Alla fine la realtà alternativa fa i conti con la concretezza della vita. I quattro anni della presidenza Trump, marcati sin dal primo giorno dalle ricostruzioni surreali degli avvenimenti, si stanno per concludere nel modo più spietato: davanti alla Giustizia.
La CNN ha rivelato per prima che l’FBI sta indagando sulla possibilità che alcune tangenti siano state pagate per ottenere il perdono giudiziario del presidente Trump. Le indagini sono state avviate all’inizio dell’estate e il 28 di Agosto il giudice federale Beryl Howell, della corte distrettuale di Washington, dopo aver stabilito che la confidenzialità tra avvocato e cliente viene meno se insieme progettano di compiere un atto criminale, ha emesso una ordinanza di 18 pagine autorizzando gli inquirenti a poter ottenere le informazioni contenute nei cellulari, computer e laptop degli indagati. L’ordinanza emessa dal giudice, e poi resa pubblica, è ampiamente censurata: sono stati coperti con inchiostro nero i nomi degli indagati e i loro indirizzi e molte delle conversazioni avvenute. Secondo il New York Times gli inquirenti hanno puntato le indagini in particolare su due persone che avrebbero fatto da intermediari per assicurare il perdono presidenziale o la riduzione della pena, ad altri in cambio del pagamento di ingenti contributi alla campagna elettorale.
Come la notizia si è diffusa Trump ha immediatamente mandato i suoi twit in cui afferma che “”L’indagine sulla grazia è una fake News!”

Intanto il New York Times rivela che Trump avrebbe discusso con i suoi consiglieri la possibilità di concedere una “grazia preventiva” ai suoi tre figli più grandi, al genero e al suo avvocato personale, Rudy Giuliani. Trump è preoccupato che il nuovo ministro della Giustizia che verrà nominato dal presidente eletto Joe Biden possa avviare le indagini su di loro: Donald Jr, Eric e Ivanka, oltre al genero, Jared Kushner. Nessuno finora è stato incriminato. Il figlio maggiore, Donald Jr, era finito sotto inchiesta per il Russiagate, per i contatti che ebbe nella Trump Tower a Manhattan con alcuni emissari russi che avrebbero offerto la possibilità di danneggiare la campagna di Hillary Clinton, che allora era l’avversaria di Trump alle elezioni del 2016. Ma Donald Trump Jr non è mai stato incriminato. Kushner, che ha partecipato brevemente alla stessa riunione, avrebbe anche fornito informazioni false alle autorità federali circa i suoi contatti con alcuni finanzieri stranieri ma la sua posizione è già stata archiviata. Di cosa potrebbero essere accusati Eric e Ivanka, invece, non è chiaro, anche se la figlia è stata chiamata in causa per una presunta frode fiscale messa in piedi assieme al padre, attraverso il pagamento di una somma fatta passare come consulenza. Poi, i figli del presidente, hanno cariche sociali all’interno delle società del padre. Ma di questo stanno indagando sia il procuratore Distrettuale di Manhattan, Cyrus Vance, che l’Attorney General dello Stato di New York, Letitia James. I reati statali esulano dal perdono presidenziale che copre solo i reati federali.
Ci sarebbero anche indagini su Ivanka e il marito che avrebbero ottenuto alcuni finanziamenti federali concessi dopo la pandemia per mantenere o incentivare l’occupazione nelle loro aziende e che invece sarebbero stati usati per altri scopi. Anche per Rudy Giuliani non ci sono accuse specifiche ma l’avvocato, è l’ipotesi che avanza il New York Times, potrebbe dover rispondere in futuro della sua ossessiva ricerca in Ucraina per trovare azioni illegali commesse da Hunter Biden quando era nel consiglio di amministrazione di una società ucraina, per cercare di screditare il padre pochi giorni prima del voto. Due associati di Giuliani, Lev Parnas e Igor Fruman, il primo originario dell’Ucraina, il secondo cittadino della Bielorussia, sono stati incriminati per una truffa di alcuni milioni di dollari commessa in Florida ai danni di alcuni investitori, ed entrambi avrebbero collegamenti di alto livello con i servizi segreti russi.

Il perdono presidenziale “preventivo” nella Costituzione americana non esiste. Il perdono viene concesso solo dopo una condanna. La Costituzione poi prevede invece che si possa applicare “sui crimini presunti” e questa applicazione della legge trova solo due precedenti. Il primo fu per Richard Nixon che fu perdonato da Gerald Ford dopo che la Commissione parlamentare d’inchiesta sul Watergate riconobbe che il presidente aveva ostacolato il percorso della giustizia. L’incriminazione federale sarebbe scattata dopo pochi giorni. Il secondo caso fu quando il presidente Jimmy Carter perdonò i circa 500 mila americani renitenti alla leva durante la Guerra in Vietnam che avevano violato la legge, ma non erano stati incriminati o condannati anche perché moltissimi ripararono in Canada e in Svezia.
Tantomeno la Costituzione prende in considerazione l’autoperdono presidenziale. Secondo molti studiosi costituzionalisti perdonare crimini federali se stessi non è possibile perché non è nello spirito egaletario della Carta costituzionale. Altri, invece, sostengono che non essendo proibito nella Costituzione potrebbe essere applicabile visto che il perdono presidenziale non ha nessuna limitazione della sua applicabilità. Di sicuro, se Trump si dovesse autoperdonare, la vicenda finirà davanti alla Corte Suprema.

Che ci fosse un cambiamento nei rapporti tra il Dipartimento della Giustizia e la Casa Bianca lo si era capito da alcune settimane specialmente dopo che il presidente ripetutamente ha chiesto al Ministro della Giustizia William Barr di indagare sui brogli elettorali e nessuna indagine venne avviata. La frattura, poi, c’è stata ieri, quando il ministro ha dichiarato all’Associated Press che massicci brogli per cambiare il risultato elettorale non ce ne sono stati. Il team legale di Trump non si è arreso e ha continuato a parlare di brogli e di frodi elettorali sistemiche. Ma questo é un altro discorso perché Trump, con le accuse dei brogli che gli hanno fatto perdere le elezioni ha costituito un fondo basato sulle donazioni dei suoi difensori che ha raggiunto quasi 180 milioni di dollari. Impossibile per lui e per la sua banda di legali, ammettere ora che le frodi non ci siano state. Per rafforzare questa tesi durante la festa natalizia alla Casa Bianca ha detto ai suoi seguaci osannanti che intende ricandidarsi nel 2024. Come lo ha affermato la folla è esplosa di gioia. Da capire ora se un candidato con una fedina penale “compromessa” possa ricoprire la prima carica dello Stato. La Corte Suprema sarà prossimamente molto impegnata.