L’appuntamento è per domani a Washington. L’occasione è la celebrazione del cinquantottesimo anniversario del “sogno” di Martin Luther King Jr. L’obiettivo è quello di riportare l’attenzione nazionale sul diritto di voto e, soprattutto spingere il Congresso a rimuovere le limitazioni imposte da alcuni Stati governati dai repubblicani per votare. Il Mall della Capitale federale è il luogo dell’appuntamento, ma nelle maggiori città degli Stati Uniti avverranno marce in solidarietà con il raduno di Washington.
Nei giorni scorsi la Camera dei rappresentanti ha approvato il John Lewis Voting Rights Advancement Act, un disegno di legge che elimina le restrizioni imposte, che prendono di mira soprattutto l’elettorato afroamericano, per ripristinare il Voting Rights Act del 1965 parzialmente modificato da alcuni Stati. Al Senato però i democratici non hanno i 60 voti necessari per superare l’ostruzionismo dei repubblicani e quindi il disegno di legge rischia di rimanere impantanato nella palude di Washington.
Negli Stati Uniti ogni Stato ha le sue regole elettorali, che peraltro riguardano il modo (alcuni hanno le schede, altri alcune macchinette che perforano le schede, altri un sistema simile a un fax) e l’ora di apertura e chiusura dei seggi. Finora non si era mai pensato di limitare l’accesso alle urne o a imporre restrizioni al voto per posta. Dopo la sconfitta di novembre scorso, sulla scia delle false accuse dell’ex presidente Donald Trump di aver perso le elezioni per i brogli elettorali, ampiamente smentite da 50 decisioni della magistratura e dallo stesso suo ministro della Giustizia, alcuni Stati storicamente a maggioranza repubblicana (Georgia, Alabama, Texas) hanno varato una serie di leggi locali per limitare l’accesso alle urne soprattutto nelle zone più rurali. In molte aree sono stati chiusi i seggi elettorali per rendere più difficile l’accesso al voto, in altre sono state tolte le cassette postali per rendere più difficile il voto per posta. In altre è stato limitato il voto anticipato che poteva essere imbucato in alcune speciali cassette elettorali situate in zone strategiche delle contee.
Non c’è una spiegazione logica se non quella di limitare il voto nelle zone rurali (che sono quelle tradizionalmente più povere e abitate dagli afroamericani) che alle ultime elezioni sono stati strutturati dall’ex candidata a governatore Stacey Abrams che con la sua organizzazione “Fair Fight Action” ha portato ai seggi elettorali 800.000 nuovi votanti ed è stata la prima volta in 28 anni che un candidato democratico per la presidenza la spuntava in questo Stato. La nuova legge, tra le altre cose, oltre a limitare il voto a distanza impone l’uso di documenti identificativi per il voto di persona.
Biden nei giorni scorsi ha paragonato la legge elettorale varata dai repubblicani alle norme che alla fine dell’800 istituzionalizzarono la segregazione razziale, sottolineando che la riforma danneggia soprattutto gli afroamericani. “Tra i punti scandalosi di questa nuova legge – ha osservato il presidente – ci sono la chiusura anticipata delle urne, che renderà impossibile esprimere il loro voto a molti lavoratori ma anche il divieto di fornire acqua o dare una sedia pieghevole a chi aspetta in fila per votare. Le file sono state create dai responsabili repubblicani che hanno ridotto i centri elettorali nello Stato, soprattutto nei quartieri a maggioranza nera”.
Al Senato, i democratici stanno cercando ora di trovare i consensi per il John Lewis Voting Rights Advancement Act approvato dalla Camera dopo che Biden aveva invitato il Congresso a varare le nuove regole per proteggere il diritto di voto di tutti gli americani.
Per la vicepresidente Kamala Harris si tratta di un “Chiaro sforzo per limitare il potere degli elettori”. “Tutti i nostri sforzi dovrebbero essere per cercare di rendere più facile l’esercizio del diritto fondamentale del voto. Invece, la Georgia e molti altri Stati sono stati posti dei limiti. Chiamiamoli per quello che sono: un chiaro sforzo per limitare i diritti degli elettori e privarli del loro potere decisionale”.
L’ex presidente Donald Trump esulta per la stretta sul diritto di voto. “Mai più elezioni farsa”, afferma l’ex presidente in Alabama, sottolineando come i repubblicani, che controllano l’Assemblea della Georgia, abbiano imparato la lezione delle presidenziali del 2020. “Male che queste modifiche non siano potute arrivare prima”, aggiunge Trump, fischiato poi da suoi fan quando ha detto che il vaccino bisogna farlo e che se si è arrivati al vaccino è tutto merito suo. Trump, che ha perso contro Biden in Georgia per circa 12.000 voti, ha ripetutamente affermato, senza averlo provato, che ci sarebbe stata una frode elettorale che gli sarebbe costata la vittoria. Nello stesso tempo però chiedeva con insistenza al Segretario dello Stato, anche lui repubblicano, che ha registrato la conversazione, di “trovargli” i 12 mila voti che così avrebbe potuto ribaltare il risultato elettorale.
Ed ecco che domani salutando quell’epico discorso di Martin Luther King Junior, “I had a dream” sul palco saliranno i leader dei movimenti dei diritti civili, della comunità afroamericana, politici e industriali, imprenditori e familiari delle vittime della brutalità della polizia per ricordare che il voto è la pedina fondamentale della democrazia.