I risultati delle elezioni in Italia hanno rispettato appieno le previsioni dei sondaggi premiando la Lega a primo partito in Italia come forza rappresentate a Bruxelles con un 32% di consensi che rappresenta il punto più alto nella storia di questo partito che solo pochi anni fa poteva contare su una adesione che superava di poco il 10%. (Qui trovate tutti i dati definitivi del Ministero degli Interni sulle Elezioni Europee in Italia).
Nel resto d’Europa le forze populiste non hanno sfondato come si prevedeva ma certamente copriranno un ruolo non certo marginale nello scacchiere delle decisioni dell’Unione quale terza forza europeista mentre del tutto inaspettata è stata la larga affluenza di voti ottenuti dai verdi in Germania. Nel nostro paese l’immagine più sbiadita invece è quella del Movimento pentastellato, le cui 5 stelle appaiono, oggi come non mai, cinque neon sbiaditi di una insegna luminosa la cui luce oramai fioca e smorta con il risultato di 17,07 % ha perso quella forza viva e pulsante di un tempo. Solo il sud, pur di non votare Lega, ha rinnovato la fiducia nel movimento che in un anno di governo ha perso la metà dei suoi elettori fuggiti e confluiti verso la Lega e verso un redivivo PD che con il suo 22,69 % torna ad essere la seconda forza politica in opposizione pronta per la sfida delle prossime elezioni politiche nazionali.
Il prezzo più caro lo pagano le sinistre e la loro ottusa fissazione nel chiudersi a riccio e restare eternamente restii ad alleanze con un socialismo europeo moderato. Non è da poco tempo che vige una precisa presunzione e supponenza di una sinistra che non riesce a sganciarsi da quell’eccessiva coscienza ideologica che la relega in un costante isolamento che prende forma e consistenza nelle urne dei seggi elettorali con percentuali di voto troppo basse. Una linea di condotta errata e collocata in un periodo storico e politico che più nulla ha a che fare con gli anni 60 e 70 dove la politica era alimentata da una precisa cultura ideologica di alto spessore e un entusiasmo che ha scritto la storia di una Italia comunista in opposizione con una maggioranza costituita dal centrismo cattolico democristiano.
La Lega, all’indomani delle elezioni, festeggia un risultato oltre ogni più rosea previsione ma adesso, fiera di sentirsi legittimata a contare di più per “acclamazione di voto popolare”, dovrà decidere se è il caso o meno di staccare la spina di una alleanza costantemente bellicosa e provare a guidare il paese da sola con le proprie gambe.
Un risultato vincente in cui sono stati messi in campo speciali strategie e tecniche di comunicazioni basate sull’uso dei social e di tutto quel comparto specializzato in finalità di convincimento e persuasione che in poco tempo ha dato i suoi frutti evidenti con una percentuale di consenso che i tradizionali comizi seppur fitti e numerosi non avrebbero consentito. Le promesse del governo restano le stesse ma l’Europa, non ancora a maggioranza sovranista, non è detto che consentirà al governo italiano di aumentare ancora e fuori misura l’indebitamento già alto visto che oggettivamente le risorse devono essere ricavate da una vera e concreta lotta all’evasione fiscale e alla criminalità che gestisce un patrimonio immenso. Flat tax, Tav e promesse varie dovranno trovare concretezza e risorse per essere mantenute.