In questa seconda parte del nostro commento (la prima parte la potete leggere qui) alle dichiarazioni rilasciate dall’assessore regionale Alessandro Baccei ci accorgeremo di come è stata calpestato il Diritto. Ci riferiamo al Diritto Costituzionale e allo Statuto siciliano. Sono fatti oggettivi, illustrati dallo stesso Baccei.
Baccei:
“L’art. 36 è interamente applicato. Il problema è che, per effetto di alcune riforme fiscali, il 100 % dell’IRPEF si è ridotto al 55 % e il 100 % dell’IVA si è ridotto al 40 %. Non è che non è applicato, è che è cambiata la legge nel frattempo”.

Il professore Massimo Costa
Costa:
“Mi perdoni se insisto. Se ‘è cambiata la legge nel frattempo’, vuole dire che non è più applicato, ammesso che prima lo fosse. Mi pare ovvio. Ho fatto un po’ di calcoli con i ‘suoi’ numeri. Il ‘suo’ bilancio di previsione stima di IRPEF per il prossimo triennio 4 miliardi e mezzo scarsi l’anno, e di IVA 2 miliardi e mezzo scarsi. So fare le proporzioni, lì ci arrivo. 4,5 : 55 = x :100 e 2,5 : 40 = y : 100, dove x è quello che ci spetta di IRPEF, e y è quello che ci spetta di IVA. E quindi x = 8,18 e y = 6,25. Con facili calcoli si scopre che lo Stato sottrae alla Regione siciliana dalle entrate spettanti per l’art. 36 ben 3 miliardi e 200 milioni circa di IRPEF e ben 3 miliardi e 750 milioni di IVA (conti di Baccei, non miei). In tutto fanno circa 7 miliardi di Euro, e non abbiamo ancora computato l’art. 37, né le imposte di consumo erroneamente trattenute etc. A Lei, assessore, mancano ‘solo’ un miliardo e 400 milioni che vuole andare a elemosinare a Roma in cambio della rinuncia a tutte le prerogative finanziarie, da quel che dice. Ma non sarebbe più semplice pretendere l’applicazione dello Statuto? Con queste entrate sistemiamo tutte le strade in un anno, l’anno successivo sistemiamo tutti problemi della raccolta dei rifiuti. In dieci anni siamo la Svizzera. Ora comincio a capire perché si è scatenata la campagna contro lo Statuto. A meno che lei non dica che, a fronte di questi 7 miliardi, ci dobbiamo prendere 7 miliardi di spese dello Stato in Sicilia (vedi sopra). Ma è sicuro che lo Stato arrivi a spendere 7 miliardi in Sicilia? Ci deve mettere anche le forze armate e parte delle pensioni…”.

L’assessore all’Economia della Regione siciliana, Alessandro Baccei
Baccei:
“Nel 2007/08 la nostra quota di compartecipazione alla sanità improvvisamente è aumentata dall’oggi al domani senza una contropartita”.
Costa:
“Evviva la sincerità. Quindi lei conferma che lo Stato si può prendere nuove entrate o accollarci nuove spese senza contropartita, mentre noi, se avessimo una nuova entrata, dovremmo sempre e comunque prenderci una contropartita che ne renderebbe nullo l’effetto. Ho capito bene?”.
Baccei:
“L’art. 37 è un articolo di difficile attuazione. La modalità che è stata definita (le aziende devono calcolare ‘LORO’ quanta quota di reddito attribuire alla Sicilia) si è dimostrata fallimentare: attivando il codice tributo arrivano 2 o 3 milioni l’anno. E a titolo di rimborso a Roma ci hanno dato 100 milioni”.
