Se si dovesse scegliere una parola per definire lo stato presente della vicenda politica italiana, l’unica che sembrerebbe poter soccorrere è: “soporifero”. Ma forse meglio sarebbe dire: “sedato”.
La sedazione dice subito di una volontà, e di uno scopo a cui quella è preordinata, o che comunque ne rende più efficace e pronto il conseguimento.
Ma qui non si tratta di considerare diversamente le lunghe, assidue ed esagitate manifestazioni dell’ex Ministro Salvini, rispetto al tratto ipnotico che domina il Governo Conte II.
Già prima, sappiamo, il Presidente Conte aveva eletto l’ombra a strumento fedele per condividere leggi e azioni promosse all’insegna del clamore e del comizio permanente: rilanciati tanto dalla Lega, quanto da più sciorinanti suoi colleghi di Movimento: il Ministro Bonafede 2, con il suo mortifero annuncio di ridestare le Pandette di Stalin dal loro apparente sonno liquidatorio; o Di Maio; più o meno su tutto, dovendo costui sempre compensare il nulla di idee e di intendimento, con forsennati rincalzi vocali e dichiarativi.
Qui, invece, sedato non è, o non è solo, il Governo: è l’insieme della cd pubblica opinione; dai variamente blasonati registi del commento, ai loro più pulviscolari emuli social.
Il Parlamento? Lo “tagliamo”. E che problema c’è?
Renzi è contento. Di Maio e il M5S, manco a parlarne, dato che è la loro “promessa”, e ci farà “risparmiare 500 milioni”, come con innato spirito da foro boario viene ruttato bellamente. Salvini, essendosi dimostrato letteralmente “disposto a tutto”, ha ripetutamente rassicurato che Lui, sul “taglio” c’è.
Il Pd? Ecco, il PD non mancherà nemmeno: ma, essendosi vocato ad una dorotea irresponsabilità, ci tiene a precisare che, sì, va bene “il taglio”: però “dentro il contesto chiarito al momento della formazione del governo e che comprende tre elementi di sistema”. Quali: “un ripensamento delle leggi elettorali a partire dai problemi di pluralismo”, “un adeguamento dei regolamenti parlamentari”, e “una riforma costituzionale integrativa che affronti alcune questioni di garanzia e di equilibrio costituzionale”, nell’incipriata presentazione del Prof. On. Stefano Ceccanti, del PD.
Qualcuno, fra una cattedra e un talk, inarca un sopracciglio? Sottoscrive e promuove un manifesto? Pone la questione, sempre rilevante per secernere il grano dal loglio democratico, di “chi” avanza una proposta”? Niente da fare. Il M5S è ora “sotto controllo”: e amen.
“Chiudere i porti” era un’azione politica vessatoria, tuttavia così scoperta, da essere in realtà vanificata dalla sua stessa arbitraria velleità: alla fine, gli sbarchi intervenivano.
La sofferenza contro l’uomo e la sua individuale libertà, c’era, risultando però transitoria.
Ma la “prescrizione mai” incide sulla dignità e sulla libertà di ciascuno in misura incomparabilmente maggiore; lo lascia “sospeso” in una dimensione indefinita, di cui è certa solo l’incertezza, legale solo la prevaricazione, perseguita la volontà di resistervi.
La “prescrizione mai” è la quintessenza del totalitarismo (che comprende il comunismo sovietico e sovietizzante, come di recente ha finalmente affermato anche l’Unione Europea; in questi termini, è più del Fascismo, non fosse per il fatto che una prescrizione di fatto soppressa, nemmeno quella Dittatura, ufficialmente proclamatasi tale, l’aveva mai stabilita.
Eppure: di nuovo, il M5S e il suo lugubre Ministro Bonafede, ghignano della loro nequizia costituzionale: e questo si sapeva. Ma gli altri? Il PD? E Renzi? Non dicono sì: peggio, lo dicono senza nemmeno dirlo. L’On. Andrea Giorgis, Sottosegretario alla giustizia, su questo abominio, ha alluso a non meglio precisate “posizioni diverse”, ma, aggiungendo: “in assenza di una certezza dei tempi del processo”. Quanto a dire, senza farla troppo lunga, che accozzata alla meglio una qualche pastetta sui “tempi del processo”, “la prescrizione eterna” potrà ben risultare plausibile; non per nulla, sui “tempi del processo” c’è ancora l’oracolo Bonafede, ad indicare la via: “Con la riforma della giustizia, l’80% dei processi penali dovrebbe finire entro 4 anni” . Pare quasi un controcanto.
E Renzi (citiamo dal Fatto Quotidiano, che è più in tono con la complessiva armonia): “Sul sorteggio al CSM, sono d’accordo con Bonafede”,): che, anche a voler tacere sulla cultura biscazziera implicata da una simile idea, ambiguo e pernicioso espediente per non assumere alcuna decisione politica su Vostro Onore, pare modo obliquo per dirsi disponibili a discutere di “questa” prescrizione: se è vero, come è vero, che Bonafede ha chiosato: “Sulla prescrizione sono pronto a parlarne con Renzi” .
Sentito niente? Editoriali? Penne infuocate? Stato di diritto “liberal”?
Così vanno le cose, in questo circolo di compagnia in cui pare risolversi, ogni giorno di più, la vita democratica della nostra sventurata Repubblica. E staremo a vedere sull’IVA, su Quota Cento, sul Reddito di Cittadinanza. Su come potrà essere sprecato il credito economico, e non solo economico, in qualche modo piovuto dalle contrade europee.
Intanto, “Troncare e sopire”. “Sopire”, soprattutto, come ammoniva il manzoniano Conte-Zio: epitome incarnata della perenne malattia gesuitica, fomite e annuncio di paludi secolari.