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January 6, 2021
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Trump aizza la rabbia al Capitol e i suoi supporter si scatenano contro il Congresso

Il presidente in un comizio nella capitale provoca i suoi supporter contro il Congresso che viene poi invaso mettendo così in pericolo congressman e senatori

Massimo JausbyMassimo Jaus
Time: 5 mins read

Caos dentro e fuori dal Campidoglio di Washington. Migliaia di scalmanati sostenitori del presidente Donald Trump hanno invaso il Congresso per protestare contro la certificazione della vittoria di Joe Biden. Gli agenti non li hanno fermati benché da giorni si temeva che un’azione simile potesse avvenire. Alcuni edifici sono stati evacuati quando i dimostranti hanno  sfondato le barricate raggiungendo l’ingresso del Congresso e poi, successivamente, entrando all’interno urlando “Fight for Trump”. 

Il vicepresidente Mike Pence, che presiedeva la seduta del Congresso per certificare la vittoria di Joe Biden, è stato evacuato dal Campidoglio. Kamala Harris, la vicepresidente eletta, si trova ancora all’interno del Congresso. Il suo staff dice che è al sicuro.  La polizia, impegnata per cercare di contenere I dimostranti, ha ordinato l’evacuazione, bloccando le porte e molti agenti del servizio di sicurezza hanno estratto le pistole dopo che alcuni dimostranti sono entrati dentro le aule del Congresso e si sono protetti dietro gli scanni del parlamento.  Gli agenti hanno chiesto ai parlamentari di indossare le mascherine anti-gas per l’uso di gas lacrimogeno.

Il Congresso assaltato dai supporter di Trump

I sostenitori di Donald Trump hanno sfondato le transenne di protezione poste davanti la scalinata del Campidoglio dove il Congresso è impegnato nel processo per ratificare la vittoria di Joe Biden.

La Guardia Nazionale è stata attivata (e sarebbe stato il vice presidente Pence a dare l’ordine, non Trump!) e il sindaco di Washington ha imposto il coprifuoco per le 6 di questa sera.

Il presidente eletto Joe Biden ha duramente condannato le azioni dei sostenitori di Trump. “Siamo un Paese in cui la legge viene rispettata. Siamo un Paese dove ha sempre trionfato la democrazia. Dove il rispetto, la decenza, la tolleranza per le idee degli altri sono sempre stati la nostra condotta. Ora la nostra democrazia viene minacciata per interessi personali senza che ci sia una causa. L’America è molto meglio di quello che stiamo vedendo in televisione” concludendo con un esortazione al presidente Trump: “intervieni”.

 

E subito dopo Trump è intervenuto con una scialba dichiarazione registrata in cui invitava i dimostranti a tornare  casa e dicendo che “li comprendeva” perché “ci hanno rubato le elezioni”. Neanche una parola per condannare l’accaduto.

Donald Trump dalla Casa Bianca, dopo che nel comizio di un’ora prima li aveva incitati, aveva anche mandato un twit: “Per favore, sostenete le nostre forze dell’ordine. Sono dalla parte del nostro Paese. State tranquilli”. Poco prima aveva gridato alla folla dei suoi sostenitori “Non ci arrenderemo mai, non riconosceremo mai la sconfitta” ‘Save America’ contro i brogli, “stop the steal” “Non possiamo avere un presidente illegittimo, non possiamo permetterlo”. Poi Twitter, per la prima volta, decide di sospendere l’account di Trump: il presidente non potrà twittare per 12 ore.

I tweet di Trump, dove prima incita e accusa il vice Pence e poi cerca, quando è ormai troppo tardi, di calmare i manifestanti

Anche il palazzo del Parlamento Statale  della Georgia è sotto assedio. Secondo quanto riferito un gruppo di sostenitori pro-Trump si è radunato nei pressi dell’edificio, costringendo l’evacuazione del segretario di stato Brad Raffensberger e del suo staff.  Così mentre ieri sera la Georgia rilanciava la democrazia, Trump il giorno dopo la fa tremare cercando di portare la nazione all’inferno. In Georgia un candidato democratico ha vinto, mentre l’altro, anche se in vantaggio di 17 mila voti, ha “quasi” vinto. Ma Donald Trump, il giorno dopo, nella capitale con un comizio scatena migliaia di supporter a non accettare l’imminente certificazione del Congresso della vittoria presidenziale di Joe Biden. E la democrazia e la costituzione negli USA barcollano.

