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Attacco deliberato e premeditato: l’accusa al Senato che inchioda Trump

Per i democratici, Trump va condannato perché se diventasse ancora presidente potrebbe istigare nuovamente alla violenza. Da domani la parola alla difesa

Massimo JausbyMassimo Jaus
Time: 4 mins read

Terzo giorno di impeachment e terzo giorno che i “manager” democratici hanno cercato di convincere i senatori repubblicani che l’assalto al Campidoglio sia stata l’esplosiva conclusione del processo persuasivo messo in atto da Donald Trump nella demonizzazione dei suoi avversari politici. “Un attacco deliberato e premeditato” ha detto il congressman Eric Swalwell.

Non più video degli scontri del 6 gennaio, ma immagini della violenza di linguaggio, del livore, del disprezzo, delle reiterate bugie, delle minacce fatte da Trump nei suoi comizi nel corso della sua attività politica con l’obiettivo di legare l’assalto al Congresso per il quale l’ex presidente è sotto impeachment, con il suo comportamento bellicoso.

Il congressman del Rhode Island David Cicilline (Youtube)

Sul podio dell’aula del Senato si sono alternati Diana DeGette, congresswoman del Colorado, Ted Lieu, congressman della California, David Cicilline, congressman del Rhode Island, che per ore hanno ribattuto come la valanga di bugie raccontate dall’ex presidente abbia condizionato il comportamento aggressivo dei suoi seguaci. Poi Jamie Raskin, il leader dei manager, ha spiegato come la libertà di espressione non possa essere applicata ad una insurrezione, tesi che da domani verrà presentata nell’aula del Senato dagli avvocati difensori del presidente. Per Ted Lieu se i senatori assolveranno Trump c’è il rischio che se dovesse presentarsi per le presidenziali nel 2024 e le dovesse perdere quello che è successo il 6 gennaio al Campidoglio verrà ripetuto.  Donald Trump va condannato perché se diventasse ancora presidente potrebbe istigare nuovamente alla violenza ha detto Jamie Raskin, che ha chiesto ai senatori se onestamente credono che Trump non ripeterà le sue azioni se dovesse candidarsi nuovamente e perdere un’altra volta le elezioni “scommettereste la vita di altri poliziotti su questo? La sicurezza della vostra famiglia? Il futuro della nostra democrazia”?

Alla fine la requisitoria di Jamie Raskin ha ripetutamente chiesto la condanna di Trump, sollecitando i senatori a compiere il loro dovere costituzionale. “Le prove hanno dimostrato che l’ex presidente Trump non è stato un innocente spettatore ma ha abbandonato il suo ruolo di Commander-in-chief ed è diventato l’istigatore in capo dell’assalto al Congresso”.

Immediata la reazione degli avvocati difensori di Trump, che da domani cominceranno la loro esposizione dei fatti. Una valanga di accuse offensive – ha detto David Schon – è il racconto di un film quello che è stato esposto in aula. La verità e tutt’altra cosa. L’avvocato era molto contrariato dal fatto che i democratici abbiano ripetutamente mostrato i video con le violenze avvenute durante l’assalto al Campidoglio.  “Hanno puntato sul sensazionalismo, non sui fatti e lo dimostreremo”.

Come in tutti i processi politici per i parlamentari è solo una questione di convenienza, non di giustizia e probabilmente Trump in questi giorni sarà più preoccupato per lo stop a vita che gli ha imposto Twitter che per l’esito del procedimento di impeachment. Già conosce il risultato. Mercoledì sera ha telefonato a tutti i senatori “titubanti” e tutti gli hanno assicurato fedeltà e assoluzione. “Sarà assolto – scrive Hillary Clinton in un Twitter – non perché è innocente, ma perché la giuria include i suoi complici”.

If Senate Republicans fail to convict Donald Trump, it won't be because the facts were with him or his lawyers mounted a competent defense. It will be because the jury includes his co-conspirators.

— Hillary Clinton (@HillaryClinton) February 10, 2021

La soluzione all’impasse l’ha proposta l’ex segretario al Lavoro nell’Amministrazione Clinton, Robert Reich che in un tweet sostiene che l’unico modo per vedere che la giustizia prevalga sugli interessi politici dei giurati è quello di esprimere il giudizio finale con un voto segreto anziché palese. Tesi sposata da TheHill, l’informatissimo quotidiano on line della vita politica di Washington, che sostiene che non condannare chi ha causato l’invasione e i morti al Campidoglio sarebbe il più grande insulto che i repubblicani possano fare alla Costituzione e l’unico modo perché ciò possa avvenire è che il voto finale sia segreto. Tesi non condivisa dal Washington Post che invece sostiene che l’assoluzione di Trump segnerà la condanna a morte del partito repubblicano il quale sarà perennemente marchiato dall’infamia di questa assoluzione.

Per rendere il voto segreto – scrive TheHill – basterebbe che tre senatori democratici presentiamo una mozione che per essere approvata richiede solo la maggioranza assoluta. Un’idea per la quale gli stessi democratici sono indecisi. Non vogliono essere il partito che ha condannato Donald Trump a tutti i costi. Preferiscono perdere la battaglia, ma non la guerra. Le elezioni di Midterm sono dietro l’angolo e ritengono che il “fardello” Trump sia in grado di affondare il GOP. “Eventualmente il conto con la giustizia – scrive TheHill – glie lo potrebbe portare Karl Racine, l’Attorney General del District Of Columbia, il quale non ha escluso un’azione giudiziaria nei confronti dell’ex presidente”. Chuck Schumer, il leader della maggioranza democratica al Senato ieri non ha escluso che se Trump dovesse essere assolto introdurrà una mozione per censurarlo invocando il 14mo emendamento della Costituzione.

Donald Trump (by Antonio Giambanco/VNY).

Un altro fattore meno visibile, ma estremamente importante, è capire come i grandi finanziatori del partito repubblicano reagiranno se ci dovesse essere l’assoluzione di Trump. Continueranno a gettare lo stesso fiume di denaro ad un candidato inevitabilmente compromesso da due procedure di impeachment e ispiratore dell’assalto al Congresso? Cosa suggeriranno a Mitch McConnell e a tutta la leadership repubblicana? Molti dei sostenitori MAGA sono legati ai QAnon, continueranno a dare soldi ad un partito che alla base ha un farneticante gruppo di sostenitori del presidente convinto che il 4 marzo Trump tornerà alla Casa Bianca e Joe Biden verrà arrestato?

Domani è la volta degli avvocati di Trump. I due baseranno la linea difensiva sostenendo che Trump non ha commesso nessun reato e che la libertà di espressione è sancita dalla Costituzione. Le previsioni sono per una presentazione difensiva molto breve e il verdetto del Senato potrebbe essere emesso già sabato.

 

 

 

 

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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