“Lui andava a cavallo a cavallo col cilindro e una rosa all’occhiello” cantava Gino Bramieri nel 1962.
“Tutti lo invidiavano, tutti gli dicevano: ormai sei a cavallo, per te la vita è bella…”.
Luigi Di Maio all’epoca non era ancora nato, quindi non si sente ridicolo come il personaggio di questa canzone, che gli calza a pennello, né ha idea di come finisce: il cavaliere diventa una statua a causa di una semplice nevicata. Quindi il pentastellato è sereno.
Nessuno sa che il giovane Luigi è stato costretto a disdire il duello tv con Renzi perché ogni sera si reca al maneggio per prendere lezioni di equitazione. La Casaleggio & C. sta preparando le coreografie delle truppe stellate per l’avvento de “il Grande Giorno”: la conquista di palazzo Chigi. Gli è costata una botta quasi atomica la consulenza dei 5 colonelli coreani di Kim che cercano di insegnare al futuro premier a montare a cavallo. Sì, siamo ancora ai rudimenti della cavalleria. Ogni volta che “il Nostro Futuro Radioso” prova a salire in sella, scivola giù dall’altra parte. Si sospetta che qualche facinoroso fratello d’Italia, fingendosi stalliere, allenti il sottopancia che fissa la sella. Nella stalla, illuminata a giorno da una dozzina di 5 Stelle appesi alle travi del soffitto personalmente da Grillo, sono state installate le telecamere. Eppure la polizia, che ha visionato i filmati, non ha ancora arrestato nessuno. C’è chi dice che i poliziotti votino in corpore Fratelli d’Italia, chi invece sostiene che abbiano una fifa matta di esser presi a manganellate.
Per portare a termine la loro mission, i colonelli sono passati al piano B: hanno messo all’ingrasso Di Maio servendogli 5 volte al giorno hamburger, il cibo preferito da Kim. Per fortuna hanno appena importato dall’America 5 miliardi di morbidi sandwich di polpette a stelle e strisce surgelati, grazie all’accordo commerciale con Trump, e ne possono esportare dalla Corea in Italia il quantitativo necessario. Sono certi che, irrobustendolo, metteranno in sella il futuro premier in un baleno. Già lo chiamano il “Presidente Eterno della Repubblica Stellare d’Italia”, perché sono rimasti estasiati per la somiglianza incredibile con Kim, il “Presidente Eterno della Repubblica Democratica Popolare di Corea”.
Nel frattempo hanno mandato Luigi dal barbiere a farsi “il taglio Kim” e dall’estetista a farsi due lampade per acquisire “la carnagione Kim”. E gli effetti sono già visibili in mondovisione. Ma tra loro non sono d’accordo se insegnargli la monta classica all’inglese o piuttosto la monta western. Chi lo vorrebbe più snob, chi più cow boy. Di Maio ha avuto l’ardita idea di suggerire la monta romana e i coreani si sono subito documentati sul costume che avrebbe dovuto indossare. Così lo costringono a montare avvolto in un lenzuolo bianco a gambe nude e senza mutande, perché all’epoca non erano ancora state inventate. E “il Nostro Futuro Radioso” è così sofferente nelle pudenda che vorrebbe passare alla monta all’amazzone, su un fianco. Ma alla Casaleggio & C. sono iniziate discussioni infinte perché non è opportuno che Di Maio si accoccoli né a destra né a sinistra. E nessuno pensa a quel povero cavallo.
Anzi sì, e proprio Di Maio. Non certo per pietà – quando mai un moto di compassione ha attraversato il suo serafico volto? – ma perché gli è venuta un’idea formidabile, la prima; si spera di una lunga serie. Dunque, rileggendo il suo vecchio sussidiario di terza elementare, per non fare brutta figura all’imminente incontro con la ministra dell’Istruzione Fedeli, ha appreso che l’imperatore romano Caligola aveva fatto senatore il suo cavallo. Ora, non è che Luigi abbia pensato: “Dopo tutto il peso che gli ho fatto sopportare, glielo devo”. No, trovandosi d’accordo con l’opinione di Caligola che i senatori valgono quanto dei cavalli (ma all’epoca costavano molto meno di adesso), ha pensato di sostituire tutti i 315 senatori con dei bei destrieri che “il Grande Giorno” della sua incoronazione saranno montati in parata dalle vittime di Hollywood (cioè da quelle che si sono rifatte la verginità vent’anni dopo). E con quelle di Cinecittà si dovrebbe raggiungere agilmente il numero richiesto. Seguiranno a piedi i senatori a vita, con Rosy Bindi in testa.
Il problema più grosso resta la scelta del colore. L’esercito di Kim abbonda di fucsia, ma il Papa si oppone a questo colore temendo che i suoi vescovi, a causa delle papaline fucsia, vengano presi per degli 007 nordcoreani. Rosso, nero, viola, verde, arancione, sono in cattive mani – sostiene Grillo. E perfino l’arcobaleno. Resterebbe il bianco. Ma di questi tempi con quella faccia abbronzata un biancovestito Di Maio rischia di essere confuso con Obama, che è sinistroso, e l’immagine politica di Luigi potrebbe crollare – dice il giovane Casaleggio. E nessuno si rende conto che l’attuale vicepresidente della Camera non sa stare nemmeno a cavallo, figurarsi condurlo.