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March 24, 2021
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L’America armata e il déjà vu di lacrime, rabbia e discussioni al Congresso

Il presidente Joe Biden riceve anche l'aiuto di Barack Obama nello spingere per una legislazione anti armi ma i repubblicani stoppano qualunque tentativo

Massimo JausbyMassimo Jaus
L’America armata e il déjà vu di lacrime, rabbia e discussioni al Congresso

Massacro in Colorado (YouTube)

Time: 4 mins read

Lacrime, fiori, candele, orsacchiotti di peluche, bandierine americane, gente che prega sul luogo della strage. Un macabro rituale che troppo spesso si ripete in una America che non riesce e non vuole cambiare.

Due giorni dopo l’eccidio di Boulder nel quale sono state uccise 10 persone, riprende la discussione politica dei temi dibattuti e abbandonati pochi giorni dopo la precedenti stragi. Le tragedie di Newtown, Parkland, El Paso, Thousand Oaks, Pittsburg, Southern Springs, Las Vegas, Orlando, Atlanta e altre decine di città americane teatro di altre sparatorie che hanno causato centinaia di morti, non riescono a smuovere la politica. Stragi che hanno in comune sia la facilità con cui si riescono a reperire le armi, sia la mancanza di controlli su chi le armi le acquista. Poi, dopo la carneficina, ci si interroga come una cosa simile sia stata possibile. Fino al prossimo massacro.

Ed ecco che a strage  avvenuta si scopre che il killer “aveva problemi mentali”, che ha acquistato un fucile AR-15 (un fucile d’assalto) senza nessun controllo, che l’altalena delle restrizioni per l’acquisto e la loro successiva cancellazione ha creato confusione e mancanza di controlli, che aveva precedenti penali per aggressione, che era osservato dall’FBI per i suoi contatti con persone sotto indagine federale. Osservazioni, appunto, che si fanno solo dopo la strage, non prima che un killer con evidenti disfunzioni riesca ad acquistare un’arma.

E dopo due giorni dal massacro pregano tutti, anche Lauren Boebert, la repubblicana di questo stato del Colorado che si oppone a qualsiasi limitazione sul controllo delle armi, che si fa fotografare durante un’intervista con i fucili in bella mostra dietro la sua scrivania e che vuole entrare nell’aula del Congresso con la sua inseparabile Glock. 

Il momento dell’arresto di Ahmad Al Aliwi Alissa (Youtube)

Prima Biden, poi Obama, hanno esortato al cambiamento. “Non è una questione politica – ha detto il presidente rivolgendosi ai parlamentari – ma una questione americana. Non bisogna aspettare per fare i passi necessari che in futuro possono salvare altre vite. Per questo vi chiedo di agire. Bisogna proibire le armi d’assalto.  Una decisione che salverà vite umane, salverà gli americani”. Obama, invece, si è affidato a Twitter ricordando come le tante promesse elettorali di limitare l’acquisto delle armi non si siano mai realizzate, ma che ora è giunto il momento di esaudirle.

Parole al vento. Mitch McConnell si oppone. Promette di ostacolare qualsiasi tentativo di cambiamento ripete il mantra della lobby delle armi, la NRA, “sono gli uomini che uccidono, non le pistole”. E con lui  anche molti democratici. Biden se realmente vuole mettere un freno e cambiare la legge sull’acquisto delle armi lo può fare solo con il suo potere esecutivo e imporre il decreto presidenziale per implementare le restrizioni che poi dovranno essere dibattute al Congresso dove difficilmente gli oppositori troveranno i due terzi dei voti per respingerle.

Per ora l’appello di Biden è caduto nel vuoto. Oggi al Senato sono volate parole grosse tra i leader democratici e repubblicani. Minacce, recriminazioni, accuse, ma non per la limitazione dell’acquisto delle armi, ma per la ridistribuzione delle circoscrizioni elettorali. I democratici sono arrivati al punto di rottura: la minoranza repubblicana vuole dettare l’agenda dei lavori della maggioranza democratica. In questo modo tutto ristagna. I democratici non riescono a portare avanti le modifiche promesse bloccati proprio dall’ostruzionismo, il filibustering, dell’opposizione. Durante la discussione di una legge basta che 41 senatori dell’opposizione chiedano il rinvio del dibattito che automaticamente i lavori vengono aggiornati.

Dopo l’eccidio di Boulder (YouTube)

Il filibustering ha delle limitazioni, per esempio non può essere applicato alla discussione del bilancio federale. In questo modo una minoranza compatta riesce a bloccare una maggioranza divisa. Il leader democratico del Senato, Chuck Schumer, vuole cambiare le regole e ha la maggioranza, risicatissima, per poterlo fare. Mitch McConnell minaccia di fare terra bruciata al Senato se Schumer dovesse mettere ai voti il cambo delle regole del filibustering. Di conseguenza, almeno per ora, la dicussione al Senato della nuova legge approvata dalla Camera per la limitazione all’acquisto delle armi, continua a rimanere in sospeso. Se ne riparlerà dopo la prossima strage.

Nel primo pomeriggio, quando tutti si aspettavano che il presidente facesse l’annuncio per l’ordine presidenziale per la limitare l’acquisto delle armi, la Casa Bianca ha invece fatto sapere che il presidente ha deciso di responsabilizzare la vicepresidente Kamala Harris e di affidarle un ruolo impegnativo dandole l’incarico di essere l’occhio della presidenza e sorvegliare gli sviluppi della situazione immigratoria al confine con il Messico.

A Washington proseguono le indagini sulla sommossa del 6 gennaio. Gli inquirenti fanno con maggiore frequenza i riferimenti sui contatti tra i gruppi suprematisti banchi e alcuni alleati dell’ex presidente, ma anche sulle comunicazioni dirette tra i differenti gruppi eversivi. Ancora non è stato detto che Proud Boys, Oath Keepers, Threepercenters, Boogle Boys fossero d’accordo per cercare di bloccare la certificazione al Congresso della vittoria elettorale di Biden, ma gli inquirenti stanno interrogando e svolgendo indagini proprio su questa pista. Se si dovesse trovare la prova che il piano fosse stato preparato per irrompere nelle aule del Congresso l’inchiesta prenderebbe una piega differente. La sedizione è un reato gravissimo, così come il tentativo di cercare di rovesciare un governo costituzionale e gli inquirenti stanno cercando e indagando sugli esecutori, ma anche sui mandanti.   

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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