Costa:
“Sì, ha ragione, è proprio difficile. Chissà come faranno mai le imprese italiane a pagare le imposte all’estero sulle filiali delle proprie aziende. Chissà che diavoleria contabile faranno. Ma non pensa che il quadro invece è molto semplice: l’art. 37 dice che la Sicilia è un ordinamento finanziario a sé, come uno Stato indipendente. Pensi alla Sicilia come all’Albania o come a Malta o, ancora, come alla Tunisia e troverà la soluzione. Su, non è difficile, si può fare. Poi vedo con piacere che ammette che le modalità strombazzate dal presidente Rosario Crocetta e da suo predecessore, assessore Agnello, sull’art. 37 che sarebbe stato finalmente attuato sono ‘fallimentari’. Magra consolazione saper che ‘l’avevamo detto’. Però, che strano, in un’Italia in cui a decidere gli accertamenti sono sempre gli uffici finanziari, questa volta la scelta è stata lasciata al contribuente, il quale neanche sa che può o deve indicare la quota prodotta in Sicilia. Quando si dice la distrazione… E Roma, pietosa, in compenso ci ha dato 100 milioni. Potrei sapere come hanno fatto il calcolo di questi 100 milioni? Mi sembra una cifra sorprendentemente bassa. La stessa Ragioneria generale, qualche anno fa, stimava il gettito in circa 250 milioni (anche quello incredibilmente basso, ma qui ho scelto di dare per buoni i ‘vostri’ numeri). Com’è che sono diventati 100? Sarà la ‘leale collaborazione’ tra Stato e Regione, evidentemente. E pensare che c’è chi vorrebbe mettersi legato mani e piedi a disposizione di questo lealissimo Stato”.
Baccei:
“C’è una sentenza della Corte Costituzionale che in sostanza dice questo: lo Stato può fare quelle azioni che portano all’erosione del gettito della Regione, però la Regione ha un danno da questi atti e quindi Stato e Regione si devono sedere a un tavolo e scendere a un regime pattizio”.
Costa:
“Beh, lei sarà contento. Io un po’ meno. La Corte dice che ci dobbiamo mettere d’accordo, ma dice anche che uno dei due contraenti, mentre non ci mettiamo d’accordo, può nel frattempo fare ciò che vuole. Roba da Corte Internazionale di Giustizia, Consiglio d’Europa e simili consessi, se avessi fiducia in quelle sedi. Ma, dato per buono questo orientamento, ha visto che il danno è riconosciuto persino dalla Corte suprema dello Stato? E quindi? La sentenza comincia a essere non più nuovissima? A che punto sono questi patti? E poi questi patti servono a ripristinare le entrate dirottate, mica ad annullare lo Statuto? In quale sentenza ha letto che la Corte Costituzionale ci dice che dobbiamo rinunciare allo Statuto e alle sue entrate garantite dal Diritto Costituzionale? Qui mi sembra che lei non c’è, lei ci fa, ci fa eccome…”.
Baccei:
“La spesa regionale per cittadino in Sicilia è di 2000 euro, in Sardegna di 4000, in Friuli di 5000, in Trentino di 8000”.
Costa:
“Quando si dice la combinazione. In quelle Regioni hanno lo Statuto attuato e noi no, le dice niente, assessore?”.
Baccei (di nuovo sull’art. 37):
“Ho proposto all’Agenzia delle entrate di attuare lo stesso criterio di ripartizione dell’IRAP, che comunque sarebbe di ‘difficile applicazione’. Questo porterebbe a circa 7/800 milioni di entrate”.
Costa:
“Quel criterio è un po’ rozzo, non mi convince. Secondo me il reddito si deve ripartire solo in parte sui costi (come quelli del personale), ma anche sui ricavi (sa, mi occupo di economia aziendale, e di reddito d’impresa, ne ho sentito parlare). Ma comunque, diamo per buono questo criterio che privilegia le Regioni più forti. Ebbene lei ha già detto a quanto ammonta il beneficio. Stiamo parlando di circa 800 milioni, quasi tutto il buco che le serve. E se lei dice 800, mi lasci pensare che con i criteri giusti sarà almeno quattro volte tanto, non è per mancanza di fiducia nei suoi confronti, ma sa com’è… E comunque do per buone queste cifre. Ai 7 miliardi circa di mancato art. 36 (neanche tutto) se ne aggiunge un altro o poco meno. Bingo! Che ci aspetta a chiederne l’attuazione immediata? Le ho già spiegato che l’entrata non è aggiuntiva, ma compensativa, si può fare, su… Un’ultima domanda, da ignorante. Ma com’è che il criterio IRAP è di facile applicazione e invece, trasposto all’IRES, diventa di ‘difficile applicazione’? Sa che ho il sospetto che quando c’è da toglier soldi allo Stato e darli ai Siciliani tutto diventa ‘difficile’? Sì, certo, difficile, molto difficile, capisco”.
