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December 1, 2015
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Se è terrorismo, il GOP lo vuole made in the USA

Marcello CristobyMarcello Cristo
Nella foto, una scena della strage alla sede di Planned Parenthood in Colorado

Nella foto, una scena della strage alla sede di Planned Parenthood in Colorado

Time: 5 mins read

Ammettiamo che un uomo entri in un edificio pubblico armato fino ai denti e inizi a sparare in maniera indiscriminata uccidendo delle persone innocenti sulla spinta di motivazioni ideologiche che sconfinano abbondantemente nell’ambito del fanatismo. Qual è la reazione che è lecito attendersi da parte dell’opinione pubblica americana e della sua classe politica ad una tragedia di questo genere? La risposta è: “Dipende…”.

Più specificamente, queste reazioni sono legate ad una serie di variabili che hanno a che fare, prima di tutto, con l’identità etnica e religiosa dell’omicida e poi con le tendenze politico-ideologiche della stessa opinione pubblica. I democratici liberali ad esempio (almeno quelli più equilibrati) si sentiranno molto probabilmente tenuti a condannare categoricamente l’episodio a prescindere da chi lo abbia commesso e, presumibilmente, a deplorare quella peculiare facilità a reperire armi da fuoco che rende queste tragedie così numerose negli Stati Uniti.

Se guardiamo invece all’opinione pubblica di destra, le possibili reazioni cambiano radicalmente a seconda dell’identità di chi spara e degli obiettivi prescelti. Le azioni terroristiche più spettacolari degli ultimi anni verificatesi sul territorio americano e che hanno mietuto il maggior numero di vittime sono state l’attentato di Oklahoma City del 1993, compiuto da un gruppo di estremisti di destra, e gli attacchi alle torri gemelle dell’undici settembre 2001 ad opera di Al-Qaeda. Considerando la gravità di questi eccidi, è chiaro che essi abbiano provocato unanimi sentimenti di sdegno e di condanna da tutte le parti sociali e politiche. Ma se si escludono questi due episodi di larga scala, un’analisi degli atti di violenza e dei decessi avvenuti in America per  mano di individui muniti di armi da fuoco convenzionali, mostra risultati interessanti.

Tra il 2005 e il 2015 (quindi escludendo gli attacchi al World Trade Center) il numero di persone uccise in America per mano di terroristi islamici è 26 mentre i decessi dovuti al terrorismo di destra ammontano a 51 considerando anche l’ultimo incidente verificatosi la settimana scorsa alla sede di Planned Parenthood di Colorado Springs. Tuttavia, se allarghiamo l’ambito dell’analisi a quei casi di violenza armata casuale dovuta all’incontrollata disponibilità di armi da fuoco in America nelle mani di ogni psicopatico con un istinto omicida, il numero dei decessi ammonta alla cifra astronomica di 301,797 solo nell’ultimo decennio (Vedi l’ultimo paragrafo intitolato “Our ruling” del seguente link). Il divario tra le due cifre è talmente abissale che, anche volendo sconfinare oltre i parametri cronologici e aggiungere al numero delle vittime dell’estremismo islamico i morti degli attacchi dell’undici settembre (26 + 2753 = 2779), la differenza resta comunque enorme.

Di fronte a queste cifre, ci si aspetterebbe che il dibattito politico attualmente in corso nel campo repubblicano per le elezioni presidenziali dell’anno prossimo riflettano la realtà descritta da questi dati. Ma, dal momento che, per l’appunto, stiamo parlando di repubblicani, l’incontrovertibiltà dei fatti e la descrizione della realtà basata su dati oggettivi non rientrano nell’ambito della retorica conservatrice.

Come dimostrato efficacemente dalla campagna elettorale di Donald Trump e dalla sua permanenza in cima alle preferenze di voto del GOP, l’elettorato conservatore si può ragionevolmente definire come “impermeabile alla realtà“.

