E’ una battaglia all’ultimo voto quella che si sta combattendo in queste elezioni presidenziali. Un confronto senza esclusione di colpi per la conquista dei 270 “electoral vote” che consacrano il presidente degli Stati Uniti. Un massacrante impegno fisico e mentale per due candidati non più giovanissimi (Trump ha 74 anni e Biden 77) che tengono comizi a raffica per tutto il Paese, con continui spostamenti in aereo, con il cambiamento dei fusi orari, con pranzi e cene nei ritagli di spazio e molto spesso dormire diventa una opzione.
Otto giorni ad Election Day in un’America in cui già sessanta milioni di americani hanno votato anticipatamente, per posta o di persona, con lunghe file ai loro distretti elettorali. Un’America molto determinata questa chiamata al voto che sempre più assume il connotato di un referendum sui quattro anni di gestione del Paese da parte di Donald Trump. Tutti i sondaggi continuano a dare Biden in vantaggio con 8 punti, ma il distacco in una settimana si è ridotto di due lunghezze. E l’esperienza delle passate elezioni, quando Hillary Clinton era in vantaggio in tutti i sondaggi su Donald Trump, ha dimostrato che le indagini demoscopiche non sono sempre affidabili.
Il tema dominante in queste elezioni resta il coronavirus. La Casa Bianca, a dispetto degli 8 milioni e 700 mila americani colpiti dal virus e dei 225 mila morti continua a minimizzare. “Non vogliamo controllare la pandemia – ha detto ieri Mark Meadows, il capo di gabinetto di Trump – abbiamo deciso di puntare sul vaccino e sulle terapie per mitigare la malattia”.
Una resa indecorosa mentre il vaccino è ancora in alto mare e secondo molti esperti, a cominciare dal dottor Anthony Fauci, il virologo più conosciuto in America, anche se a breve se ne dovesse trovare uno che funzioni senza pericoli collaterali, prima di produrlo e distribuirlo ci vorranno almeno sei mesi. Nel frattempo la gente si ammala e muore con un’accelerazione dovuta alla mancanza di misure di contenimento soprattutto negli Stati dove l’uso della mascherina e l’obbligo dei test è volontario. E proprio la mancanza di una politica nazionale per confrontare la pandemia è quello che viene imputato alla Casa Bianca che, per un calcolo politico, ha preferito demandare l’implementazione delle misure restrittive ai singoli Stati.
Le contestazioni contro i governatori, quello del Michigan su tutti, in cui quattordici terroristi di destra avevano progettato il rapimento e l’uccisione di Gretchen Whitmer, sono avvenute proprio per l’obbligo della mascherina e la chiusura forzata di bar, ristoranti, cinema, palestre e luoghi di culto. In questo modo il presidente, senza esporsi, ha capitalizzato e incitato il malcontento popolare contro i governatori “cattivi” tanto che in un comizio a Muskegon, in Michigan, i suoi simpatizzanti in coro gridavano “lock her up”, un arrestatela rivolto alla Whitmer. Un fatto questo che è stato fatto notare al presidente durante l’intervista condotta da Leslie Stahl per il programma televisivo “Sixty Minutes” della CBS andato in onda domenica sera (vedi video sotto). Una serie di domande che non sono piaciute al presidente se ne è andato senza rispondere.
E proprio la tensione elettorale e la mancanza di una strategia politica per confrontare il coronavirus oltre alle incertezze sul futuro contagiano anche Wall Street che affonda. Facebook, invece, vede possibili turbolenze sociali legate a queste elezioni e prende le misure bloccando i post carichi di sensazionalismo, o che incitano alla violenza e alla disinformazione. I timori di Facebook sono anche condivisi da molti governatori che hanno avvisato la Guardia Nazionale di tenersi pronta in caso di disordini causati da gruppi armati.
A Washington continua il braccio di ferro per il sussidio economico tra la speaker della camera dei rappresentanti Nancy Pelosi e il ministro del Tesoro Steve Mnuchin. Un negoziato difficile non solo per l’entità dei finanziamenti, si tratta di un piano che varia da mille e 800 miliardi a quasi 3mila miliardi di dollari e che già il capo della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, ha detto che molti senatori del suo partito sono contrari a questo aumento del debito pubblico.
Sempre al Senato tutto è pronto per il voto che avverrà nel tardo pomeriggio per confermare Amy Coney Barrett alla Corte Suprema (Nel video sotto potete vederlo in diretta o registrato)
Infine molti attori e cantanti hanno dato il loro contributo e si sono schierati in favore di Biden. “Quando penso all’empatia, al carattere e all’esperienza…penso a Joe Biden” ha detto Bon Jovi in un concerto in Pennsylvania tenuto nel weekend in sostegno del candidato democratico. “Joe sa che la mascherina non è un segno di debolezza ma di forza” ha detto il cantante italoamericano. Un lungo concerto al quale hanno preso parte un migliaio di persone mantenendo le distanze sociali in macchina in un gigantesco parcheggio di un Drive Inn. Poi, rivolgendosi alle “suburban women”, quelle che Trump cerca di conquistare puntando sulla paura, ha eseguito “Livin’ on a Prayer” .
Brad Pitt invece ha fatto uno spot (vedi video sopra) per la campagna di Joe Biden in cui definisce il candidato democratico “presidente di tutti gli americani”. L’attore è la voce narrante di un breve filmato in cui si vede l’ex vicepresidente che insieme a Kamala Harris incontra gruppi di elettori e poi su un palco con la moglie Jill. “L’America è un posto per tutti, per quelli che scelgono questo paese e per quelli che combattono per questo paese. Alcuni sono repubblicani, altri democratici, e la maggior parte sta nel mezzo”, dice Brad Pitt osservando che gli americani sono uniti in quel che vogliono da un leader: “Qualcuno che capisca le loro speranze, i loro sogni, le loro sofferenze, che ascolti e che unisca. Che lavori allo stesso modo per chi ha votato per lui e per chi non ha votato per lui. Che sia un presidente di tutti gli americani”.