La condizione europea ottimale sarebbe: la botte piena e la Merkel ubriaca. Così l’hanno pensata gli inglesi votando la Brexit, certi di imbottigliare la cancelliera teutonica. In effetti Angela è conscia di apparire come una botte piena, ma è perfettamente sobria perché ha poco da brindare, in considerazione che le sole esportazioni automobilistiche tedesche nel Regno Unito ammontano a 2 miliardi di euro. Ora il problema della Merkel è che 007, l’agente di sua Maestà, non sfreccerà più in Jaguar, bolide già di proprietà tedesca. Mentre i rampanti agenti della City dovranno rinunciare a scorrazzare in Audi, status symbol della borghesia europea. Almeno a dar fede alla politica protezionista imboccata dalla premier Theresa May. La quale non si preoccupa affatto che nel frattempo Renzi stia architettando di rapire gli orridi cani della regina per andare a caccia di voti referendari nella destra italiana così anglofona. Se dovesse vincere il no e Matteo fosse costretto a dimettersi, egli potrebbe sempre utilizzarli per impiantare un allevamento regale nel Belpaese. Così potremmo permetterci ancora qualcosa di inglese, nonostante la chiusura delle frontiere britanniche. E se nel 2015 l’Inghilterra è stata la seconda meta, dopo la Germania, degli oltre 100 mila espatriati italiani, c’è da scommettere che un’esosa residenza a Londra sarà sempre più ambita, benché ormai solo gli evasori se la potranno permettere. Cioè coloro che hanno sistemato le loro società in tante scatole cinesi per non essere più rintracciabili come titolari dal fisco italiano a cui, per una questione di lana caprina di conservazione del made in Italy, è vietato perseguitare creatori di tal fatta riparati all’ombra della Corona. Niente paura: noi italici tapini rimaniamo qua a pagare le tasse anche per loro e, se non ci riusciremo più, espieremo da bravi capri espiatori.
Siamo alle comiche finali? Temiamo di sì. Perché, se il 4 dicembre non voteremo sì, dando il nostro consenso alla pur brutta riforma della Costituzione, in Italia non si riderà più. Che un politico sia comico può capitare; ma cosa ci sarà da ridere se saremo governati da un comico che potrà solo replicare se stesso?

Sono schierati in campo i maggiori comici italiani: a Roberto Benigni, fautore del sì, è stata affidata la battaglia contro Beppe Grillo. Se vincerà il no, ammesso che non s’inneschi una guerra civile per prendere il posto di Cesare, vi immaginate come rideranno a Bruxelles quando apriranno bocca un Grillo o un Salvini?
E’ scesa in campo pure Stefania che di cognome fa Craxi e perciò si è permessa il lusso culturale di fondare il comitato “Riformisti per il no. Noi della grande riforma”. Pensa di essere così intelligente da poter propinare agli italiani un tale messaggio privo di senso.
Come se la riforma consistesse nel mandare a casa Renzi, dopodiché per incanto tutti i nodi si scioglierebbero: niente più tasse né burocrazia. Certo che sì, perché l’Italia diverrebbe un paese del terzo mondo.
La verità è che l’opposizione non vuole alcuna riforma. Meglio mantenere 315 senatori e non scendere a 100, per evitare ogni diminuzione di potere. A Montecitorio si sta benone, come in Paradiso.
Il commissario europeo agli affari economici, Pierre Moscovici, ha finalmente affermato che l’Europa è pronta a considerare le spese per la crisi dei rifugiati o per un terremoto. Ma non ci aiuterà se il referendum manderà a casa Renzi; col debito pubblico che abbiamo, potremmo finire come la Grecia. L’Europa pretende un’Italia stabile e sulla strada delle riforme per darle un sostegno economico. L’ha fatto capire chiaramente quando ha specificato che “in Italia c’è una minaccia populista. Per questo sosteniamo gli sforzi di Renzi affinché sia un partner forte all’interno della Ue”.
I voti del centro destra silenzioso, di tante persone che ragionano e decidono con la propria testa, possono fare la differenza. E’ ora di finirla di guardare alla politica come se si trattasse di una rappresentazione scenica. Sbattiamo fuori dalla scena i politici che sono capaci di recitare ma non di governare. Il comunista D’Alema, tanto per fare un esempio, l’ha già dimostrato.