“Gli italiani si meritano un’Italia libera, forte e indipendente”, “Recuperare la sovranità monetaria” e “Lavoro per tutti”. Sono alcuni dei punti programmatici di ItalExit, il nuovo partito dichiaratamente No Europa fondato dal senatore Gianluigi Paragone.

Ex grillino e conduttore di La7, nel gruppo misto con la carica di senatore dal gennaio 2020 a seguito della sua espulsione votata a maggioranza dei Cinquestelle per aver votato contro la legge di bilancio decisa proprio dalla maggioranza che include il partito di Luigi Di Maio. “Cari uomini del nulla – avrebbe poi dichiarato in una intervista sul Corriere della Sera a seguito della cacciata – io ho quel coraggio che voi avete perso”. E così, l’ex giornalista il 23 luglio 2020, annunzia la nascita del nuovo partito ‘No Europa per l’Italia – ItalExit con Paragone’, per “portare fuori l’Italia dall’Unione Europea”, in chiara contrapposizione alle recenti visioni europeiste del M5S traditore, a suo dire, degli ideali con cui ottenne largo consenso popolare.
Paragone non è uno che le manda a dire, e la sua retorica chiara e diretta ha suscitato l’interesse degli analisti politici convinti che alle prossime elezioni il range di crescita del suo partito possa garantirgli di entrare nuovamente in Parlamento, con exit poll che lo danno al di sopra del 5%.
Come si vede dal sito ufficiale, Paragone sembra aver ben chiara la linea da seguire, con tanto di alleanza oltralpe con Nigel Farage, celeberrimo leader del Brexit Party che ha permesso alla Gran Bretagna di abbandonare l’Unione Europea e le sue logiche macroeconomiche.
Come nasce l’idea di ItalExit? Sentimento personale anti-europeista o contrapposizione a Di Maio e al mutamento delle idee del M5S circa l’Ue?
“Io sono antieuropeista. Era evidente in televisione, e l’ho messo chiaramente nero su bianco nei miei libri. Quando loro mi chiamarono, conoscevano bene il mio profilo, le mie battaglie, e le mie tesi politiche”.
ItalExit e Brexit Party. Esistono dei parallelismi ideologici e programmatici?
“Partiamo dal presupposto sia difficile sovrapporre realtà politiche diverse. Italia e Gran Bretagna hanno società diverse, economie diverse, e problematiche altrettanto differenti. Basti pensare che la Gran Bretagna ha sempre avuto una moneta sovrana mentre l’Italia abbandonò la Lira per aderire alla moneta comune”.

Per come è sviscerato, ItalExit pare un partito di scopo: laddove riuscisse ad avere largo consenso e ad attuare concretamente l’uscita dall’Unione Europea, cesserebbe la sua esistenza o ci sarebbero ulteriori prospettive e battaglie?
“Ovviamente uscire dall’Unione Europea non è un processo semplice, tutt’altro. Non esiste un libretto di istruzione né un percorso univoco. Noi diciamo ‘no’ all’eurozona in quanto abbracciamo altre idee macroenomiche per il Paese. Il nostro percorso non si esaurisce nella opzione di uscita: l’Italia deve prendere atto dei suoi mezzi e delle sue potenzialità nella economia mondiale”.
A livello nazionale ci sono affinità tra ItalExit ed altri partiti nostrani, magari la Lega…
“Affinità ne abbiamo con chiunque abbracci l’idea di voler uscire dall’Europa, come tutti i movimenti che si stanno costituendo oltralpe che vorrebbero l’uscita degli Stati dall’Ue. Noi abbiamo contatti importanti con questi movimenti. Occorre però specificare che, allo stato attuale, noi siamo gli unici a enunciare apertamente di voler uscire, a differenza di altri che blaterano “Vogliamo migliorarla” anziché “Vogliamo renderla più giusta”. Noi non ci crediamo proprio ad una narrazione di questo tipo. Noi vogliamo uscire in quanto siam certi che all’Italia, nel recinto europeo, nessuno regalerà nulla. Il rapporto tra il nostro Bel Paese e l’Unione Europea è alla stregua del vassallo e del suo potere feudale, tutto qui”.
Trapela dunque la sensazione che esistano organismo e organizzazioni sovranazionali interessate a mantenere l’Italia nell’Unione Europea con lo scopo di mantenere la delegittimazione della sovranità nazionale…
“Beh, l’Unione Europea è un meta-Stato, un Impero di Maastricht, che soffoca gli altri Paesi e le altre democrazie che si esprimono negli altri Paesi”.

