È un ring fiammante quello su cui combattono Nello Musumeci, governatore della Sicilia e Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio.
Musumeci, nella notte del 23 agosto, aveva firmato un’ordinanza che recitava: “Entro le 24 di domani, tutti i migranti presenti negli hot-spot e in ogni centro di accoglienza della Sicilia dovranno essere improrogabilmente trasferiti in strutture fuori dall’isola”. La misura era stata presa a causa dell’impossibilità di garantire la permanenza nell’isola nel rispetto delle misure sanitarie di prevenzione del contagio. Ma non era finita lì. Nell’articolo 2 il governatore ricordava come “al fine di tutelare e garantire la salute e la incolumità pubblica, in mancanza di strutture idonee di accoglienza, è fatto divieto di ingresso, transito e sosta nel territorio della Regione Siciliana da parte di ogni migrante che raggiunga le coste siciliane con imbarcazioni di grandi e piccole dimensioni, comprese quelle delle O.N.G”, per poi concludere: “La mancata osservanza degli obblighi di cui alla presente ordinanza comporta le conseguenze sanzionatorie previste dalla legge vigente”.

C’è però un problema: quella dei migranti è una materia di competenza statale. La ripartizione tra lo Stato e le Regioni è precedente alla revisione costituzionale, che nel 2001 ha attribuito in via esclusiva allo Stato sia la “condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea”, che la “immigrazione”, come viene sancito dall’articolo 117 comma 2 della Costituzione. È per questo motivo che il governo ha deciso di fare ricorso al Tar contro l’ordinanza di Musumeci e a farlo dovrebbe essere stato proprio lo stesso premier Conte. A livello giuridico, una volta che l’atto viene impugnato dall’esecutivo, questo perde di validità. Attaccato da Palazzo Chigi e dalla maggioranza, Musumeci si difende sostenendo che “l’ordinanza del presidente della Regione è adottata sotto il profilo sanitario e quale soggetto attuatore dell’emergenza Covid-19. Quindi non incide sulla materia ‘migranti’, che è competenza statale, ma sulla idoneità delle strutture sotto il profilo sanitario a rispettare le misure e linee guida scientifiche sulla pandemia”.

Di fianco a lui, tutta la destra italiana, capeggiata dal più moderato dei partiti d’opposizione: Forza Italia. Tante sono state le voci del gruppo di Silvio Berlusconi arrivate in favore di Musumeci. “L’ordinanza del governatore della Regione Sicilia – ha scritto la deputata Mariastella Gelmini – è comprensibile. Il governo ha completamente ignorato l’emergenza immigrazione, ha messo la testa sotto la sabbia e portato all’esasperazione un’intera comunità. Che fine hanno fatto i proclami di Conte?”. Più diretto, invece, Maurizio Gasparri, che ha twittato “Il presidente della Sicilia Musumeci ha pienamente ragione nel cacciare gli immigrati. Il Viminale è dalla parte sbagliata”.
Insomma, la delicata situazione siciliana si trasforma nell’ennesimo caso su cui maggioranza e opposizione decidono di scontrarsi. Gli unici a rimanere nell’ambiguità sono i 5 stelle, che sul tema dell’immigrazione non hanno mai avuto le idee chiare. Intanto, i casi di coronavirus continuano ad aumentare e la tensione sale con essi. Musumeci continua a difendere la propria ordinanza e lo fa con l’appoggio solido delle forze politiche che lo sostengono.
Il governo, però, non fa sconti. “Le misure presentate da Musumeci interferiscono direttamente e gravemente con la gestione del fenomeno migratorio, materia di stretta ed esclusiva competenza dello Stato, producendo effetti diretti a carico di altre regioni”. La vittoria, per ora, va dunque a Palazzo Chigi, ma l’impressione è che questo sia soltanto uno dei tanti round dell’infinito duello politico tra Roma e una regione a statuto speciale.