Soluzionisti e Covid-19: siamo arrivati all’app-ficazione della politica
Lo stato di salute della democrazia al tempo del coronavirus si deduce quando il Presidente degli USA pensa alla possibilità di iniettarsi del disinfettante...
Beh anche in Italia, dove per sconfiggere il Covid 19, hanno proposto di tutto, dalle uova alla candeggina, dal sole a 25 gradi alla vitamina, nessuno aveva mai osato tanto. E il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump per un attimo si è sostituito ad un altro Dottore molto ascoltato, Dottor Google, e ha sparato la sua: “Vedo che il disinfettante lo distrugge in un minuto. Un minuto. Non c’è un modo di fare qualcosa di simile, iniettandolo? Sarebbe interessante verificarlo. Non sono un dottore sono qui per illustrare delle idee”.
Nelle ore successive sono circolate notizie di tutti i tipi in Italia. Che dietro la sparata del Presidente Usa ci sia un predicatore e che addirittura oltre 100 persone ci hanno provato a iniettarsi del disinfettante.“L’idea di iniettare o ingerire qualsiasi tipo di prodotto disinfettante nel corpo è irresponsabile è pericolosa”, secondo l’esperto pneumologo Vin Gupta, sentito dall’Huffington Post ”è un metodo comune che le persone usano quando vogliono uccidersi”.
E’ giusto partire da qui per riaffermare che la pandemia ha stravolto le nostre vite e ha sconvolto gli equilibri che pensavamo si fossero stabili. Il mondo globalizzato, e ormai travolto dalla tecnologia, pensava di essere invincibile: chi avrebbe immaginato che le sorti del pianeta sarebbero totalmente cambiate per un virus killer la cui provenienza è ancora ignota. Una pandemia non ti avvisa, di certo, quando arriva.
Tanti gli eventi degli ultimi quattro anni: la Brexit, l’elezione di Donald Trump, l’ascesa e la caduta di Jeremy Corbyn e di Bernie Sanders tantissimi i cambiamenti d’ideologia, dal globalismo al nativismo o dal neoliberismo alla socialdemocrazia. Tutte le ideologie che in passato apparivano così intransigenti e radicali si sono dimostrate incapaci a reagire.
Trump and the Covid-19 pandemic in the USA in an illustration by Antonella Martino
Si è soliti dare la colpa al neoliberismo, ma questo è solo il volto di una falsa retorica che va avanti da tempo immemore.Al centro del “soluzionismo” si pone la teoria del sociologo e giornalista bielorusso, Evgeny Morozov, uno dei più grandi esperti mondiali di nuove tecnologie, da oltre 10 anni sostiene che c’è un colpevole anche di quanto ci sta accadendo: “l’ideologia apparentemente post-ideologica del soluzionismo”. Chi adotta il soluzionismo utilizza misure, in teoria pragmatiche, ma che mantengono la macchina del capitalismo globale.
Evgeny Morozov
“Oggi siamo tutti soluzionisti: il covid-19 sta allo stato soluzionista come l’11 settembre sta allo stato di sorveglianza. Tuttavia le minacce che pone alla democrazia sono più sottili, e quindi più insidiose. Si è molto parlato di come Cina, Corea del Sud e Singapore, con il loro approccio verticistico alla crisi del covid-19, abbiano usato applicazioni, droni e sensori per dire ai cittadini cosa possono e non possono fare. Gli autoproclamati difensori del capitalismo democratico in occidente, come prevedibile, si sono affrettate a rimproverarle. Una simile retorica non può che finire con una app-ificazione della politica”. Così l’emergenza sanitaria del secolo viene ridotta a discussioni “pragmatiche” sulla progettazione di erogatori di sapone e lavandini”.
Secondo Morozov esistono cittadini-consumatori, aziende e governi. “In mezzo non c’è molto altro: né sindacati, né associazioni di cittadini, né movimenti sociali, né istituzioni collettive tenute insieme da sentimenti di solidarietà”. Ma il soluzionismo apre ad un’altra pericolosa tendenza che stiamo vivendo. Come scrive ancora il sociologo bielorusso:
mi aspetto che i governi riversino miliardi in quella che, un anno fa, ho definito la “tecnologia della sopravvivenza”: Tecnologie digitali che permetteranno al capitalismo di andare avanti, alleviando nel frattempo alcuni dei suoi problemi. Questo rafforzerà anche la legittimità dello stato soluzionista, che potrà vantarsi di aver respinto “l’opzione cinese”. D’altra parte, visto che viviamo tutti in un mondo che è stato digitalizzato da grandi aziende affamate di dati, lo stato cerca di incassare una parte dei profitti che derivano dalla sorveglianza. La digitalizzazione guidata dalle aziende ha permesso ai governi di fare a loro volta vari interventi soluzionisti favorevoli al mercato”.
Probabilmente abbiamo la necessità di una politica post-neoliberista che ci porti fuori da questa terribile crisi mondiale. Inoltre, è necessario ricercare una politica post-soluzionista.
Il dramma di dare una risposta tecnologica al covid-19 dimostra quanto abbiamo bisogno di politiche post-soluzioniste. In un paese come l’Italia le alternative sono poco entusiasmanti.
A parte lavarci le mani, così come ci dice Mozorov e come ci viene consigliato dagli esperti, avremo la possibilità di vivere la nostra vita, magari non come eravamo abituati, ma pensando che può esistere ancora la democrazia, la solidarietà e il senso di comunità.
E che magari si possa andare oltre il lavarsi le mani e trovare un’App per ogni problema.
“Il potere è fare le cose per gli altri”. Questa frase scritta nella piccola sacrestia di un prete cristiano caldeo a Bagdad è quella che mi ha sempre accompagnato nelle mie esperienze umane e professionali. Amo leggere, scrivere, ma soprattutto quando posso narrare. Mi piace, come sosteneva Enzo Biagi, raccontare storie di persone comuni. Scrivo da quando avevo 14 anni. Fin da giovane ho coltivato la passione del giornalismo. Oggi insegno, nell’ambito della sociologia, comunicazione istituzionale e teorie e tecniche del linguaggio giornalistico all’Università di Messina. I miei territori di ricerca comunicazione e giornalismo con focus costanti sul rapporto tra adolescenti e nuove tecnologie, la comunicazione politica, sociale e pubblica. Sono un siciliano che ama il “lato giusto” della Sicilia. Vivo con il sogno prima o poi di trasferirmi negli Stati Uniti.
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