Marjorie Taylor Greene non è nuova a uscite pubbliche poco eleganti. Qualche mese fa, la repubblicana seguace delle teorie cospirazioniste di QAnon, se l’era presa con il democratico David Cicilline chiamandolo “congressman Mussolini”, perché voleva mettere un freno ai suoi teatrali interventi al Congresso.
Lo scorso mese, intervistata da un podcast conservatore, aveva paragonato l’obbligo di mascherina alla Camera imposto dalla speaker Nancy Pelosi al trattamento subito dagli ebrei nella Germania nazista. Per lei, mascherina significava olocausto, un paragone che non è passato inosservato davanti all’opinione pubblica.
Ora, dopo aver visitato il museo dell’olocausto a Washington DC, Greene ha fatto un passo indietro, chiedendo scusa per le frasi troppo avventate. “Una delle migliori lezioni che mio padre mi ha sempre insegnato – ha detto la congresswoman di fronte a Capitol Hill – è che quando si fa un errore si deve ammetterlo. Io ho fatto un errore sul quale ho riflettuto per un paio di settimane e quindi voglio ammetterlo. Non c’è paragone tra l’obbligo di indossare protezioni individuali e l’Olocausto e dato che ci sono parole che ho detto e osservazioni che ho fatto che sono state offensive, voglio scusarmi”.
Stretta alleata di Donald Trump, ha manifestato in passato sui social le sue vedute razziste, antisemitiche e antimusulmane, sostenendo anche post che incoraggiavano la violenza contro i democratici. Due si ricordano su tutti: quello che suggeriva di sparare alla testa di Nancy Pelosi e quello a favore dell’impiccagione di Barack Obama.