Martedì 27 ottobre, la Vento Associati per la serie “Resilienza & Resistenza”, ha organizzato il 56° Talk intitolato “Elezioni USA, la sfida diventa virale”. Due i protagonisti della discussione, i giornalisti Glauco Maggi e Stefano Vaccara, moderati su Zoom dalla giornalista Maria Latella. I giornalisti e i temi da discutere sono stati introdotti da Francesco Fadda, ad attendere altri esperti che poi hanno posto domande.
Le elezioni americane del 2020 saranno determinanti per gli equilibri del mondo. I sondaggi fino a qualche giorno fa davano il presidente Donald Trump molto in svantaggio, rispetto allo sfidante democratico Joe Biden, ma ultimamente i polls indicano il repubblicano in leggero recupero, ma l’elezione si giocherà nei collegi elettorali. Chi vincerà in quegli Stati “swing” quali, Florida, Pennsylvania, Arizona, North Carolina, Michigan, Wisconsin, Maine, Minnesota, Nevada, New Hampshire, Ohio, Texas, Georgia e Nebraska, sarà il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America per i prossimi 4 anni.
Le politiche dei due sfidanti sono annunciate molto diverse e incideranno sulle relazioni transatlantiche e sul multilateralismo. Considerati gli Stati ancora incerti, è ancora molto difficile definire la situazione della campagna elettorale e secondo Glauco Maggi, i democratici vinceranno indubbiamente il voto popolare ma questo non basta per vincere la Casa Bianca. Accendendo la TV, si vedono decine di migliaia di americani che si raccolgono ai comizi di Trump, mostrando grande entusiasmo e carica. D’altra parte, invece, i democratici sperano in una “maggioranza silenziosa”. Difficile fare una previsione sugli “Stati di battaglia”, ma piuttosto è interessante mettere in risalto il voto degli afroamericani, dopo la presidenza di Barack Obama. Quanti sono gli afroamericani che la pensano come il rapper “50 cent”, il quale ha affermato di non voler diventare un “25 cent”?
Il giornalista Stefano Vaccara ribadisce che ci sono solo alcuni Stati da tenere d’occhio, i cosiddetti “swing states”. Nelle elezioni del 2016, Donald Trump sfruttò il successo negli stati in cui aveva fatto molto bene alle primarie democratiche Bernie Sanders, per garantirsi il voto dei suoi sostenitori. “Trump nel 2016 si appropriò di alcuni temi di Sanders in certi stati”. Ma secondo Vaccara in queste elezioni del 2020 ci sarà soprattutto un dato da tenere in considerazione: ogni volta che i giovani ventenni hanno battuto il record di partecipazione al voto alle elezioni, i democratici si sono aggiudicati la vittoria, come con Obama nel 2008. Dunque anche questa volta, se negli “swing States” il numero dei giovani sarà alto, la vittoria di Biden sarebbe assicurata, non perché il democratico sia davvero il favorito dei ventenni, ma per il solo “disprezzo che molti giovani americani hanno verso Trump”. Un’altra importante variabile è data dal voto delle donne bianche, le quali in queste elezioni starebbero cambiando il loro voto. Nonostante il maschilismo di Trump, nel 2016, molte donne lo votarono, ma in seguito alla conferma del 26 ottobre, della giudice cattolica e conservatrice alla Corte Suprema USA, Amy Coney Barret, che potrebbe influenzare i diritti delle donne, alcune di queste che non hanno ancora espresso la loro preferenza, vedendosi toccate nei loro personali interessi, potrebbero cambiare idea e dare il loro voto al democratico Biden.
Inoltre, Glauco Maggi ritiene che la stampa sia stata estremamente imparziale durante questa campagna elettorale, minimizzando i successi di Trump, e non dando, ad esempio, alcuna importanza allo scandalo di Hunter Biden. In politica estera Glauco Maggi ritiene che Trump abbia “sgonfiato la Corea del Nord”, mentre un’altra mossa lodevole è stata quella recente in Medio Oriente, con l’accordo di normalizzazione delle relazioni tra Israele, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti e Sudan. Una pace ritenuta impensabile, ma che il presidente americano è riuscito ad ottenere. Ma la gestione della pandemia per molti è considerata una sconfitta di Trump. Maggi sostiene che non ci sia presidente in questo momento storico, che non stia attraversando un momento di difficoltà, poiché “con il Covid si perde”. Il suo unico errore è stato quello di non enfatizzare il pericolo, poiché avrebbe dovuto “mettere la mascherina almeno a marzo”, quando il coronavirus era appena arrivato negli Stati Uniti e le persone erano in preda alla paura. Quell’errore gli è costato la presa in giro della stampa, ma Donald Trump è comunque “un indisciplinato”. Lodevole, secondo Glauco Maggi, è stato l’approccio che ha avuto Trump nei suoi recenti comizi: “Vogliamo morire di fame o di Covid? Vogliamo riprendere l’economia in sicurezza o restiamo tutti a casa con la paura?”. Secondo Maggi, questo messaggio di Trump agli americani è stato molto efficace.
La sanità resta comunque una macchia nera negli Stati Uniti. Il disastro sanitario non è certamente attribuibile a Trump, poiché il “sistema va riformato totalmente”, afferma Stefano Vaccara, e la situazione d’emergenza a causa della pandemia lo dimostra, ma Biden vorrebbe aumentare l’intervento pubblico, e secondo il giornalista, questo sarà di grande aiuto. Stefano Vaccara ritiene anche che, eleggendo Joe Biden si eleggerebbe già anche la prima donna presidente degli Stati Uniti, Kamala Harris. Biden è molto anziano, e per questo, la Harris potrebbe subentrare anche prima della fine del primo mandato. Inoltre, sempre secondo Vaccara, i nuovi democratici del Congresso, come Alexandria Ocasio-Cortez, avranno un grande peso e candizioneranno la politica estera di Biden, agendo sul climate change e sostenibilità. Ma non solo, il mondo si trova di fronte ad un cambiamento dell’economia mondiale, e c’è chi lo vede con paura, poiché toglierebbe posti di lavoro, e chi invece vede in questo un’occasione. Il primo programma dei democratici sarà dunque quello di cambiare l’industria americana soprattutto sulle fonti energetiche. Se si perderanno altri anni, i paesi concorrenti, come per esempio il Giappone, che ha annunciato che nel 2050 sarà a 0 emissioni, avranno quella nuova tecnologia che farebbe rimanere sottosviluppati gli Stati Uniti.
Vaccara ritiene anche che Donald Trump sia un pericolo per la democrazia, poiché è l’unico presidente nella storia degli Stati Uniti che ha annunciato che non accetterà il responso del voto se non sarà a suo favore: “Questa è una situazione non normale e i giornalisti hanno il dovere di denunciarla”.
Nel video sopra potete vedere il talk con anche le domande degli ascoltatori.
Il conto alla rovescia è ormai iniziato, manca meno di una settimana alle elezioni del 3 novembre e il mondo conoscerà le sue sorti: la politica estera di Washington è infatti una variabile determinante nel futuro degli equilibri internazionali.