L’abbiamo capito, non sarà un Natale come gli altri. Oltre alle tv, che tartassano i telespettatori con quotidiane e infinite raccomandazioni, ora è il turno del governo. Il 3 dicembre perderà di validità l’ultimo decreto del Presidente del Consiglio, quello che tutti conosciamo per aver introdotto i tre colori che hanno accompagnato le regioni da un mese a questa parte. A quel punto, l’esecutivo dovrà farsi carico di un compito gravoso. La situazione sarà questa: qualunque mossa farà, il popolo sarà scontento.

L’obiettivo è evitare, durante le vacanze, che si ripeta ciò che è successo in estate. Assembramenti, feste e virus messo quasi nell’anticamera del cervello. Si vuole prevenire un’ipotetica terza ondata, raffreddando il contagio in vista dell’arrivo del vaccino. Chiaramente, nessun documento ufficiale è ancora in circolo. Da inizio pandemia, però, a Palazzo Chigi permane la brutta abitudine di far passare indiscrezione e bozze che anticipano i contenuti dei decreti. Che sia per tastare il terreno e verificare la reazione pubblica? Chissà.
Stavolta, a uscire dalle segrete stanze del palazzo del potere, è un orientamento piuttosto restrittivo. Alberghi di montagna chiusi per tutte le vacanze natalizie e quarantena per chi decide di trascorrerle all’estero. A nulla sono servite le proteste del settore turistico, che hanno lamentato una perdita talmente da grande da mettere in crisi il futuro delle loro attività, e nemmeno la proposta di mediazione presentata dalle regioni montanare: Valle d’Aosta, Piemonte Lombardia, Bolzano, Trento, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il governo ha detto “no”. D’altronde c’era da aspettarselo. Lo stesso conte, ospite a Otto e Mezzo lo scorso 23 novembre, aveva escluso categoricamente la possibilità di un’apertura verso la settimana bianca. E dunque così, probabilmente, sarà.
Molti, tra politici, commentatori e virologi, si domandano sbigottiti come possano gli italiani parlare di vacanze sugli sci quando la conta dei decessi, da tempo, rimane drammatica. “Stare sulle piste è superfluo”, ripetono in coro. È vero, lo è, ma solo per quelli che, su quelle piste, ci vanno da turisti. Il discorso è ogni volta lo stesso. Chi dirà al proprietario della piccola pensione di montagna, al maestro di sci o al noleggiatore di snowboard che la stagione invernale è superflua? Come sempre, tutto dipende da che lato la situazione viene osservata.
Lo dice la terza legge di Newton: “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”. Dunque, per ogni chiusura, sarebbe opportuno un immediato piano di ristori. Quando quello sarà disponibile ed efficace, nessuno si lamenterà più per i provvedimenti presi dal governo. Fino ad allora, invece, le proteste continueranno.

Ad oggi, di quasi certo, rimane soltanto il divieto agli spostamenti tra regioni. Non importa il colore, le sole concessioni saranno in caso di rientro presso la propria residenza o domicilio e di necessità. Infine, questione cenone e ultimo dell’anno. Controllare nelle case degli italiani sarà impossibile, nonostante in passato siano arrivate in merito proposte bizzarre. Le direttive, anche in questo caso, non cambieranno. Divieti, raccomandazioni e fiducia nel senso di responsabilità degli italiani. Al momento, non sembra sia stato stabilito alcun numero massimo di persone da far sedere attorno al tavolo, ma su questo i ministri non smettono di discutere.
Tutto si saprà con certezza tra qualche giorno. Intanto, il ministro Speranza illustrerà domani, 2 dicembre, il provvedimento alla Camera. Il Natale è nelle mani del governo.