Piove a New York la sera del 31 marzo 2021 a Washington Square Park. Sotto l’arco che celebra l’inaugurazione del primo presidente americano – nella stessa piazza in cui si trova anche una statua di Giuseppe Garibaldi – il movimento “Black Trans Live Matter” si riunisce per celebrare la “Giornata Internazionale della Visibilità per le Persone Transgender”.
La ricorrenza è nata nel 2009 su proposta di un’attivista americana transgender del Michigan, Rachel Crandall, che voleva creare un evento alternativo a quello della “Giornata internazionale della Memoria dei Transgender”, osservata ogni 20 novembre per commemorare le vittime di transfobia. Anziché i caduti, Crandel voleva celebrare i sopravvissuti, per convincerli a uscire allo scoperto. Voleva accrescere la consapevolezza delle difficoltà che le persone transgender affrontano in tutto il mondo e sottolineare il loro contributo nella società.
In mattinata, prima Kamala Harris, poi Joe Biden si sono precipitati a celebrare l’evento. “I diritti dei transgender – ha twittato la vicepresidente Harris – sono diritti umani. Oggi, in onore dei transgender americani, il POTUS (ndr, President of the United States) ha firmato una proclamazione che riconosce il 31 marzo come #TransgenderDayofVisibility. Vi vediamo, e staremo sempre con voi”.
Subito dopo è arrivato il tweet dello stesso Biden, che ha ribadito il concetto: “I diritti dei transgender sono diritti umani – e chiamo a raccolta tutti gli Americani per unirsi a me nell’elevare il valore e la dignità dei transgender Americani. Insieme possiamo eliminare la discriminazione e mantenere la promessa di libertà e uguaglianza per tutti nella nostra nazione”.
Anche l’ambasciatrice USA all’ONU, Linda Thomas-Greenfield, è intervenuta dichiarando: “Nel mondo, inclusi gli Stati Uniti d’America, le persone transgender e di genere non binario hanno sperimentato un preoccupante aumento delle discriminazioni e delle violenze – un problema che è persino peggiorato durante la pandemia Covid-19”.
Sollecitata da La Voce di New York, arriva poi anche un commento dall’ONU. Stéphane Dujarric – portavoce del Segretario Generale dell’ONU – ha commentato: “Penso che ciò che è chiaro è che ogni essere umano merita dignità e merita rispetto indipendentemente da quale sia il suo genere o se è non-binario o comunque si identifichi. E nessuno, assolutamente nessuno, dovrebbe essere discriminato in base a chi ama, a come si identifica, o al suo genere”.
È da un anno – più precisamente da 52 settimane – che Qween Jean dà appuntamento ai suoi sostenitori ogni giovedì presso lo Stonewall Inn. Nel 1969, il bar era stato il luogo di quello scontro, tra la polizia di New York e alcuni clienti omosessuali, che ha segnato l’inizio del movimento di liberazione LGBTQ in America e nel mondo.
Ogni giovedì ballano, cantano, protestano e marciano – di fronte al bar e per le strade di Manhattan – con un obiettivo preciso: mantenere alta l’attenzione sulle molteplici discriminazioni inflitte nei confronti delle transgender donne di colore. “Siamo stufi e stanchi di piangere per chiedere aiuto. Quando tutto l’aiuto è qui. Questa è la città più ricca del mondo. I cervelli, il carburante, il potere, il popolo sono qui!”.
E poi fanno la conta. Ogni giovedì fanno la conta. Secondo Human Right Campaigns, nel 2020 in America sono state assassinate 44 persone transgender, il doppio rispetto al 2019, quando se ne contavano 25. A livello globale sono state 350 le vittime transgender nel 2020, i aumento rispetto al 2019 quanto erano state 331.
“Questo fardello è già pesante. È pesante essere nero e transgender. È pesante essere nero e musulmano. Nero e omosessuale. Nero e a pezzi”. Con una voce che fa rimbalzare il cuore, Qween Jean lancia un urlo di disperazione al pubblico. “Saliamo su un treno e siamo attaccati. Entriamo in un negozio e ci chiedono di uscire. Mettiamo piede in qualsiasi posto e sono terrorizzati dal nostro modo di essere. Sono terrorizzati dalla nostra bellezza, dalla nostra magnificenza”.
Secondo il National Center for Transgender Equality, sono circa 1,4 milioni gli uomini e le donne transgender in America. Più di uno su quattro dichiara di essere stato discriminato per il solo fatto di essere trans. A scuola, sul luogo di lavoro, nei locali pubblici, nelle pratiche per accedere alle cure mediche, nella propria casa. E la statistica aumenta in particolare per le donne transgender di colore che, in base alle stime, hanno un’aspettativa di vita media di 35 anni. Un rapporto, basato su 6,540 interviste, indaga eventi e situazioni discriminatorie a carattere transfobico (tra cui bullismo scolastico, violenza fisica, violenza sessuale, accesso alle cure mediche, perdita di lavoro, sfratto, incarcerazione, vagabondaggio) e rivela che le donne transgender di colore sono i soggetti più colpiti.
Commentando il video di Qween Jean, Aurelio Mancuso – fondatore dell’associazione Equality, ha dichiarato: “La loro lotta collega due discriminazioni, quella di razza e quella di identità sessuale. Il tema della visibilità e di affermazione di sé è centrale e uguale anche in Italia. Il superamento delle discriminazioni passa dall’ottenimento di diritti, attraverso l’alleanza trasversale con le donne e tutta la comunità LGBT. Ci vuole unità di intenti e riconoscimento reciproco delle istanze di cui si è portatrici e portatori. Le persone trans sono più esposte alla povertà, allo stigma sociale, alla disoccupazione e alla costrizione della prostituzione. Questi problemi concreti sono di urgente risoluzione”.
Mentre in Italia alcuni partiti ritardano l’approvazione del DL Zan (la legge sull’omotransfobia), chiamando in causa il diritto alla libertà di espressione e senza risolvere le reali minacce di una comunità sotto attacco, QweenJean lancia un appello alla solidarietà con una voce che si sente da una parte all’altra dell’oceano.