I rivali al Congresso lo sbeffeggiano, il Gop è muto. Le donne trumpiane lo acclamano.
Con il passare dei giorni si aggiungono salaci particolari al “sex scandal” in cui il parlamentare repubblicano Matt Gaetz è coinvolto. Accusato di aver avuto rapporti sessuali a pagamento con una ragazza minorenne con cui ha viaggiato da uno stato ad un altro, per cercare di scagionarsi si è inventato una storia di ricatti, di ex funzionari del Dipartimento della Giustizia deviati, di prove che lo avrebbero scagionato misteriosamente scomparse. Affermazioni che al primo scrutinio degli inquirenti sono crollate. Ciò non di meno questa sera Matt Gaetz sarà lo speaker alla conferenza organizzata da “Women for America First”, la stessa associazione che il 6 gennaio scorso organizzò il comizio di Trump davanti al Campidoglio i cui partecipanti dopo gli incitamenti fatti dal palco attaccarono il Congresso nelle cui aule stava avvenendo la certificazione della vittoria elettorale di Joe Biden. Ovviamente la conferenza si terrà in uno dei club di Donald Trump, ma non a Mar A Lago, bensì a Miami.
Come in quasi tutti gli scandali politici americani la scoperta che i tentativi di depistaggio di una scabrosa vicenda portata alla luce dai media anziché diminuire la responsabilità dei protagonisti la aggravano, ottenendo il risultato opposto a quello che con le bugie si sperava di mitigare. È successo con Richard Nixon per il Watergate, e per Bill Clinton con la vicenda di Monika Lewinski. E a livelli meno “presidenziali” a una lunghissima lista di parlamentari, tra gli ultimi il democratico Anthony Weiner, sposato alla più stretta collaboratrice di Hillary Clinton, che nel mezzo delle indagini dell’Fbi sulle misteriose e-mail scomparse dal computer dell’ex segretario di Stato, usando il laptop della moglie mandava le foto delle sue parti anatomiche meno visibili ad alcune donne. O per l’ex speaker della Camera, il repubblicano Dennis Hartest, che impartiva lezioni di moralità e castigava l’abbigliamento “provocatorio” di alcune colleghe il quale poi si è dovuto dimettere, ed è finito in prigione, dopo che si è scoperto che aveva molestato i ragazzi della squadra di lotta grecoromana della scuola della quale lui era stato allenatore.
Ieri pomeriggio nell’aula del tribunale federale di Orlando in Florida è comparso Joel Greenberg, ex “tax collector” della contea di Seminole in Florida, ma soprattutto il compagno delle “scappatelle” del congressman Matt Goetz. Era lui, Joel Greenbrg, quello che organizzava i festini, che mandava i messaggini assicurandosi che i pagamenti avvenissero in contanti “per non lasciare tracce”, che chiedeva se doveva portare l’ecstasy. Ma Joel Greenberg non sapeva che il suo cellulare era sotto controllo da parte degli agenti federali. Era un “osservato speciale” dopo la denuncia del responsabile della motorizzazione della contea, che aveva l’ufficio nello stesso palazzo conteale dove Joel Greenberg aveva il suo, il quale si era accorto che erano sparite delle patenti in bianco. Dalle videocamere di sicurezza gli investigatori erano risaliti a Joel Greenberg.

Tra le telefonate che Greenberg faceva e riceveva anche quelle del congressman Matt Gaetz. Da qui, visto che si trattava di un parlamentare, venne informata l’Fbi e poi l’Attorney General William Barr. Le indagini e le intercettazioni sono andate avanti per mesi. Alla fine Joel Greenberg è stato incriminato e rinviato a giudizio con 33 imputazioni tra cui quella di aver sottratto alle casse dell’erario statale 400 mila dollari, traffico sessuale, furto di patenti dagli uffici della motorizzazione, taglieggiamento, appropriazione di fondi federali. E poi concessioni di permessi di pubblico esercizio dietro pagamento di tangenti, falsificazione di rimborsi per spese sostenute per lavoro. Ma anche stalking e minacce.
Ieri la prima udienza nella quale l’avvocato difensore di Greenberg ha chiesto in apertura il rinvio perché il suo assistito, ha detto al magistrato, è in trattativa con il procuratore federale per il patteggiamento della pena. Patteggiamento che si dovrebbe concludere entro il 15 di Maggio. Il magistrato ha messo in calendario il prossimo incontro per la prima settimana di luglio e l’udienza si è conclusa. All’uscita dell’aula è stato chiesto all’avvocato se il patteggiamento contemplava la sua testimonianza contro Matt Gaetz. Il legale non ha voluto rispondere. Ha solo detto che se lui fosse Gaetz non dormirebbe sonno tranquilli.
Il classico, ripetitivo, ma sempre funzionante copione dell’Fbi, quello di far pressione sugli imputati minori per condannare quelli maggiori, viene così applicato anche in questo caso, perché se Joel Greenberg parla, Matt Gaetz è “fritto”. Questa mattina un altro degli stretti collaboratori del congressman si è dimesso. Devin Murphy, coordinatore legislativo di Gaetz ha lasciato il suo incarico. È il secondo dopo che nei giorni scorsi il portavoce del congressmn, Luke Ball, aveva presentato le sue dimissioni.
A Washington il congressman repubblicano Adam Kinzinger, in rotta di collisione con Donald Trump, più volte aggredito (verbalmente) dai “mastini dell’ex presidente dopo che anche lui votò per l’impeachment di Trump, chiede le dimissioni dal Congresso di Matt Gaetz. “Se ne deve andare via” scrive nel twit mandato al quotidiano on line “The Daily Beast”. Finora la leadership del Gop è rimasta in silenzio sulla vicenda, non si capisce se per l’imbarazzo o per la paura della reazione di Donald Trump.
Ieri con una mossa a sorpresa l’ex presidente dalla sua corte a Mar A Lago ha dato la benedizione a Marco Rubio per ricandidarsi al senato nel 2022. Una decisione inaspettata dopo che nei mesi scorsi la figlia di Trump, Ivanka, aveva fatto capire che era lei che puntava a quel seggio.