All right, Mr. President, talk me through it: il 6 giugno scorso, in uno dei suoi tanti twitter dell’alba, si poteva leggere: “…extremism, and all reference was pointing to Qatar. Perhaps this will be the beginning of the end to the horror of terrorism!”.
All right, Mr. President, talk me through it: lo ha scritto lei, vero, che l’isolamento del Qatar decretato da Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Yemen e Maldive “potrebbe essere l’inizio della fine del terrorismo…E’ bello vedere che la visita in Arabia Saudita e l’incontro con i 50 stati sta ripagando. Hanno detto che avrebbero assunto la linea dura sui finanziamenti al terrorismo, puntando al Qatar. Forse questo sarà l’inizio della fine dell’orrore del terrorismo”. E’ suo il tweet?
All right, Mr. President, talk me through it: com’è possibile allora che un portavoce del Dipartimento della difesa statunitense abbia dichiarato che “il Pentagono è grato al Qatar per il sostegno alla presenza militare statunitense” nel paese arabo e per “l’impegno duraturo per la sicurezza regionale”?
All right, Mr. President, talk me through it. Sempre il portavoce del Dipartimento della difesa statunitense aggiunge: “Non abbiamo intenzione di cambiare la nostra posizione in Qatar”; e ancora: “La crisi nata nel Golfo non avrà impatti sulle operazioni militari statunitensi”.
All right, Mr. President, talk me through it. Alla domanda se il Qatar sia un sostenitore del terrorismo, il portavoce risponde: “Non sono la persona giusta a cui chiederlo”. Ricorda però che in Qatar è presente il quartiere generale dello Usa Central command, che supervisiona le operazioni militari statunitensi in Afghanistan e nel Medio Oriente. Nel piccolo emirato si trova la grande base aeronautica statunitense di al-Udeid, “ospita” ben diecimila militari; e ogni giorno da lì partono i caccia che bombardano le postazioni ISIS in Siria e in Irak.

All right, Mr. President, talk me through it. E’ per accelerare la fine “dell’orrore del terrorismo”, per dare maggiore concretezza alla linea dura “sui finanziamenti al terrorismo, puntando al Qatar”, emirato che Lei accusa di essere “un finanziatore del terrorismo ad altissimo livello” che il segretario alla Difesa, Jim Mattis accoglie a Washington il collega qatariota Khalid al Attiyah, e con lui sigla un accordo per la fornitura di 36 caccia F-15 americani a Doha?
All right, Mr. President, talk me through it. E’ una commessa da 12 miliardi di dollari che “rafforza la sicurezza nella regione”, secondo il Pentagono; sempre il Pentagono ricorda che così si dà attuazione a un accorda che risale al novembre del 2016: quando alla Casa Bianca c’era ancora Barack Obama; e che il Congresso ha approvato una fornitura complessiva di 72 F-15, per un valore di 21 miliardi di dollari.
All right, Mr. President, talk me through it. Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Bahrein portano avanti l’embargo economico e finanziario contro il Qatar; Lei esulta; intanto il complesso militare-industriale statunitense, a cui Lei deve pur qualcosa, fa affari: aurea regola quella del business as usual. La firma al Pentagono è immortalata in una foto e postata su twitter dall’ambasciatore qatariota negli Stati Uniti, Meshal Hamad al-Thani.
And now: all right, Mr. President, talk me through it.