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ll giorno dopo l’uragano Woodward: le bugie di Trump sul covid pesano come macigni

Le registrazioni ascoltate nelle interviste con il giornalista autore del libro "Rage", hanno causato una scossa anche nella campagna elettorale di Joe Biden

Massimo JausbyMassimo Jaus
Time: 5 mins read
La copertina del libro di Bob Woodward

E’ un’ America ancora incredula quella che si è svegliata il giorno dopo le clamorose rivelazioni di Bob Woodward scritte nel suo libro Rage in cui il giornalista afferma che il presidente Donald Trump era a perfetta conoscenza della pericolosità del coronavirus già dalla fine di gennaio e che decise di minimizzare l’insidiosità della malattia per non gettare il Paese nel caos. Dichiarazioni confermate dallo stesso presidente e rese note in una lunga serie di interviste fatte dal giornalista a Donald Trump, tutte registrate, rese pubbliche nel giorno in cui gli Stati Uniti hanno superato le 190 mila vittime di covid-19. Rivelazioni che hanno nuovamente spostato  l’attenzione pubblica sul virus vanificando la retorica della Casa Bianca che cercava disperatamente di spostare l’opinione pubblica su “legge e ordine”, minimizzando la pericolosità della pandemia. 

Se la prende pure con Bob Woodward  e con Joe Biden: “Avevano le informazioni da molti mesi – dice il presidente-  Se pensavano fossero così sbagliate o pericolose, perché non le hanno immediatamente rese pubbliche per salvare vite umane? Non avevano un obbligo a farlo?” Poi parlando di Biden dice: “Sapeva che le mie erano risposte corrette e adeguate alla situazione”. E Biden di rimando: “Sicuramente il presidente ha visto gli avvertimenti e gli allarmi che gli venivano mandati, ma non li ha capiti. Avrà guardato i preoccupanti rapporti, ma non ne ha capito il contenuto”.

Il giorno dopo, mentre l’America si prepara a ricordare le vittime dell’11 settembre, i commentatori televisivi, anche quelli di Fox News, fedelissimi a Trump, si interrogano perplessi sia sulla mancanza di chiarezza da parte del presidente sia sulle misure di contenimento del virus dato che il capo della Casa Bianca,  ostinatamente, ancora oggi, rifiuta di mettersi la mascherina e fa comizi dove i suoi sostenitori si accalcano tutti senza mascherina proprio come alla Convention repubblicana. Nelle interviste a Bob Woodward, Trump si confida affermando che gli è stato detto che il virus si trasmette nell’aria ed è pericolosissimo, molto, ma molto più letale della normale influenza. “Cinque volte più letale” afferma il presidente.

Biden vs Trump (Illustration by Antonella Martino)

Come è noto nel corso dei mesi Trump ha affermato che per sconfiggere il virus bastava bere un po’ di candeggina. Ha cercato in tutti i modi di rallentare e bloccare i tamponi. Ha poi detto che il vaccino sarebbe stato pronto prima delle elezioni proprio nel giorno in cui AstraZeneca, una delle megasocietà farmaceutiche che lo sta preparando, ha sospeso i test perché troppo pericolosi sull’uomo. Ed è forse per questo che in un sondaggio eseguito dalla Kaiser Family Foundation condotto tra il 28 agosto e il 3 settembre viene evidenziato come il 62 per cento degli americani ritenga che le pressioni politiche della Casa Bianca spingano la Food and Drug Administration ad approvare un vaccino.

Tanto scetticismo quindi sulla effettiva efficacia e tanta apprensione sui possibili effetti collaterali. “Una situazione difficilissima gestita caoticamente. E’ evidente la mancanza di leadership” afferma Joe Biden a Jake Tapper della Cnn che lo ha intervistato in Michigan dove l’ex vicepresidente si trovava per una serie di comizi.

Un po’ alla volta tutte le bugie, le mezze verità del presidente, gli “alternative fact”, si stanno rivelando per quello che sono. E non aiutano di certo il presidente le nuove rivelazioni fatte da funzionari di altissimo rango che accusano la Casa Bianca di gestire i servizi segreti a proprio uso e consumo e soprattutto di non indagare sulla disinformazione e sulle ingerenze elettorali dei russi e dei movimenti dei suprematisti bianchi.

