accoglienza si è dimostrata ancora una volta fragile. Ha dato una vera e propria “dimostrazione di povertà per quanto riguarda la gestione delle migrazioni”.
A giudizio del capo del governo “questo ormai è un problema mondiale e l’Unione Europea, unita da tanti principi e ideali, non riesce ad affrontarlo. Questa è veramente una spina nella stessa esistenza dell’Ue”, l’allarme del presidente del Consiglio che ieri a Roma, durante la conferenza stampa al termine del Cdm, ha strigliato chi si è subito sfilato. “Abbiamo avuto casi di Paesi che fin dal primo giorno, mi chiedo come si possa dire, con l’attentato, con i morti lì, ‘non vogliamo rifugiati afgani’: come si fa? Non va bene”, la rabbia del presidente del Consiglio. Per Draghi “indubbiamente l’Ue è stata abbastanza assente” e “chiaramente dovrà organizzarsi” perché “non è pensabile che rimanga cosi'”.
Insomma, l’incontro tra Draghi e Macron serve a concordare una linea comune su tanti dossier aperti ma soprattutto per stringere un asse sulla gestione della crisi umanitaria afghana. E anche per rilanciare l’importanza di tenere un G20 ad hoc – Parigi appoggia la proposta italiana – con la partecipazione di tutti gli attori più importanti, anche se non prima ma dopo l’assemblea generale dell’Onu.
L’incontro tra il premier italiano e il presidente francese avviene in un momento caratterizzato da una rinnovata intesa tra i due Paesi sul piano bilaterale e dalla volontà di mantenere uno stretto raccordo sui principali dossier europei e internazionali, come dimostra l’accelerazione dei lavori per un Trattato di cooperazione rafforzata. Il prossimo vertice italo-francese dovrebbe svolgersi entro la fine del 2021, prima del semestre di presidenza francese del Consiglio Ue, che avrà inizio il 1 gennaio 2022.
Tra i temi del colloquio c’è anche la situazione libica. Italia e Francia condividono gli obiettivi prioritari per la stabilizzazione del Paese. Già la crisi libica aveva fatto emergere la necessità di un avanzamento dell’Ue verso una politica comune europea di migrazione e di asilo. Ora questa urgenza, rappresentata dal premier al Consiglio Europeo di giugno, è ancora più evidente nella crisi afghana. (Agi)