Donald non può fare a meno di Melania. Non perché sia bella o intelligente, ma perché solo lei sa fare le palacinke senza le quali lui è un uomo morto. E’ il termine sloveno per quelle frittatine a forma di fazzolettino ripiegato, che i francesi chiamano crepes, e che costituiscono un delizioso dessert di fine pasto. In Slovenia hanno una preparazione meno sofisticata: non sono passate in padella alla fiamma con il Gran Marnier, ma semplicemente cosparse di marmellata e poi arrotolate. Talvolta farcite di crema di noci, vengono poi riscaldate al forno. Sono soffici, schiumose e presentano quel bel colore biondo dorato, sì proprio lo stesso della capigliatura di Trump. Non ci è dato sapere quale sia il ripieno della zazzera del presidente, potrebbe anche trattarsi di una palacinka al naturale. Sospettiamo vieppiù che ogni mattina la devotissima moglie prepari personalmente la frittatatina e, dopo averla cosparsa di zucchero velo, acciocché gli doni dolci pensieri, e averla arrotolata appena, gliela posizioni ancora tiepida sulla capocchia. Ad oggi non ci risulta però alcun fenomeno di emulazione, forse perché nessun hair dresser ha ancora osato lanciare “il taglio alla Trump”.
Dicevamo che senza la sua frittatina sulla testa Donald è un uomo morto. Perché dimostrerebbe subito dieci anni di più svelando il cranio lustro; perché non si riparerebbe dalla pioggia ma soprattutto dai missili coreani. Insomma un presidente dell’America, che si suppone sano di mente, non va in giro così ridicolo se non per difesa personale. Nonostante i chili in più, Donald si sente affascinante come Bond e Melania ha l’allure di una perfetta Bond girl, venuta non dalla Russia, ma dalla Slovenia con amore. Nata sotto il regime comunista, la first lady è una donna determinata e pronta a tutto. Infatti al Pentagono stanno pensando di mandarla in Corea del Nord a cucinare palacinke al presidente Kim Jong-un: sono certi che degustarle gli addolcirebbe l’umore, ma non sanno ancora come convincerlo a mettersele sulla testa. Per osmosi acquisirebbe pensieri pacifisti, il che scongiurerebbe il suo piano di sterminio. Stanno inoltre studiando con un team di hair dresser una capigliatura consona al suo look. Per mettere a punto il colore nero pece, si è chiamato un pizzaiolo di Napoli ideatore dell’impasto della pizza nera al carbone, che permette di ripulire l’intestino da sushi e denti di pescecane. Grandi intrugli stanno bollendo in pentola tra le mura pentagonali e si assiste a discussioni accese tra la first lady, il pizzaiolo e il team di parrucchieri che devono sfornare la parrucca della pace. Si discute all’infinito sull’impasto, una via di mezzo tra una pizza e una palacinka, e sulla nuance di colore. Si teme che viri al color castagna, di berlusconiana memoria. Kim si accorgerebbe subito che lo vogliono asfaltare.
Quello su cui tutti al Pentagono sono d’accordo è che senza un poco di zucchero il sushi non va giù e che basterebbe convincere Kim a bandire gli straccetti di frittata dal riso al vapore, perché lo rendono proprio disgustoso. Tutti sono giunti alla conclusione che il troppo stroppia e che Kim penserebbe molto meglio dopo una pulizia del colon. Il piano segreto è: palacinke per tutta la nomenklatura della Corea del Nord ripiene di marmellata di tamarindo, notoriamente lassativa.
Il gentilissimo presidente Gentiloni, segretamente informato dal pizzaiolo napoletano, ha già inviato in Corea del Nord il ministro degli Esteri Alfano con un gruppo di produttori di sanitari, offrendoli a prezzi stracciati che neanche i cinesi vi possono competere. Questo ed altro per l’America, nostra alleata. Poiché sia Alfano che Kim biascicano l’inglese, pensano entrambi di essersi capiti benissimo. Il ministro italiano pensa di aver venduto white w.c., mentre il presidente coreano pensa di ricevere white pizze in cambio di sushi e si lecca già i baffi. Il suono è simile ed entrambi sono stati tratti in inganno. Ma il Pentagono ha capito e ha deciso: si manderanno pizze per far cambiare il modo di pensare al presidente Kim. Dopotutto noi siamo quello che mangiamo.