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January 4, 2021
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Trump e la “sporca dozzina” fanno tremare due secoli e mezzo di democrazia USA

La velenosa telefonata del presidente al Segretario di Stato in Georgia ha scoperto le carte: domani si vota ma ormai in gioco c'è molto di più che il Senato

Massimo JausbyMassimo Jaus
Perché Trump, sull’immigrazione, ha ragione (con buona pace degli hipster)

Donald Trump (by Antonio Giambanco/VNY).

Time: 6 mins read

E’ la sfida più importante che gli Stati Uniti stanno affrontando in 245 anni, dal 4 luglio 1776. Dal giorno dell’Indipendenza ad oggi gli Stati Uniti sono andati guerra tantissime volte, hanno avuto una lotta armata fratricida tra Nord e Sud, hanno avuto tre presidenti uccisi e due feriti in attentati, sono stati duramente colpiti dai terroristi, ma mai fino ad ora sono stati attaccati dall’interno per tentare di soffocare la centenaria democrazia del Paese.  Il rifiuto di Donald Trump di riconoscere la vittoria di Joe Biden e i tentativi per rovesciare il risultato elettorale non sono solo uno sgarbo istituzionale all’avversario politico che lo ha battuto, ma un grave pericolo per la sicurezza e la democrazia degli Stati Uniti. Una paura denunciata anche da 10 ex ministri della Difesa.

La telefonata di un’ora fatta da Donald Trump al segretario di Stato della Georgia, Bran Raffensperger, anche lui repubblicano, per chiedergli, con lusinghe e minacce, di ricalcolare a suo favore i voti delle elezioni presidenziali per ribaltare il risultato elettorale dello Stato, è sicuramente il maggior attentato alla democrazia americana in 245 anni. Il gesto disperato di un presidente che di “Legge e ordine” ne aveva fatto il suo logan. “E’ un insolente, sfrontato abuso di potere da parte del presidente” afferma Kamala Harris vicepresidente eletta – commentato le pressioni e le minacce di Trump.

Durante la conversazione registrata – riportata per intero dal Washington Post e poi dai maggiori quotidiani e network televisivi americani – Trump ha chiesto a Raffensperger di “trovare” i voti per poter cambiare il risultato elettorale. Il presidente lo ha minacciato con conseguenze penali se non avesse soddisfatto la sua richiesta di reperire i voti, affermando che stava correndo un grosso rischio. “E’ un reato e non potete lasciare che accada”, dice nella registrazione Trump, “è un grosso rischio per te e per Ryan, il tuo avvocato”.

Raffensperger ha respinto la richiesta affermando che il conteggio che ha assegnato a Biden la vittoria con 11.779 voti di vantaggio è stato equo e accurato. “Guarda –afferma Trump – tutto quello che voglio fare è questo. Voglio solo trovare 11.780 voti, uno in più di quelli che ci servono, perché abbiamo vinto lo Stato. Io non ho perso la Georgia. Assolutamente no. Abbiamo vinto per centinaia di migliaia di voti. Ci sono stati brogli e tu non li vuoi scoprire”.

Raffensperger ha replicato che si tratta di notizie senza fondamento che circolano sui social media dove “chiunque può dire di tutto”, per poi essere apostrofato da Trump come “bambino”, “incompetente o disonesto” e “scemo”. Trump ha sostenuto durante la telefonata di aver vinto la Georgia con mezzo milione di voti di vantaggio, che migliaia di morti hanno votato, che gli scrutatori di Atlanta hanno contato tre volte 18 mila schede contraffatte a favore di Biden e altre tesi tutte smentite sia dai responsabili elettorali che dai tribunali.

Trump ha quindi sostenuto che il rifiuto di soddisfare la sua richiesta avrebbe messo in pericolo la rielezione di David Perdue e Kelly Loeffler, i due senatori repubblicani della Georgia che, se confermati al ballottaggio che si terrà domani, garantiranno al partito Repubblicano di mantenere la maggioranza al Senato. “C’è una importante elezione in arrivo e a causa di quello che mi avete fatto – perché tutti in Georgia sanno che ci sono stati i brogli – un sacco di elettori non andranno a votare … Odiano quello che avete fatto e se troverete i voti sarete rispettati, molto rispettati, se questa cosa può essere sistemata prima delle elezioni”. 

Come la notizia della telefonata si è diffusa  il presidente ha lanciato la sua solita sfilza di tweet in cui afferma che il segretario di Stato della Georgia “non vuole, o non è in grado, di rispondere a domande sulla truffa delle “schede nascoste sotto il tavolo”, sulla distruzione di schede, sugli elettori di altri Stati che sono andati in Georgia per votare, sul voto di elettori morti. Non ne ha la minima idea!” Raffensperger di rimando ha risposto con un gelido tweet: “Con rispetto, presidente, quello che dice non è vero”.

La telefonata è stata fatta sabato scorso, quattro giorni prima della sessione del Congresso che mercoledì ratificherà la vittoria assegnata dal Collegio Elettorale a Joe Biden. Undici senatori repubblicani, contravvenendo alle indicazioni del leader della maggioranza al Senato, Mitch McConnell, hanno annunciato che contesteranno il risultato.

