Siamo alla penultima puntata del Trono di Spade: Daenerys, la madre dei draghi, vuole il trono dei sette regni a tutti i costi e dà alle fiamme, a cavallo del suo drago, Approdo del Re, il regno i cui abitanti era venuta a liberare dall’oppressore. Lunedì sapremo come finirà, ma abbiamo capito che Daenerys, nata dalla tempesta, nella tempesta ci vuole precipitare tutti. Perché ormai noi facciamo parte di questa storia. Ho tifato per otto stagioni per questa bambolina senza macchia e senza paura che ci stava liberando tutti e non vedevo l’ora che anche la bella e spietata Cersei venisse annientata. Jon Snow, pure essendo il legittimo erede maschio del trono di casa Targaryen, innamorato pazzo della pupa dai capelli color luna, aveva fatto un passo indietro: “Tu sarai sempre la mia regina!”, rinunciando a vantare il suo diritto per amore. Si è disposti a sprecare una vita per amore. Ma quando Jon vede che sta uccidendo il popolo, si rende conto che non è quella che amava o che quantomeno è impazzita.
Sono andata a vedere sul web come finirà, ma non ve lo dico. Non finirà come speravo, ma direi meglio. Il potere non deve rimanere mai nelle mani di uno solo, credo sia questo il messaggio, perché fa diventare arroganti, prepotenti e spietati.
Lunedì ci risveglieremo da questo sogno e avremo ancora una settimana di passione elettorale per decidere cosa fare del trono di spade italiano votando con la nostra piccola spada, una matita. Che sia tagliente e dimezzi almeno le velleità di quegli spocchiosi che ora ci governano. Beh, ‘governano’ è una parola grossa per gente che non sa nemmeno cosa sia l’iter della vita dei comuni mortali: studiare, lavorare, pagarsi ogni spesa, compresi cene e viaggi, con il proprio stipendio e non con i soldi pubblici.
Parodiando la conquistatrice Daenerys, Giggino è nato con i vaffanculo e ci sta mandando tutti a vaffanculo. Che è esattamente come finire nella tempesta. Le elezioni europee sono alle porte, ma qui non si tratta di sconfiggere un nemico che viene da fuori o i morti viventi che, come abbiamo imparato dalla fiction, sono meno pericolosi dei viventi nel nostro Paese desiderosi di aggiudicarsi il reame. E anche i nomi dei partiti in lizza sono, a ben osservare, da paura: 5 Stelle, Lega; il primo promette il firmamento, il secondo il legame. Peggio della pupa Targaryen che almeno prometteva la libertà.
Noi ci sentiamo civili e, credendo di avere la libertà, perseguiamo altro che non abbiamo: così c’è chi voterà per la famiglia, chi per i sovranisti conservatori, chi per un orso per proteggere gli animali, chi per un leone per sentirsi forte, chi per Robin Hood per sentirsi verde, chi per i poeti d’azione (un ossimoro), chi per il sacro romano impero (alle vote ritornano), chi per internet, chi per una catena… ma la lista è ancora più lunga. Abbiamo messo la polis in una sorta di trasmissione “Scherzi a parte” e non ci rendiamo conto che è una faccenda seria. Perché, come mi rammentava sempre un amico oncologo: “Queste non sono le prove generali, questa è la vita”.
Seppure ci fosse un accordo sottobanco tra i 5 Stelle e il Pd per il regno prossimo venturo, se abbiamo ancora un po’ di sale in zucca, dobbiamo capire che un nuovo sposo di Di Maio, tipo Zingaretti, non cambierebbe nulla. Vorrà comandare sempre Giggino, “la madre dei grillini”. Però qui non c’è un Jon Snow che lo ama, ma un Matteo pronto a lasciarlo tanto che fa l’occhiolino ai sovranisti, affinché votino lui e non la Meloni. La quale a sua volta vorrebbe essere “la madre dei sovranisti”, ma non dispone di truppe cammellate come gli Immacolati o i Dothraki, solo di comprimarie quali Elisabetta Gardini e Daniela Santanché, che farebbero soldi falsi per occupare il suo posto sul drago della fratellanza sovranista (altro ossimoro).
Intanto Giggino e Matteo stanno lavando i panni sporchi del loro matrimonio d’interesse nelle piazze italiane. Si sciacquano la bocca con offese reciproche, ma nemmeno pioggia, grandine e neve di questo freddo maggio riescono a pulire il lordume del governo. Ognuno incolpa l’altro di quanto non è stato fatto. La verità è che non sanno fare, solo parlare, fare propaganda.
Tutti combattono per andare in Europa, ma in realtà vogliono il governo dell’Italia. I candidati ambiscono alla paga europea per finanziarsi i loro maneggi di potere in Italia. Pochi sono coloro che siederanno fisicamente al Parlamento di Bruxelles per fare gli interessi del Paese, che perciò continuerà ad essere l’ultima ruota del carrozzone europeo.