Trump and the Covid-19 pandemic in the USA in an illustration by Antonella Martino

Sempre nel libro di Bob Woodward un capitolo è dedicato proprio a questo: sul modo ossessivo in cui il presidente vuole bloccare qualsiasi indagine dei servizi segreti e dell’FBI sulle interferenze russe. In una intervista, resa nota nelle pagine di Rage, l’ex direttore della National Intelligence, Dan Coats, dice a Bob Woodward che secondo lui Trump è ricattato dai russi. “Non so cosa sia” afferma Dan Coats “ma la mia impressione è che i russi abbiano materiale compromettente sul presidente e lo continuino a ricattare”. E questa potrebbe essere una logica spiegazione alla decisione presa da John Ratcliff, direttore della National Intelligence, di non fare più le informative di persona ai congressmen, ma di mandare quotidianamente un rapporto solo ai membri della Commissione sui servizi segreti del Senato. Anche il segretario al Department of Home Security, Chad Wolf, avrebbe fatto pressioni sugli analisti dei servizi segreti per insabbiare le indagini. Almeno secondo quanto affermato da Brian Murphy, responsabile dell’Intelligence e analisi del Department of Homeland Security. E lo ha fatto mettendo nero su bianco in una denuncia presentata all’Office Of Special Council, l’organo federale che indaga anche sugli abusi e sugli insabbiamenti delle inchieste dipartimentali. Inoltre Brian Murphy afferma di aver avuto pressioni per non svolgere indagini e analisi anche sui gruppi dell’estrema destra dei suprematisti armati che fanno i vigilantes nelle città delle proteste di Black Lives Matter e gli è stato ordinate di indagare invece solo sulla sinistra radicale.

In questo clima infuocato la battaglia elettorale si consuma in questi giorni nella “Rust Belt”, la “cintura arruginita” composta dagli Stati dove l’industria pesante americana è in profonda crisi. Michigan, Pennsylvania, Ohio, Illinois, sono Stati considerati elettoralmente “incerti” perché tra disoccupazione e decentramento urbano hanno perso forza lavoro ed elettori. Detroit in otto anni ha visto diminuire di un terzo i suoi abitanti. E mercoledì, in Michigan, lo Stato dove hanno la sede le maggiori case costruttrici di automobili e dove la la forza lavoro, in questi tempi di coronavirus, è duramente provata, è intervenuto Joe Biden che ha tenuto un comizio organizzato dai sindacati dell’auto. In Michigan, secondo l’indagine demoscopica del Detroit News, Biden ha 5 punti di vantaggio su Trump, 47 a 42 con il 7 per cento degli elettori ancora indecisi. Il Michigan è lo Stato con un indice di disoccupazione al 22,7 per cento, la seconda maggiore degli Stati Uniti, dopo il Nevada (che è al 28,2%). Ed è qui che Joe Biden si trovava quanto tutti i canali news hanno dato la notizia dell’intervista di Bob Woodward a Trump.

Joe Biden nell’illustrazione di Antonella Martino

“Non ha fatto il suo lavoro, di proposito. È stato un tradimento gravissimo del popolo Americano – ha detto Biden – ha fatto una mossa  spregevole, un inadempimento del proprio dovere. È una vergogna, Trump è inadatto al proprio compito”.  In questi Stati milioni di americani sono senza lavoro, senza assicurazione medica, senza soldi per pagare affitti, mutui, auto, poter fare la spesa. Milioni di disoccupati poco sensibili alla “minimizzazione” decisa da Trump delle conseguenze del Coronavirus.

La settimana scorsa Biden era stato in Wisconsin e in Pennsylvania dove tornerà domani per il memorial  dell’11 settembre che si terrà in un campo  a Shanksville, dove il volo 93 della United  precipitò dopo che a bordo i passeggeri si ribellarono ai terroristi .

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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