Naturalmente questa regola vale per Trump e per tutti i candidati repubblicani, anche in relazione all’ultimo tragico episodio verificatosi la scorsa settimana in Colorado, quando un uomo armato di fucile ha fatto irruzione in una delle sedi dell’organizzazione di pianificazione familiare Planned Parenthood, uccidendo tre persone tra cui un agente di polizia. Planned Parenthood, che annovera tra i suoi numerosi servizi sanitari anche le interruzioni (legali) di gravidanza, è detestata proprio per questo motivo dai conservatori ed è da tempo al centro delle polemiche politiche americane. Polemiche che hanno raggiunto un apice l’estate scorsa quando alcuni militanti anti-aborto hanno fatto circolare un video di Deborah Nucatola, una delle responsabili dell’organizzazione che, senza sapere di essere filmata, ha descritto le procedure di donazione di tessuti embrionali a fini di ricerca scientifica che spesso seguono le interruzioni di gravidanza praticate dall’ente. Una prassi questa, paragonabile alla donazione degli organi che avviene in seguito ad incidenti stradali o ad altre cause di morte accidentale. Il nocciolo della polemica in questo caso, consiste nel fatto che Planned Parenthood riscuote dalle organizzazioni mediche che fanno uso di questi tessuti un onorario per coprire i propri costi operativi. Malgrado il fatto che questo onorario sia, a sua volta, paragonabile a quello riscosso in qualsiasi ospedale da un chirurgo che rimuova da un cadavere gli organi destinati alla donazione, il contingente politico repubblicano al Congresso non ha esitato a descrivere le procedure di Planned Parenthood come un atto barbarico di compravendita di organi umani arrivando a pretendere l’eliminazione dei finanziamenti governativi all’organizzazione e a minacciare, con quella propensione al ricatto che li contraddistingue, il blocco dell’intera attività del governo federale in caso contrario.

Inutile dire che il moto di sdegno del popolo conservatore seguito a questo episodio e opportunamente alimentato dal commentariato di destra, non è scemato neanche quando è apparso chiaro che il video era stato tagliato e modificato in modo da lasciar fuori le successive precisazioni della Nucatola che avrebbero chiarito le sue dichiarazioni precedenti e smontato tutte le accuse implicite nel filmato.

Anzi, alcuni candidati alla nomina presidenziale repubblicana, hanno addirittura raddoppiato la dose inventandosi di sana pianta storie legate alle immagini raccapriccianti di un altro video attributo, falsamente, a Planned Parenthood.

Dopo i tragici fatti di Parigi, il popolo repubblicano opportunamente aizzato da tutti i maggiori candidati presidenziali ancora in corsa, non ha esitato ad opporsi con veemenza all’arrivo di rifugiati siriani che hanno chiesto asilo politico agli Stati Uniti per timore che tra di essi si annidino potenziali terroristi. Una preoccupazione legittima che, pur appartenendo per il momento all’ambito delle ipotesi, cioè delle cose che non si sono ancora verificate (e che quindi non esistono…), viene trattata dal Partito Repubblicano e dai suoi sostenitori come un’emergenza assoluta che merita i massimi livelli di allarme e contromisure draconiane.

Rispetto alle stragi ad opera di terroristi locali (che siano essi estremisti di destra, psicopatici o semplici mentecatti) che non solo esistono eccome nella realtà ma che si susseguono da decenni provocando un numero astronomico di morti, l’indifferenza della destra e dei suoi seguaci è pressoché totale. Anzi, non si tratta neanche di indifferenza ma di opposizione attiva e rabbiosa a qualsiasi normativa che tenda a limitare e a regolamentare l’uso di armi da fuoco.

Una situazione assurda, questa della disponibilità di armi in America, che paradossalmente in futuro renderà la vita molto facile ad ogni potenziale terrorista che dovesse riuscire ad arrivare sul territorio americano come profugo o, più semplicemente, con un semplice visto da turista.

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Marcello Cristo

Marcello Cristo

Sono nato e cresciuto a Napoli dove, nella tradizione magno-greca della mia città, mi sono laureato in Filosofia. Vivo negli Stati Uniti con la mia famiglia da oltre vent'anni facendo la spola tra New York e la California. Dall’America, ho iniziato a collaborare con pubblicazioni italiane come Il Giornale di Indro Montanelli e La Gazzetta dello Sport di Candido Cannavò e poi con il quotidiano in lingua italiana degli Stati Uniti America Oggi per il quale ho lavorato come editor, opinionista e corrispondente dalla California. Nei ritagli di tempo, sto tentando disperatamente di insegnare ai miei figli il napoletano.

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