Le vittorie di Donald Trump e Bernie Sanders erano state annunciate già dai sondaggi, ma fino a quando i voti non hanno cominciato a diventare ufficiali, la forza dell’ondata del voto anti establishment non poteva essere ancora valutata in tutta la sua forza. Nel commentare il voto delle primarie in New Hampshire, il candidato democratico Bernie Sanders, senatore del Vermont, ha voluto leggere nei risultati la volontà del popolo americano di rompere con un sistema e un establishment ingiusti e corrotti dai grandi poteri. La vittoria di Sanders in New Hampshire, che fino al conteggio dei voti alla mezzanotte staccava Hillary Clinton del 20% e vinceva praticamente in tutte le contee, diventa ancora più straordinaria se si pensa che questo è lo stato in cui Hillary aveva battuto Obama otto anni fa, lo stesso stato che resuscitò il marito Bill Clinton assalito dagli scandali sessuali nella corsa del 1992, le famose primarie del “come back kid”. Clinton invece ha dovuto, nel suo discorso dopo la sconfitta pronunciato davanti al marito Bill e la figlia Chelsea, ammettere di avere un problema soprattuto con i giovani. E, come ha detto Sanders, più i giovani vanno a votare e più il voto per il cambiamento si rafforza.
Ma il problema di Clinton non sembra essere solo con i giovani ma col messaggio. Quello di Sanders risuona, forte e chiaro: “We the people”, abbiamo la possibilità, col voto, di riappropriarci della scelta di chi eleggere per governarci, invece che lasciare la decisione al grande business che pompa denaro nel processo elettorale “comprandosi” le elezioni.

Sanders, e lo ha ripetuto ieri, ha già stracciato i record di Obama nelle micro donazioni via internet, le uniche accettate dal senatore del Vermont, che lo stanno lanciando su una campagna anti apparati di partito con soldi per candidati da Wall Street che potrebbero portarlo ad una clamorosa nomination.
I supporter di Hillary Clinton, pensano che nelle prossime tappe in South Carolina e Nevada andrà diversamente, anche perché gli indipendenti non potranno votare, come avviene invece in New Hampshire, e il partito democratico potrebbe decidere di restare compatto dietro Hillary. Certo, Clinton si aggrappa alla speranza di essere la candidata ufficiale del partito, ma va ricordato che nel 2008 questo non le bastò e finì per essere travolta dalla massa di voti per Obama. Sanders, con meno fascino e carisma di Obama, ha invece un messaggio molto più forte e che risuona profondamente tra i giovani ma anche su tutte le fasce d’età della middle class americana indebitata e impoverita. I ragazzi che applaudivano Sanders durante il suo discorso della vittoria, sempre incentrato sui diritti sociali da riconquistare attraverso la “rivoluzione politica”, portavano un cartello con scritto: “Un futuro da poter crederci”.
Dall’altra parte, con un messaggio ovviamente molto diverso da quello di Sanders, c’è l’altro candidato anti-establishment che ha stracciato tutti gli altri: Donald Trump. Il suo messaggio si può riassumere in qualcosa del genere: con Trump l’America tornerà ad essere the greatest, number one! Con Trump gli USA non si faranno fregare più dagli altri paesi! E con Trump si costruisce il muro che bloccherà l’immigrazione illegale!
Presentandosi per lo speech della sua prima vittoria elettorale, Trump è apparso emozionato e meno aggressivo, ha ringraziato tutta la sua famiglia riunita con lui sul palco, gli elettori del New Hampshire e ha fatto l’elogio degli altri candidati repubblicani, lui che per giorni aveva scambiato accuse velenose con tutti. Ma alla fine la vittoria di Trump, con circa il 35% dei voti, appare comunque determinata dall’eccessivo numero dei candidati repubblicani tradizionali, considerati “pro establishment”, che, dividendosi, danno forza al miliardario costruttore newyorchese. Ma appena un numero così numeroso di candidati sparirà, e i voti convergeranno sul migliore dei perdenti (secondo in New Hampshire si è piazzato John Kasich, il governatore dell’Ohio, poi Ted Cruz, Jeb Bush e Marco Rubio, tutti vicinissimi per il terzo posto), ecco che Trump automaticamente dovrebbe ridimensionarsi.
Questa sembra la previsione. Ma intanto, mentre salgono le quotazioni di Bernie Sanders e tra i repubblicani Donald Trump non sembra affatto la meteora che tutti si aspettavano, ecco che potrebbe spuntare presto un terzo candidato a scombussolare tutti i piani: l’ex sindaco di New York, Michael Bloomberg, che in una recente intervista al Financial Times, ha fatto capire che l’idea di candidarsi per la Casa Bianca ormai sta diventando sempre più concreta.
Qui i video con i discorsi della vittoria di Sanders e Trump