Donald Trump dagli osanna dei suoi seguaci alla gelida realtà della giustizia. Fresco del bagno di folla al suo comizio MAGA in Ohio, vede ora sempre più vicina l’incriminazione della sua società, la Trump Organization. E forse anche la sua. Il Washington Post scrive che oggi pomeriggio scade il termine per gli avvocati difensori dell’ex presidente per spiegare i fatti e le circostanze in cui potenziali violazioni della legge sarebbero state commesse dal loro assistito. Una prassi comune, specie nel diritto societario, quando una decisione o un pagamento possono essere mal interpretati dagli investigatori e gli avvocati vogliono chiarire. La legge nello Stato di New York permette l’incriminazione delle società oltre che degli amministratori. Di solito è l’ultima possibilità che gli avvocati dell’indagato hanno per convincere gli inquirenti della bona fide dell’inquisito prima della decisione del Grand Jury. Non si sa per ora se anche l’ex presidente sarà incriminato. Secondo la Cnn l’incriminazione formale ci potrebbe essere entro la fine della settimana. Il solo rinvio a giudizio della società potrebbe portare la Trump Organization al tracollo se nei prestiti ottenuti dalle banche esiste la clausola dell’immediato pagamento del debito in seguito ad una incriminazione.

Al centro delle indagini avviate dal District Attorney di Manhattan, Cyrus Vance, e dall’Attorney General dello Stato di New York, Letitia James, ci sarebbero i prestiti ottenuti e le tasse non pagate. Per chiedere finanziamenti dalle banche la Trump Organization avrebbe dato in garanzia degli immobili con il prezzo maggiorato, mentre il valore degli stessi immobili sarebbe stato ridotto per il pagamento delle tasse. Inoltre tutta una serie di benefici collaterali per i dirigenti della Trump Organization, come appartamenti, automobili, pagamento delle rette scolastiche venivano dati senza essere calcolati nelle denunce dei redditi. Beneficiati soprattutto Allen Weisselberg, il Chief Financial Officer della società e Matthew Calamari, Chief Operating Officer. Ma ci sono anche le consulenze retribuite con centinaia di migliaia di dollari per familiari e amici per ridurre l’imponibile della società. Secondo Barbara Res, ex vicepresidente della Trump Organization, la holding dell’ex presidente “Non ha una struttura come la General Motors. Non c’è decisione che prima di essere presa non venga concertata e autorizzata da Donald Trump. E’ lui la Trump Organization”.
Questi drammatici sviluppi giudiziari avvengono dopo che nel fine settimana Donald Trump ha preso parte ad un suo comizio in Ohio, al Lorain County Fairgrounds a Wellington, vicino Cleveland. Gli ha fatto da apripistra Marjorie Taylor Greene, che per oltre mezz’ora ha esaltato le doti presidenziali di Trump (il miglior presidente che l’America abbia mai avuto. La vittima della più grande truffa elettorale mai compiuta) per poi passare alla domanda retorica su chi è il vostro presidente alla quale risponde il boato da derby calcistico “Trump Trump Trump”.
A questo punto l’ex presidente esce da dietro un sipario e comincia il suo show carico dello stesso livore della sconfitta, osannato in un mare di cappellini rossi MAGA (Make America Great Again) bandiere a Stelle e strisce, cartelli dei QAnon e Save America. E per un’ora se la prende con il presidente Biden, con i repubblicani che non lo vogliono nel partito. Soprattutto contro Anthony Gonzalez, idolo del Football, congressman eletto nella circoscrizione dove ha tenuto il rally, accusandolo di essere un “RINO”, Republican In Name Only, e per questo ha dato il suo appoggio elettorale ad un candidato che sfiderà Gonzalez alle prossime primarie. Se l’è presa anche con altri repubblicani congressmen e senatori che hanno votato per il secondo impeachment, quello per l’insurrezione del 6 gennaio.
Applausi e cori di una folla di seguaci che per ore, l’appuntamento era per le 6 della sera, ma sono arrivati di prima mattina rimanendo sotto il sole in un caldo torrido aspettando le sue parole. E lui, l’ex presidente, con il suo solito copione per far aumentare l’ansia tra i suoi fan è arrivato in ritardo, verso il tramonto. “Ci riprendiamo la Camera e il Senato nel 2022″. “L’amministrazione Biden è una completa catastrofe. Sta distruggendo il nostro paese”. Continuando con il repertorio classico dei confini non sicuri, delle elezioni truccate, della truffa del secolo, vinceremo nel 22 e nel 24”. E poi le accuse ai democratici di aver usato il coronavirus per “rubare le elezioni”. Critiche anche alla Corte Suprema (dove ha nominato 3 giudici conservatori, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh, Amy Coney Barrett), accusata di non essere intervenuta per ‘rettificare’ il risultato delle presidenziali, “la frode del secolo”, contro la quale non smetterà mai di combattere (“Abbiamo vinto 2 elezioni, dovremo vincere anche la terza”). Alla fine, nel tripudio generale, mentre dai megafoni uscivano le note di YMCA, Trump ha accennato ad un balletto e se ne è andato via facendo tornare Wellington, piccola città del Midwest dove non succede ma nulla, nel buio.