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September 17, 2017
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September 17, 2017
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Manfredo Bianchi, l’insegnante che sventola la bandiera di Mussolini

Intervista con l'ingegnere-docente di Carrara, che nelle montagne apuane sventola la bandiera della R.S.I.: merita il licenziamento?

Paola OrricobyPaola Orrico
Manfredo Bianchi, l’insegnante che sventola la bandiera di Mussolini

Manfredo Bianchi

Time: 8 mins read

Un caso mediatico di eco nazionale quello suscitato da un ingegnere e docente carrarese, Manfredo Bianchi  reo,  conclamato e compiaciuto (non pentito) di aver issato la bandiera fascista della Repubblica sociale italiana sulla cima di due montagne apuane;  di aver immortalato con scatti fotografici le due imprese e di averle pubblicate sulla sua bacheca Facebook, suscitando le ire del governatore della Toscana, Enrico Rossi e le minacce di provvedimenti del Ministro Fedeli (il tutto si è svolto durante il tempo libero del suddetto e non in ore adibite all’insegnamento).

Lo abbiamo intervistato.

Buongiorno Professor Manfredo Bianchi, innanzitutto le chiedo di presentarsi ai nostri lettori.

“Io sono Manfredo Bianchi, di Carrara, ingegnere. Da circa 35 anni svolgo la libera professione e parallelamente sono un insegnante presso un istituto tecnico. Mi sono occupato di politica, da sempre; quando ero molto giovane ho frequentato gli ambienti del  Fuan a Pisa, mentre a livello nazionale ho aderito ad Alleanza nazionale, appena nata, anche se poi mi sono allontanato perché è stata una delusione cocente, dal punto di vista politico”.

Non ha mai aderito al M.S.I.?

“No, il mio primo partito di riferimento è stata Alleanza Nazionale, da cui appunto mi sono subito  allontanato quando si fuse con Forza Italia e con Berlusconi. Successivamente mi sono avvicinato a Fratelli d’Italia, partito in cui sono stato anche candidato come consigliere  nelle ultime amministrative cittadine, ma dal quale mi sono parimenti allontanato per contrasti insanabili  con la dirigenza”.

E’ sposato, ha famiglia?

“Sì, ho una seconda moglie bellissima, Tiziana, con la quale ho avuto una altrettanto bellissima figlia, Grazia. L’unica pecca è che non ha molta voglia di studiare. Affettivamente, come coppia, non abbiamo attraversato una fase facile qualche tempo fa; debbo dire che tutto ciò che mi è successo e che mi sta succedendo, ha fatto sì che mia moglie ed io, ci riavvicinassimo. Spesso i momenti di difficoltà servono anche a questo”.

Posso chiederle come la pensa,  politicamente, sua moglie?

“Mia moglie (ride), non si occupa di politica ma,  a volte,  essendo molto impulsiva  si lascia prendere dall’impeto ed esce con espressioni molto colorite”.

Ma, per capirci, vira a destra o a sinistra?

“No, no, vira a destra; apparentemente è disturbata da tutto questo clamore ma, a parte minacce pesanti che abbiamo subito ed gravi insulti – per i quali ho già dato incarico al mio legale – resta felicemente e coraggiosamente al mio fianco”.

Raccontiamo gli eventi che hanno portato a tutto questo scompiglio, cosa è accaduto il 19 agosto 2017?

“Praticamente sono salito sul monte Sagro e lì ho sventolato una bandiera. Non è che fosse la prima volta, ma il caso è nato perché ho divulgato la foto sul social Facebook, e da lì, è nato il finimondo. Prima di allora, gli scatti, non erano stati pubblicati”.

Che bandiera?

“Quella della R.s.i (Repubblica sociale italiana)“.

Gesto premeditato o gira normalmente con la bandiera della R.s.i  nello zaino?

“Premeditato, ci stavo pensando da tempo. Ma vorrei spiegare un antefatto: due settimane prima ero salito sulla cima ed avevo issato e lasciato sventolare la bandiera italiana, il tricolore insomma”.

