Lo scorso Giovedì 27 Agosto si è tenuto ad Albano Laziale in Piazza Pia il comizio del centro-destra a sostegno dei candidati a Sindaco dei Castelli Romani. Il leader della Lega Matteo Salvini ha tenuto un discorso a favore dei rappresentanti del partito politico da lui guidato. Il “Capitano” è stato accolto tra le acclamazioni favorevoli dei suoi sostenitori, ma anche dai cori castellani contrari a ciò che i suoi ideali politici rappresentano.

Mi sono recata all’appuntamento presso la piazza per assistere e riportare ai miei lettori il programma politico proposto dai candidati sindaci per le prossime elezioni comunali. Purtroppo, non sono in grado di trascrivere ciò che è stato detto o le scelte politiche del centro-destra, poiché mi è stato vietato l’accesso al comizio essendomi presentata alle transenne di ingresso come cittadina apartitica, né a favore né contro. Qui di seguito non troverete quindi il programma elettorale della Lega nella provincia di Roma, ma delle riflessioni su quella che rischia di diventare la politica italiana: un sistema inquinato da scissione, faziosità e negazione dei diritti del cittadino.
La giornata del 27 Agosto ha assistito ad una divisione netta e fisica dell’elettorato: i sostenitori di centro-destra dentro la piazza (formalmente pubblica e libera), tutti gli altri fuori. Ciò ha precluso alla maggior parte dei cittadini dei Castelli il diritto di informarsi e di prendere parte ad un comizio pubblico, il cui scopo avrebbe dovuto essere proprio quello di informare il popolo votante su posizioni politiche e programmi elettorali.

La manifestazione è stata presieduta e controllata dalla polizia in assetto antisommossa, la quale ha disposto camionette ad ogni entrata della piazza per impedire l’accesso incondizionato all’evento. Presenti sul luogo anche la Digos, i carabinieri e la guardia di finanza. Basandosi su meri stereotipi riguardanti l’abbigliamento e l’apparenza, le forze dell’ordine hanno vietato l’accesso sia ai sostenitori di pensieri politici opposti a quelli del centro-destra, sia a persone che a domanda si sono dichiarate apartitiche. Occorre a questo punto precisare che la discussione non si pone sulla disposizione concernente il controllo dell’afflusso delle persone da parte della polizia, il quale aveva fissato la capienza massima della piazza a 300 individui causa Covid-19. Il problema alla base di quello che è stato il comizio della Lega è stato fin dall’inizio la scelta di permettere al solo elettorato sostenitore di assistere ad un evento politico pubblico svolto in una piazza libera.
Essendomi stata vietata la presenza al comizio, mi sono seduta pazientemente vicino l’entrata bloccata dalla polizia. Lì ho avuto modo di scambiare qualche parola con ragazze e ragazzi tra i 20 ed i 35 anni a cui era stato interdetto l’ingresso in base al colore dei capelli ed all’abbigliamento “non leghista”, secondo lo stereotipo. Tra lo sbigottito e l’incredulo, il sentimento comune era l’avvilimento: eravamo delusi, poiché lo Stato ci chiama al voto ma al contempo ci impedisce di informarci su chi votare. Non volevamo seguire una diretta Facebook del comizio, social che spesso è un filtro all’informazione. I giovani italiani, frequentemente criticati dagli stessi politici che li rappresentano, erano in fila fuori la piazza per informarsi e per trarre le proprie conclusioni su un programma elettorale che poteva essere condiviso o meno. Non c’erano cartelli di disprezzo o cori anti-Salviniani: quelli si trovavano dall’altra parte della piazza. C’era solo voglia di fare politica, un diritto negato e troncato sul nascere. Inutile a dirsi, la polizia mi ha anche proibito di scattare una foto della piazza (luogo pubblico) dal piccolo spiraglio che si intravedeva tra una camionetta e l’altra.

Verso le 17 l’assemblea si è conclusa. Per tutta la durata del discorso appena fuori la piazza manifestavano le Sardine ed altri oppositori del centro-destra. Il “Prima gli Italiani” della Lega opposto agli striscioni “Prima gli Sfruttati” firmati “Antifascisti/e dei Castelli”. Una lotta tra fazioni e ideali politici: una lotta che la polizia ha cercato di evitare sfociasse nella violenza, ma a rimetterci è stato il diritto di informazione del cittadino e la democrazia della Repubblica italiana.
È stata una giornata di divisione, ma vorrei riportare un aneddoto rincuorante al quale ho assistito alla fine del comizio. Mentre i sostenitori del centro-destra lasciavano la piazza, io mi trovavo nel mio posticino vicino le camionette insieme agli altri ragazzi lasciati fuori o perché apartitici o perché avevano treccine nei capelli. Davanti ai miei occhi un leghista che usciva dal comizio della Lega ha riconosciuto in uno degli esclusi, uno di quelli a cui era stato negato il diritto di informazione a causa dei suoi dreads, uno dei suoi amici. Pur non condividendo gli stessi ideali politici, i due si sono salutati calorosamente, ed è in quel saluto che ho visto quella che dovrebbe essere la Politica. Un luogo di incontro, di espressione e di libertà: un’arena in cui la violenza lascia spazio al confronto. È in quel momento che la divisione e la faziosità hanno lasciato posto a quello che siamo: animali sociali, come diceva Thomas Hobbes, ed esseri umani.

La libertà di manifestazione del pensiero (e dunque di accesso ad una piazza pubblica), protetta dall’articolo 21 della Costituzione italiana, è venuta meno ai Castelli Romani, lasciando l’amaro nella bocca di molti cittadini votanti. La polizia probabilmente ha agito in questo modo per evitare sommosse, ma questo non può giustificare la contrazione dei diritti dei cittadini all’accesso all’informazione in una società che si proclama democratica.
La denuncia di questo articolo non è rivolta al partito, ma alla scelta di permettere l’accesso in piazza ai soli sostenitori. Ciò ha causato non solo l’esclusione e la divisione dei cittadini ad un evento che avrebbe dovuto solamente presentare delle posizioni politiche, ma anche l’impossibilità di informare le persone sui programmi della Lega. Questa strategia, dunque, potrebbe costare al centrodestra, il quale si è precluso l’evenienza di un ampliamento del suo elettorato.