La sicurezza armata di pistole barrica la porta della Camera dei rappresentanti e cerca di tenere i manifestanti fuori

Raphael Warnock il pastore protestante di Atlanta ha battuto Kelly Loeffler la senatrice in carica, mentre per Jon Ossoff ha battuto David Perdue, anche lui senatore in carica. Ossoff ha rivendicato la vittoria così. “Grazie Georgia per la fiducia che mi hai accordato”, ha affermato alle 3 del mattino quando il 98% dei voti erano stati contati. Se la sua vittoria verrà confermata con i suoi 33 anni diventerà il più giovane senatore degli ultimi 50 anni. Il record apparteneva a Joe Biden.

Ad Atlanta Raphael Warnock, primo senatore nero eletto nello Stato, ha voluto ringraziare gli elettori. “Georgiani, sono onorato dalla fiducia che mi avete concesso. A Washington mi impegnerò per tutti i georgiani”, ha detto il predicatore, poi Warnock ha raccontato  che sua madre, cresciuta raccogliendo tabacco e cotone, è andata al seggio per dargli il voto: “Le sue mani di 82 anni che ha usato per raccogliere cotone sono state usate al seggio per scegliere il più giovane dei suoi figli come senatore degli Stati Uniti”.

Silenzio, invece da parte di Kelly Loeffer volata a Washington per la seduta congiunta del Congresso. Anche lei componente del gruppo dei 12 senatori che si oppongono al riconoscimento ufficiale della vittoria di Joe Biden, una scelta che molto probabilmente le è costata il seggio poiché il suo collega di partito, David Perdue, anche lui sconfitto, ha ottenuto quasi 19 mila voti più di lei.

La mattina dopo la tornata elettorale i repubblicani sono in shock. In queste elezioni hanno perso tutto: la presidenza e  la maggioranza al Senato. Immediate le recriminazioni all’interno del partito. Per ora visi tesi e le labbra chiuse della leadership Gop, mentre dalla Georgia i politici repubblicani, dopo che Trump li ha demonizzati perché nonostante le sue pressioni non gli hanno “trovato 8 mila voti” che gli avrebbero consentito la vittoria nello Stato,  sparano cannonate sul presidente. “Con le sue bugie ha fatto perdere i nostri candidati” afferma Gabriel Sterling responsabile del sistema elettorale dello Stato. Ronna McDaniel, la nipote del senatore Mit Romney, stratega politica e componente della dirigenza del Republican National Committee, accusa Ia leadership del Gop. “Dopo aver perso la Casa Bianca e la maggioranza al Senato il presidente del partito si deve dimettere”.

Ad evidenziare la frattura tra il presidente e il partito Repubblicano è stato lo stesso Donald Trump che nel parco fuori dalla Casa Bianca, mentre al Campidoglio affluivano Senatori e congressman per prendere parte al conteggio dei voti dei Collegi Elettorali, ha parlato ai suoi sostenitori accorsi in migliaia alla manifestazione organizzata da America First. Il presidente, dopo un lungo sconclusionato preambolo in cui ha ripetuto la sua ricostruzione fantasiosa dei brogli elettorali e che la Casa Bianca è stata vinta da Joe Biden con la falsificazione e distruzione delle schede elettorali, ha accusato la dirigenza del partito repubblicano di essere “debole e inaffidabile” che con facilità si è arresa al partito democratico. “Hanno preferito chiudere gli occhi quando i democratici hanno spalancato le frontiere, attaccato i militari e messo l’America per ultima”, continuando poi con l’accusa di aver fatto cadere il Paese in mano ai socialisti radicali.

Immediata la risposta del leader della maggioranza al Senato Mitch McConnell che, senza mai nominare Trump, ha raccomandato ai senatori repubblicani di non prestarsi alla strumentalizzazione politica della nomina di Joe Biden che il presidente e alcuni suoi stessi compagni di partito stanno facendo al Congresso. Poi Mitch McConnell ha continuato: “Le elezioni non sono state rubate. Non ci sono stati brogli. Il Congresso non può nominarsi come l’arbitro delle elezioni: capovolgere il risultato elettorale significa danneggiare la repubblica per sempre”.

Ma intanto i supporter di Trump avevano cominciato ad invadere il Capitol e, mentre scriviamo, stavano ancora mettendo in pericolo i congressmen e i senatori. Trump sta scatenando quello che tutti temevano.

La rottura è servita.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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