Quindi all’epoca, non ci furono conseguenze, mi par di capire…

“No, no, anzi. Ci sono stati molti “like”  e segnali  di approvazione da parte di tutti, insomma fu un gesto platealmente approvato. Dopo due settimane circa, ho deciso di tornare ed issare l’altra bandiera. Nei miei intenti, era rivolta ai miei “amici di Facebook”, io sono un tipo plateale, anche in quella occasione (con la bandiera della R.s.i) ho fatto degli scatti e li ho messi sulla mia bacheca”.

Dunque, il 19 agosto ha ripetuto gli scatti con la bandiera della R.s.i.  Cimelio originale o una copia?

“No, è una copia. Si acquistano a Predappio a 25 euro più 10 euro di spese postali. Aggiungo che sul Sacro, in quella occasione, c’erano una decina di persone e tutte si sono volute fare una foto con la bandiera (della R.s.i)”.

Secondo lei, l’hanno riconosciuta?

“Certamente, alcuni hanno detto che erano anni che non la vedevano e che sarebbero stati felici di fare una foto con essa”.

Poi è accaduto che ha pubblicato quegli scatti sulla sua pagina facebook, giusto?

“Esattamente, solo che io ho la pagina pubblica, ma essendo la mia pagina pubblico ciò che voglio. Anche per l’anniversario della nascita di Benito Mussolini, avevo pubblicato una foto (di spalle) intento a fare il saluto romano al duce. Anche in questa occasione, è nato un pandemonio e la mia foto è stata segnalata da tante persone, così facebook, l’ha rimossa”.

Lei ha un profilo pubblico, quindi la sua pagina la possono leggere tutti, è corretto?

“Sì. Io non ho nulla da nascondere:  chi non vuol vedere, non venga. Sulla mia pagina, uno, ci deve venire”.

Molti hanno parlato di una provocazione irrispettosa verso i civili trucidati, sui quei monti, dalle stragi nazi-fasciste…

“Assolutamente no. Non era quello il mio intento e lo ribadisco; si tratta di ennesime strumentalizzazioni a distanza di oltre settanta anni. Associare il mio gesto, le mie azioni, a quello è meschino e strumentale, a nulla sono valse le mie spiegazioni. Capisco che in certi ambienti (anarchici, i “carc”, la sinistra estrema), in cui c’è del fanatismo  neppure le spiegazioni più pacate  possano essere comprese; mal mi capacito dell’azione persecutoria ed oltranzista di alcune testate locali, in particolare una, che ha aizzato ed esagitato all’inverosimile, gli animi contro di me e di riflesso contro la mia famiglia. Neppure mia figlia, che è ancora una bambina, è stata risparmiata da tutta una serie di insulti vergognosi e di aggettivi brutali; senza contate le decine e decine di frasi oltraggiose e violente sul social, nei miei confronti e le minacce pesantissime che ricevo ogni giorno”.

Minacce sui social o nella vita reale?

“Entrambe, ma quelle che temo di più sono quelle che vengono fatte a me che mi reco al lavoro, in una città piccola come Carrara. Se mi va bene, mi urlano: “Fascista di m°°da”, “Ti faremo fare la fine di Mussolini”; ultimamente hanno alzato il tiro, e percepisco un vero e proprio pericolo per la mia incolumità. Io però la testa non l’ho mai chinata, e non lo farò neppure ora”.

Solidarietà fra colleghi, ne ha avuta?

“Nessuno si è esposto in prima persona; mi sarei aspettato qualche parola di più, perché le minacce sono gravi e circostanziate”.

E gli studenti? Che reazione hanno avuto?

“La maggior parte sono disinteressati per la politica, solo in due studenti si sono fatti avanti e mi hanno chiamato per darmi la loro solidarietà, uno di loro è pure comunista”.

Poi però, è stato recidivo e c’è stata un’altra cima (il monte Brugiana)  ed un’altra esposizione di bandiera…

“La seconda volta, a distanza di tre settimane, abbiamo organizzato con un gruppo di amici ed il mio fraterno amico Maurizio Lorenzoni (consigliere eletto di Forza Italia, nonché candidato a sindaco della città di Carrara) che volevano esprimere la loro solidarietà nei miei confronti, in modo palese e concreto. Allora siamo saliti sulla Brugiana. Il nostro intento era ribadire in modo chiaro che sono contrario a tutti i crimini della guerra e soprattutto del dopoguerra, per questo siamo saliti anche con uno striscione. Tutto ri-pubblicato sul social Facebook. Altra bomba mediatica ed altro  linciaggio virtuale ed altro sciacallaggio da parte del solito quotidiano locale”.