Le affinità con Nigel Farage non teme possano rifilarle, a lungo andare, qualche accusa simil-xenofoba, proprio in relazione ad alcune vicende politiche personali del britannico? Sulle politiche migratorie qual è la vostra posizione?
“A me di apparire buono e di avere il consenso di chi attribuisce etichette non importa alcunché. Sulla immigrazione siamo molto duri: è il punto forte dell’Unione Europea che adopera le logiche migratorie per smontare gli Stati. Dall’alto il potere finanziario, dal basso i flussi migratori. Flussi che non nascono autonomamente ma come reazione ad eventi appositamente cagionati nei paesi di origine. La Francia, ad esempio, ha una grandissima responsabilità sulle migrazioni provenienti dalle sue ex colonie perché di fatto sfrutta ancora questi suoi stati, dalla moneta allo strapotere di determinate multinazionali francesi, a loro volte protette dall’esercito nel chiaro intento di difendere gli interessi di Parigi. Dobbiamo prendere atto che il processo migratorio abbia delle cause e dei responsabili noti. Al di là di quello che è un naturale tentativo di ricercare degli spazi di libertà, i numeri sono troppo grandi per pensare si riduca tutto a quello. Certo, c’è una parte di fabbisogno, ma una grande fetta di operazioni geopolitiche ed economiche atte a disarticolare gli stati nazionali. Il modello neo-liberista ha come obiettivo quello di smontare, disaggregare, per far prevalere il concetto di impero”.
ItalExit che struttura avrà? Partito o movimento?
“L’obiettivo è il partito così sia le regole che l’articolazione saranno ben chiare fin dall’inizio”.
A proposito di regole di associazione, noto fu l’ostracismo del M5S verso i massoni, arrivando persino a ipotizzare una legge che vietasse la partecipazione politica di costoro. ItalExit che posizione ha in merito?
“La massoneria è in buona parte europeista, disarticola gli Stati; non ho una grande simpatia per loro né grandi affinità ideologiche. La matrice del pensiero massonico vuole superare gli stati, basti prendere la sua storia in Italia”.

Dovendo accostare ItalExit più a destra o più a sinistra, dove lo collocherebbe?
“Oggi non puoi essere di destra né di sinistra. Bisogna abbracciare gli scopi. Ben venga chi appoggia l’idea di abbandonare l’Unione Europea. Io non mi sognerei mai di dire che Mario Draghi sia candidabile al Quirinale perché non puoi propinare uno scopo per poi fare dichiarazioni simili”.
Quindi non esistono dialoghi con altri partiti anche minoritari, magari estremisti, attualmente?
“No: a me bastano le insegne del mio esercito”.
Quindi, ripeto, mi conferma che il tutto nasca da un reale sentimento antieuropeista e non anti-dimaiano?
“Figuriamoci se per me Luigi Di Maio possa rappresentare una preoccupazione maggiore dei danni dell’Unione Europea. Di Maio è un politico che sta impigliato nel piacere del godimento del sistema di potere attuale, ma un partito contro il Movimento Cinque Stelle non mi interessa per nulla”.
Referendum del 20 e del 21. La sua posizione personale?
“Io voterò ‘Sì’, ma è un voto che nasce da un ragionamento meramente politico. Siamo nel bicameralismo perfetto pertanto il problema non è il numero dei deputati o dei senatori. Il punto è la centralità. Per me è importante sottolineare la centralità del Parlamento quindi ragionare sul numero dei parlamentari è davvero relativo. Peraltro c’è un paradosso in chi vota ‘sì’: costoro, spesso e volentieri, non vogliono la centralità parlamentare tant’è che lo stanno svilendo e svuotando tra DPCM e decreti vari. Siamo completamente nella bolla governativa. Io credo che il parlamento sia fondamentale nella messa a fuoco delle grandi sfide del domani. Inoltre son convinto che un Parlamento a numero ridotto sia anche più efficace oltreché efficiente. L’importante è il mantenimento e la salvaguardia del bicameralismo perfetto: avessero toccato il bicameralismo, avrei votato ‘no’ alla riduzione dei parlamentari”.
Ha rivangato l’amicizia e le simpatie politiche con Farage a livello occidentale. Altre alleanze in Occidente? Magari, non so, un Putin…
“Certi scenari geopolitici implicano fondamentali chiari e netti. Le mie posizioni sono assolutamente filoamericane. La Russia è un pezzo della cultura europea e non ho paura ad ammetterlo e ad apprezzarlo. Alcune sfaccettature culturali russe, come la letteratura, sono chiaramente più affini a noi italiani di un Kerouac. Però va riconosciuto che gli Stati Uniti d’America, a prescindere dall’orientamento politico del governo di turno abbiano sempre riconosciuto un ruolo, talvolta centrale, all’Italia e alla sua cultura. Non sono mai stato particolarmente affascinato dalle sfide cinesi piuttosto che russe. Sono interlocutori importanti però il posizionamento deve esser chiaro. Insomma, un filo-atlantismo chiaro per rivendicare la centralità dell’Italia nel Mediteranneo, mettendola nel solco di una tradizione che è sempre stata riconosciuta strategicamente dagli USA. Mentre la Cina, ad esempio, vorrebbe utilizzare l’Italia e lo farebbe con un atteggiamento di non reciprocità, gli USA ha sempre capito e apprezzato il ruolo del Bel Paese, senza metterle il guinzaglio”.