E fuori uno: Boris Johnson. Speriamo che venga estromesso anche il secondo: Donald Trump. Non ci piacciono gli uomini pannocchia: buccia indigeribile, interno molliccio. Senza parlare della iattura di avere a che fare con degli ogm. Organismi geneticamente modificati, che siano poi auto o socio modificati qui non interessa indagare. Perché il risultato sarebbe comunque tossico per il futuro dell’Europa e dell’America.
Alle masse che si sentono fuori dalle oligarchie al potere piace sempre affidarsi all’uomo forte che le proteggerà. Gli conferiscono il potere assoluto e poi marciano dove dice lui. Anche in guerra, verso la morte. Vogliamo ripetere gli errori del secolo scorso?
Dipenderà da come l’Europa gestirà non solo la Brexit ma soprattutto la propria centralità interna. Dipenderà da come Germania, Francia e Italia se la vedranno tra di loro: se saranno capaci di convivere e fare le cose tutti insieme. Onestamente. Certo al trio possiamo aggiungere in ambito culturale: Spagna, Portogallo e Grecia; in quello economico: Belgio, Olanda, Danimarca, Austria, Svezia e Finlandia, ma si arriva a 12 membri. Altro l’Europa non è: né culturalmente, per quello che possono essere delle radici intellettuali e intellettive comuni, né economicamente, considerato che tutti gli altri 15 Paesi sono a traino. L’Europa ha al suo interno una maggioranza di serie B, che ha aiutato, finanziato, mantenuto e verso la quale ha chiuso un occhio per quanto riguarda la certezza del diritto, i regimi fiscali, la concorrenza industriale sleale. Perché? A quelle oligarchie servivano mano d’opera a basso costo, banche dove lavare guadagni illeciti, attraverso leggi interpretabili da politici corruttibili e burocrazia fiscale compiacente. Hanno creato la ricchezza nei Paesi dell’Est depauperando i propri Paesi. Quello che non puoi fare legalmente in Italia, lo puoi fare dietro l’angolo, in Croazia, per esempio: basta pagare l’uomo giusto del governo di turno.
Ma il vizio europeo di fondo è la sindrome tedesca da “Doctor Faust” (Thomas Mann): essere il predestinato dagli dei. Per dimostrarlo l’irreprensibile tedesco è sempre stato disposto a fare un patto con il diavolo e vendersi l’anima. Gli va a pennello l’italiano, al quale fa credere che è sbagliato, malato, come si sente il protagonista de la “La coscienza di Zeno” (Italo Svevo). Sempre pronto a mettersi in dubbio, ad autoflagellarsi, Zeno soffre di un complesso di inferiorità, che lo farà fare delle scelte affettive che gli rovineranno la vita. Invece il seduttivo visconte di Valmont metterà in atto delle “Relazioni pericolose” (Pierre Choderlos de Laclos) che lo faranno godere per un bel po’, rovinando la vita altrui ma finendo per rovinare anche la propria.
La letteratura, a chi ancora la visita, può insegnare a stare al mondo, perché questi che ho delineato rappresentano grosso modo i caratteri dei tre Paesi che devono tenere unita l’Europa dei 27. Considerato che la Gran Bretagna ha detto: non ci sto più. Per “Orgoglio e pregiudizio” (Jane Austen). Orgoglio verso la prevaricante Germania e pregiudizio verso lo spirito europeo, che non ha mai ben capito né condiviso. Un’isola è un’isola: si sente sempre qualcosa di diverso, di superiore e di autoreferenziale. Se poi è stata un impero, vive di vanagloria. Senza guardarsi dentro: in casa non produce quasi niente e le sue banche sono in mano agli arabi.
Ma pensiamo a noi italiani: abbiamo degli uomini politici incapaci di prevedere nemmeno l’esito di alcune elezioni amministrative. Con il risultato che i partiti subiscono un elettorato ondivago, senza fissa dimora politica, e sono solo capaci di correre ai ripari, sempre troppo tardi. Il che indebolisce non solo la nostra immagine internazionale ma anche l’autorevolezza del Renzi di turno. All’orizzonte, il Direttorio pentastellato con la D maiuscola, pronto a metterci tutti in riga. Il che non promette niente di buono per la tenuta della democrazia. Se Matteo Renzi è sveglio, come fa intendere, si unisca subito a Marina Berlusconi, la quale ha dimostrato di saper impacchettare il “cerchio magico” in quattro e quattr’otto. Perché, se ognuno ha il suo “fronte degli scemi”, come l’ha definito Fedele Confalonieri, bisogna finirla di trattarli come se fossero normali.