Baccei:
“L’IRPEF negli ultimi dieci anni sta aumentando, ma quello che entra nelle ‘casse’ della Regione Sicilia [sic, proprio così, l’assessore non lo sa che la ‘Regione Sicilia non esiste, forse nella sua mente siamo già a Statuto ordinario] sta diminuendo per effetto di diversi fenomeni. Uno perché le imposte dei lavoratori dipendenti sono versate [altrove] dai sostituti di imposta che hanno sede fuori dalla Sicilia. Se una persona che lavora per la Regione va in pensione e il cedolino è elaborato fuori [?!] quel gettito va a Roma, compresi quindi tutti i pensionati. Lo Stato sta centralizzando i cedolini. Quest’anno hanno spostato il pagamento delle forze armate”.
Costa:
“Conosciamo questa storiella. Secondo lo Stato se un server che elabora i cedolini è sul Continente, allora è come se il contribuente prendesse l’aereo e andasse a versare i propri tributi altrove in un ufficio postale romano. Ma, dico, le sembra una cosa normale? Degna di uno Stato civile? Non crede che questa interpretazione delle norme vigenti sia quanto meno illegittima, probabilmente anche da illecito penale. E comunque sia, ma ci vuole molto ad ubbidire alla Corte Costituzionale ed a fare un accordo di buon senso, come nelle altre Regioni a Statuto speciale, e ad attribuire alla Regione i redditi dei contribuenti siciliani a prescindere da dove è posto il server? Poi, a parte la bassezza, la meschinità di uno Stato ladro, che sposta il computer per fregare i sudditi siciliani – vicenda che si commenta da sola – la sua affermazione è una confessione esplicita sulla sostenibilità, sulla robustezza dei conti siciliani sol che si attuasse lo Statuto. Guardi, mi limito ai pensionati. Stiamo parlando di una ventina di miliardi di pensioni date ai Siciliani. Quant’è l’IRPEF sulle stesse che l’INPS gira allo Stato in violazione dello Statuto? Non lo so, guardi, non lo voglio sapere, ma è certo che stiamo parlando di miliardi. Le devo chiedere scusa, assessore, parlare con lei è molto istruttivo. Si scopre che la realtà è peggiore di quella che stimavamo con i nostri conti. La Sicilia è un bancomat per l’Italia, per questo sono scatenati contro di noi. Se lei non avesse parlato mi sarebbe restato qualche dubbio e invece…”.
Baccei:
“Abbiamo rinunciato a crediti per ricorsi contro lo Stato ‘solo’ per 430 milioni. Gli altri sono stati persi”.
Costa:
“Non lo so, assessore, e non lo voglio sapere. Rinuncio a farle i conti in tasca. Le sentenze gliele porterà Gaetano Armao. Io qui faccio alcune questioni di principio e do per buoni i suoi numeri. Intanto perché difende l’assessore Agnello. Lei che c’entra con quell’accordo transattivo? Sa che dicendo così alimenta il sospetto che lei stia con lo Stato sempre e comunque, a prescindere? E comunque, nel luglio del 2014 che se ne sapeva di quali ricorsi sarebbero vinti e quali no? Come si fa a rinunciare a un ricorso se non se ne conosce l’esito? Il danno fatto è comunque quello potenziale a quella data, non quello determinato dagli esiti? E poi stupisce il fatto, inaudito, che lo Stato imponga ad una sua Regione di rinunciare a ciò che le spetta per diritto. Secondo me questo, di per sé, è gravissimo. È attentato alla Costituzione, poi lasci stare se è un milione o un miliardo. Come faccio io, cittadino (suddito) di Sicilia, a fidarmi del mio Stato che mi dice di rinunciare ai miei diritti? E lei lo difende? E poi, ammesso che sia ‘solo’ poco meno di mezzo miliardo, le sembra poco? Lei sta affogando per un miliardo e 400 milioni, e rinuncia a 430 milioni. Ma, quando avete rinunciato a questo, chi ce li mette? Crocetta, Agnello, lei, Renzi, Padoan? Mi faccia capire. Se mi rubano 430 milioni di Euro voglio sapere che fine hanno fatto. Qui sono stati derubati tutti i cittadini siciliani e lei minimizza?”.
