Il poliziotto bianco che ha ucciso George Floyd a Minneapolis, non sarebbe stato condannato senza il video che lo inchioda per oltre nove minuti col ginocchio sul suo collo mentre Floyd era già ammanettato e a terra.
A Elisabeth City in North Carolina invece il video che mostra il poliziotto che spara a Andrew Brown uccidendolo dopo avergli gridato “butta la pistola…butta la pistola…”. Che lui non aveva. Secondo gli avvocati della famiglia “E’ stata un’esecuzione… da parte dei poliziotti”. Solo in serata hanno potuto esaminare 20 secondi del filmato, la polizia ha iniziato a sparargli mentre aveva le mani sul volante davanti allo stradello di casa.
Brown a quel punto avrebbe cercato di mettersi al riparo e gli agenti hanno continuato a sparare lanciandogli degli improperi. Il video rilasciato di soli 20 secondi è di un solo agente, ma l’azione dei poliziotti è molto più lunga. Ci sono sicuramente anche altre videocamere degli agenti che non sono state mostrare né alla famiglia e nemmeno ai legali.
Gli avvocati dicono che c’erano almeno 5 poliziotti intorno a lui con le armi in pugno e che hanno sparato.
La gente per tutta la giornata si è ammassata davanti all’ufficio dello sceriffo e del procuratore distrettuale che avevano promesso di rendere pubblico il video in mattinata. Nel tardo pomeriggio invece dopo che le autorità hanno dichiarato lo stato d’emergenza a Elisabeth City e faranno scattare il coprifuoco per evitare disordini, del video chiave che potrebbe chiarire come Brown è stato ucciso sono stati mostrati alla famiglia solo 20 minuti.
“La polizia ha celato l’intero video per nascondere le prove -dice l’avvocato di colore Ben Crump che dopo aver difeso Floyd adesso difende la famiglia Brown- Gli agenti non possono metterlo sotto il tappeto o manipolarlo…. Non possono nemmeno censurarne alcune parti…La verità è la verità qualunque essa sia….e la gente la deve conoscere in un processo trasparente”.
Il video registrato dalla stessa telecamera dei uno degli agenti che ha sparato conterrebbe anche il sonoro di una conversazione tra il centro di smistamento delle chiamate della polizia e il 911, il numero di emergenza che lo stesso Brown avrebbe contattato.
L’uomo di 42 anni aveva precedenti penali per uso personale e spaccio di droga. Quello che l’agente ha scambiato come una pistola in realtà era un telefonino col quale Brown stava chiedendo soccorsi. Ma i punti neri e oscuri rimangono e soprattutto colpisce la volontà di nascondere le prove anche se è stato annunciato che mercoledì ci sarà la prima udienza in aula mentre gli avvocati hanno chiesto di eseguire l’autopsia in forma indipendente. In un altro episodio in Virginia, la settimana scorsa un altro agente pensando di usare la pistola elettrica in realtà ha sparato pallottole vere su un giovane di colore e questo è stato tutto documentato dalla telecamera attaccata all’uniforme .
Anche una ragazza di colore di 15 anni è stata uccisa da un agente durante una rissa fra donne, ma proprio il video della polizia ha dimostrato che la donna aveva un coltello in mano e stava per colpire un’altra ragazza quando è stata freddata.
Il caso di Elisabeth City però sembra portare al buio del passato. Non c’è ragione del perché la polizia di Elisabeth non mostri il filmato dell’azione e della sparatoria. Il silenzio in questo caso è grave e un ulteriore ritardo potrebbe spingere la situazione fuori controllo perché la gente chiede risposte.
Dopo il verdetto di condanna di Floyd, tuttavia anche se le uccisioni della gente di colore da parte della polizia bianca superano un morto a settimana, qualche cosa in America sembra cambiare nei confronti delle forze dell’ordine.
L’opinione pubblica in stati rossi e blu non vuole più abusi. Non chiede che la polizia venga privata dei mezzi necessari, ma che vengano riviste le sue tecniche di addestramento di indagine e di arresto che si rivelano sempre più mortali.
Non è un caso se ieri lo stesso ministro della giustizia Merrick Garland ha annunciato un’inchiesta sulla polizia di Louisville in Kentucky e una revisione di tutti i comportamenti degli agenti che hanno portato all’uccisione 13 mesi fa di Breanna Taylor nel suo appartamento durante un’irruzione degli agenti senza mandato.
Garland che ha aperto un’inchiesta venerdì scorso anche a Minneapolis per valutare il comportamento degli altri agenti presenti senza intervenire all’uccisione di Floyd, ha chiesto la cooperazione di tutti per stabilire se vi sono pratiche di abuso della forza o che violano le attuali disposizioni nei normali comportamenti della polizia verso la popolazione di colore.
E’ un passo forte quello del ministero della giustizia che come ha detto anche la stessa comandante della polizia di Louisville “dovrebbe fornire le linee generali a livello federale alle quali tutti i distretti di polizia americani dovrebbero adeguarsi proprio nell’addestramento degli agenti e nel loro comportamento pubblico” L’obiettivo è non usare due pesi e due misure fra la popolazione bianca e le altre minoranze siano esse di colore, asiatiche o arabe.
Lo stesso presidente Biden parlerà mercoledì al Congresso e sebbene questo non si può considerare il discorso sullo Stato dell’Unione, di sicuro toccherà lo scottante tema della polizia e dell’ordine pubblico americano. In molti stati soprattutto repubblicani i governatori stanno irrobustendo le misure nei confronti dei dimostranti pacifici e riducendo l’accesso agli spazi elettorali attraverso il voto postale e anticipato.
C’è una parte dell’America che sta andando esattamente nella direzione opposta rispetto alla traiettoria unitaria che il presidente Biden chiede. La riforma della polizia è un tema che divide e se non viene affrontato in forma bipartisan potrebbe dividere ancora di più.