“Il disprezzo di Trump per la democrazia è stato messo a nudo”, ha commentato il congressman democratico Adam Schiff, mentre la sua collega Debbie Wasserman Schultz ha denunciato l’atto di “un presidente disperato e corrotto”. Preoccupazioni anche tra i repubblicani: “E’ insopportabile, non potete fare questo con la coscienza tranquilla”, ha twittato il deputato repubblicano Adam Kinzinger chiedendo ai suoi compagni di partito di non seguire il presidente in questa battaglia.

Il twit del repubblicano dell’Illinois Adam Kinzinger che si appella ai suoi colleghi di partito a rispettare l’esito delle elezioni presidennziali

“Da impeachment. Probabilmente illegale. E’ un colpo di Stato”: è il titolo di un editoriale del Washington Post. Per l’autrice del fondo, Jennifer Rubin, Trump con il suo comportamento avrebbe violato la legge federale tentando una estorsione e per aver sollecitato un dirigente elettorale a cambiare il conteggio dei voti. Definisce i 12 senatori che vogliono contestare i risultati del Collegio Elettorale “La sporca dozzina”. “Ci deve essere una risposta – scrive – ad un presidente che sfrutta la sua carica per rovesciare i risultati di un’elezione. La prova è nella registrazione. Il prossimo ministro della Giustizia dovrebbe procedere, se non altro per impedire altri possibili tentativi come questa riprovevole condotta”. Per la CNN la telefonata di Trump è la minaccia più grave mai posta da Trump alla democrazia americana, che si va ad aggiungere al tentativo del partito Repubblicano di bloccare, mercoledì prossimo, la certificazione da parte del Congresso della vittoria di Biden. 

E per il 6 gennaio, il giorno della certificazione della vittoria di Biden al Congresso, gli uomini di Trump hanno organizzato una manifestazione di protesta a Washington. Tutti i gruppi del MAGA, orchestrati da Roger Stone e Michael Flynn, sono stati invitati. Dimostrazione alla quale prenderanno parte anche i Proud Boys e gli altri gruppi armati dell’estrema destra oltre ai cospirazionisti e ai suprematisti bianchi. “Grande protesta il 6 gennaio a Washington – twitta il presidente – sarà wild”.

Trump-Mussolini (by Antonio Giambanco for VNY)

E se il presidente cinguetta che la dimostrazione sarà selvaggia c’è il timore che i gruppi estremisti a lui legati tentino di sferrare violenti disordini. L’allarme lo lancia Marissa Lang che sul Washington Post afferma che la polizia di Washington è preoccupata perché le camere degli alberghi della capitale federale sono state tutte prenotate, molti partecipanti alla dimostrazione si vogliono accampare nel Mall e gli agenti hanno sequestrate la scorsa settimana un insolito numero di armi. Ma anche gli agenti federali sono preoccupati per l’insolito numero di messaggi cifrati postati sul sito di Parler (la piattaforma usata dai miliziani). La paura è che teste calde armate nelle strade della capitale federale creino violenti disordini. “I funzionari del governo – afferma il Washington Post – temono che se la violenza dovesse diffondersi Trump potrebbe invocare l’Insurrection Act e mobilitare l’esercito. A quel punto potrebbe usare i suoi “poteri militari” per far ripetere il voto del 3 novembre negli Stati più in bilico”.

E a rafforzare questa tesi c’è stata anche la dichiarazione di dieci ex ministri della Difesa pubblicata domenica dal Washington Post in cui senza mezzi termini affermano che il presidente si sta avventurando in un cammino “pericoloso, fuorilegge e anticostituzionale”. “Il tempo per indagare sulle elezioni è passato. Ora è arrivato il momento in cui il Collegio Elettorale deve contare i voti come prescritto nella nostra Costituzione”, aggiungendo che è allarmante per la democrazia americana cercare di coinvolgere i militari per cambiare l’esito elettorale.

In questo clima infuocato domani in Georgia i democratici Raphael Warnock e Jon Ossoff tenteranno di sfilare la poltrona, rispettivamente, agli uscenti Gop Kelly Loeffler e David Perdue. La posta in gioco, ovvero il controllo del Senato, è altissima. C’è stato  anche in questo caso un boom di voti per posta, quelli al centro dei ricorsi di Trump.

Nancy Pelosi, Speaker of the House

Intanto ieri alla Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi è stata confermata nel suo ruolo di speaker, ovvero leader della maggioranza durante la prima seduta del nuovo Congresso. Pelosi, 80 anni, ha così riconquistato l’incarico per altri due anni, affermando che sarà  l’ultima volta. Alla fine anche Alexandria Ocasio-Cortez, Ilhan Oman, Ayanna Pressley, Rashida Taib e Cori Bush, assentatesi durante la prima chiamata, hanno rispettato gli ordini di scuderia. Nancy Pelosi ha battuto lo sfidante repubblicano, Kevin McCarthy, per 216 voti contro 209.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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