Baccei (sulla Commissione Paritetica):
“Da quando ci sono io è stato istituito un tavolo tecnico a Roma, presso la Presidenza del Consiglio che ha modalità più immediate rispetto alla Commissione Paritetica. Poi ci sarà il ‘passaggio’ alla Commissione Paritetica”.
Costa:
“Che cos’è un tavolo tecnico? Che vuol dire ‘passaggio alla Commissione Paritetica? Che è stata esautorata? Cioè che in un tavolo in cui comanda lo Stato si fanno gli accordi veri e poi si passano alla Commissione solo per la firma? Modalità ‘più immediate’? Significa che comanda lo Stato e quindi non si tratta? Si rende conto della gravità delle sue affermazioni? Del fatto che siamo completamente al di fuori dell’ordinamento costituzionale? Ma è vero che lei ‘in maniera riservata’ ha passato sotto banco una proposta di riforma dello Statuto a Renzi, senza passare dalla Giunta, dall’Assemblea regionale siciliana? Ma che crede di essere a casa sua? Guardi che poi lei torna in Toscana e noi restiamo qua. Chi l’autorizza a fare danni permanenti alla Sicilia in maniera riservata? Il dibattito sullo Statuto non può avere nulla di riservato lo sa?”.
Baccei (da un’altra intervista apparsa di recente sulla stampa):
“Abbiamo rinunciato a non più di 600 milioni di crediti verso lo Stato nel riaccertamento straordinario dei residui. Non è vero che sono di più”.
Costa:
“Va bene, assessore, rinuncio a inseguirla sui numeri e do per buoni i suoi. Ma 600 milioni di euro che sono quisquilie, pinzellacchere (direbbe Totò)? E chi ce li mette ora nelle finanze boccheggianti della Regione? Paga lei in persona, o paghiamo noi? Ma, perdoni l’ignoranza crassa, il d.l.vo 118/11 (riforma della contabilità pubblica), nel cui nome è stato fatto questo riaccertamento straordinario dei residui (crediti) non esclude per principio di stralciare i crediti verso gli enti pubblici (maxime verso lo Stato) in quanto esigibili per definizione? Come si spiega che un credito dichiarato esigibile per legge, lei e la sua Giunta, con atto amministrativo, lo stralciate facendo un ‘grazioso regalo’ allo Stato, per poi dire – dopo qualche giorno – che non ci sono più soldi e si deve bloccare la spesa? Ma non pensa che qualcuno potrebbe anche chiamarvi a rispondere personalmente di ciò che state facendo ai danni di un Popolo intero?”.
Basta così. L’abbiamo strapazzato abbastanza. Tanto non risponderà mai, statene certi. Ma almeno non gliel’abbiamo fatta passare liscia. E comunque non esageriamo a prendercela con lui. Baccei è solo un esecutore. I mandanti stanno a Roma. E dal loro atteggiamento si capisce che l’Autonomia siciliana è finita, morta, sepolta. Questi discorsi dimostrano abbondantemente che l’unica strada da percorrere per la Sicilia è l’indipendenza. Certo, lo Stato reagirà. Non vogliono darci l’Autonomia, pensate ci diano l’indipendenza? Ma è solo questione di coscienza e volontà.
Se i Siciliani sapranno, innanzitutto di essere Popolo, di essere incatenati e sfruttati a sangue, e se vorranno la libertà, ma la vorranno veramente, sappiano che sono invincibili.