Cinque considerazioni sui risultati delle elezioni provinciali di domenica in Trentino e Alto Adige:
1) La retorica integralista della sinistra sulle migrazioni (nessun controllo, ingressi illimitati, santificazione di chi se ne frega della legge e della volontà popolare, accuse di razzismo e fascismo a chiunque dissenta e chieda un po’ di programmazione) sta ottenendo il risultato auspicato: radicalizzare l’elettorato, spostando verso la Lega il voto di coloro che questo sottoproletariato d’importazione non lo vogliono e arroccando invece intorno al Pd e alle sue innumerevoli stampelle di area liberal o democristiana quella parte della popolazione che vuole la crescita (economica e demografica) anche se drogata da lavoratori senza radici e disposti ad accettare compensi da fame. Al potere finanziario e mediatico la Lega non fa paura; pensano che quando diventasse il primo partito italiano romperebbe l’alleanza con i pentastellati e tornerebbe a fare gli interessi dei ricchi, delle lobby e soprattutto dei tantissimi furbi e furbetti che commettono abusi, evadono il fisco o aggirano le norme, e non per sopravvivere ma per comprare al figlio diciottenne l’indispensabile BMW. Non è detto che accada però è il loro piano. (Un secolo fa il capitalismo si sbagliò con il fascismo, che credette di poter usare per fermare il comunismo ma anche per fare i propri interessi, e invece dovette scatenare una guerra mondiale per fermarlo).
2) Attualmente il vero nemico del sistema è il M5S, l’unico partito italiano che pur non essendo bolscevico o rivoluzionario (come lo vorrebbe la sinistra dura e pura, incapace di esserlo lei stessa) sia in aperto contrasto con la casta e le grandi banche e corporation straniere. Ovvio che questi gruppi abbiano scatenato contro di esso una campagna mediatica senza precedenti per intensità e malafede; anzi no, un precedente c’è, quello dell’immediato dopoguerra e degli attacchi della DC e degli americani contro il PCI (i comunisti che mangiavano i bambini e che vi avrebbero tolto la casa). Gli effetti ci sono, come ci furono allora. Al M5S consiglio di tenere duro, come tenne duro il PCI settant’anni fa (a differenza del PSI), arrivando a condizionare benché all’opposizione (o meglio: perché all’opposizione) la politica sociale ed economica.
3) Gli attacchi contro Salvini sono ben diversi; assomigliano a quelli contro Trump, condotti (la cosa non vi insospettisce?) dagli stessi miliardari che stanno arricchendosi oscenamente grazie alle sue politiche. In sostanza sono attacchi contro la gente ordinaria, disprezzata perché provinciale, bigotta, sessista, volgare e xenofoba, allo scopo di spingerla all’apatia e all’assenteismo oppure fra le braccia di una destra fintamente nazionalista e falsamente populista.
4) Berlusconi è morto, e da un pezzo; di conseguenza Forza Italia si sta dissolvendo. Come mai allora i giornali e telegiornali, e non solo quelli direttamente sotto il suo controllo, dedicano tanta attenzione a qualsiasi sua esternazione? La Rai, per esempio, che continua a dargli più spazio che al governo. Non è semplicemente che ricatta i mezzi d’informazione con la pubblicità; è che la classe dirigente italiana è bloccata e autoreferenziale, composta in buona parte di squallidi personaggi che hanno approfittato dalla deriva morale e culturale voluta dal liberismo per accedere a posizioni di potere o prestigio che mai, in tempi normali, avrebbero ottenuto e tanto meno meritato; e proprio non capiscono, né gli importa, che il paese attorno a loro soffra e stia cambiando – se non hanno pane perché non mangiano brioches? Ancora del resto leggono La Repubblica e i sermoni di Scalfari: per loro Berlusconi resterà sempre rilevante.
5) Renzi invece è vivo e pienamente in controllo del Pd; al quale ogni volta che va in tv, ossia quotidianamente, fa perdere voti; ma ai piddini non importa, non è al consenso popolare che puntano bensì ai favori e al denaro dei poteri forti. O anche soltanto ad assicurare una poltrona agli amichetti, costi quel che costi. Come a Bolzano, collegio blindato per via della lunga alleanza con la SVP e ideale quindi per assicurare una conferma in Parlamento a Maria Elena Boschi; obiettivo raggiunto in marzo e pagato ieri alle provinciali da entrambi i partiti: il Pd con la perdita secca di metà degli elettori (dal 22% al 12%) e la SVP con un crollo dal 22% al 16%. Ma la felicità di Maria Elena val bene una città o una provincia; e poi altrimenti La Repubblica cosa potrebbe raccontare dell’annuale show renziano alla Leopolda, se non ci fosse lei a far discutere con i suoi stivali a mezza coscia?