Pentito?

“Assolutamente no, anzi, mi sono reso conto che il paese e molte persone che vivono in Italia, pensano al periodo fascista come ad un periodo florido di ricchezza e di benessere. Stiamo vivendo in una italietta senza personalità né prospettive per i nostri figli, oberata di problemi economici e invasa, ogni giorno. Questi episodi e la popolarità di riflesso che ho avuto, hanno fatto sì che venissi cercato e contattato da moltissime persone che la pensano come me”.

Lei è quindi un fan di Mussolini?

“Certamente. Il migliore statista italiano in assoluto”.

Cosa ne pensa della proposta di legge “Fiano-Boldrini”, quindi?

“Una legge liberticida (mi guardo attorno e lo studio è pieno di cimeli e gadget inneggianti a Mussolini), se verrà approvata, accadrà una vera e propria rivoluzione di destra. Mi meraviglio che la pseudo destra che ci circonda e che si vanta di tutelare i più deboli  non si rende  conto che non si possa imbrigliare il libero pensiero dell’individuo”.

Dopo i fatti del Sacro e della Brugiana, pensa di organizzare una nuova performance?

“Sicuramente, stiamo valutando, assieme a Maurizio Lorenzoni. Noi la viviamo come una battaglia per la libertà di pensiero, oltre che essere perfettamente convinti della giustezza delle nostre ragioni”.

Un calendario di Mussolini per il 2018

Oggi, nel 2017, è ancora giusto parlare di fascismo e comunismo?

“Sì, ovviamente per il fascismo, anche se il tempo a disposizione non mi consente di analizzare come vorrei la mia presa di posizione”.

Chi è il “fascista”?

“Uno che crede in Dio, patria e famiglia”.

Un giudizio secco sul ventennio fascista? Nega forse che sono stati commessi dei crimini, come le leggi razziali, la deportazione degli ebrei, l’annientamento delle opinioni politiche altrui, la guerra… 

“Per me, il ventennio è stato un periodo di benessere,  di grandi innovazioni e di grande progresso socio-culturale; l’Italia veniva da una economia agraria e arretrata rispetto all’Europa,  e grazie a tutta una serie di leggi e di modifiche, si è avviata verso un progresso di tipo industriale. Inutile ribadire che dove c’é luce, esistono anche delle zone d’ombra. Sbagli ne sono stati fatti tanti: le leggi razziali, le deportazioni  di ebrei, la politica liberticida hanno rappresentato dei grandi errori, anche se non siamo stati gli unici a compierli in Europa e nel mondo, ma non possono essere dimenticati”. 

L’Italia uscirà mai dalla divisione fra fascisti e comunisti, dopo tanti anni?

“Sì,  è indispensabile, ma solo con una rivisitazione corretta della storia e di tanti fatti ignobili che sono stati nascosti negli armadi della vergogna. Ognuno deve esprimere le sue idee liberamente,  ma conscio e consapevole che non esistono coscienze immacolate, anche se si vince una guerra civile”.

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Paola Orrico

Paola Orrico

Parlare di sé stessi è sempre molto difficile: si rischia di scadere nel retorico o di minimizzare - facendo uno sfoggio di modestia. Citerei piuttosto una frase di Gerry Spence: “Il modo in cui le persone si muovono è la loro autobiografia in movimento.” - perché credo fermamente che siano le azioni a qualificare meglio le persone. Ho fatto tante cose, continuo a farle; sono sempre in movimento perché - nonostante la mia proverbiale pigrizia - ho una mente rumorosa. Sono una giornalista che ha studiato giurisprudenza ed una giornalista che è diventata insegnante di Italiano per stranieri. Amo moltissimo tutto ciò che significa “introspezione”: leggere, scrivere, insegnare. Possiedo una tossicodipendenza da gatti - da quando sono nata e sono attratta da tutto ciò che è ignoto ed oscuro. Forse sono un po’ Wicca inside. Sono alla perenne ricerca della Verità - perché sono una che scava finché non trova qualcosa. Sono essenzialmente una persona introversa: alle mie stranezze però ho imparato a voler bene.

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