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October 25, 2015
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October 25, 2015
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Regione/ I conti inventati di Baccei: le tesi dell’assessore smontate pezzo per pezzo

Massimo CostabyMassimo Costa
Time: 9 mins read

Lo scorso 23 ottobre, ai microfoni di Radio Time, abbiamo sentito una intervista all’attuale assessore all’Economia (rectius: presidente-ombra) della Regione siciliana. Non ho mai sentito, nel breve tratto di mezz’ora, tante inesattezze e posizioni indifendibili come quelle assunte dall’assessore. È intervenuto in trasmissione, con una telefonata, Gaetano Armao, coordinatore nazionale di Sicilia Nazione. Ne è venuto fuori un “mezzo” confronto nel quale l’assessore si è semplicemente incartato. Questi si è pubblicamente impegnato ad accettare la sfida, ma sappiamo che non manterrà mai la promessa.

Ora, senza aggiungere o togliere nulla a quello che correttamente ha detto Armao, un duello glielo propongo io a distanza. Ho preso frasi sue, “sbobinate” dall’intervista, per il “divertimento” dei lettori, e le ho commentate con mie osservazioni e domande. Le frasi di Baccei non sono estrapolate o inventate: sono frasi riportate per intero dalla sua viva voce, pubblicamente registrata. Io in questo dialogo non faccio numeri diversi da quelli dell’assessore: uso rigorosamente i suoi, che già sono sbilanciati a favore dello Stato. Se ha coraggio,  che risponda pubblicamente a queste mie osservazioni, o che se ne vada per sempre dalla nostra Terra.

Buona lettura. Se mi permettete, lo faccio nuovo.

Baccei (sulla presenza di un ‘buco’ nei conti della Regione):

“Non è un ‘buco’ che appare quest’anno. È un fatto strutturale. L’anno scorso abbiamo utilizzato fondi per lo sviluppo per la spesa corrente. Quest’anno dovremo trovare altre modalità per coprire il disavanzo”.

Costa:

“Quindi, lei, assessore, ammette pubblicamente che il suo governo distrae i fondi per le spese in conto capitale e le destina alla spesa corrente, anziché chiedere conto e ragione allo Stato di ciò che è stato tolto alla Sicilia? Complimenti!”.

Baccei:

“Questo disavanzo negli ultimi anni si è acuito perché dobbiamo contribuire ai problemi di disavanzo dello Stato in misura sempre maggiore. Quest’anno daremo un miliardo e trecento milioni allo Stato per i suoi problemi di bilancio”.

Costa:

“Quindi, lei, assessore, ammette pubblicamente che il problema finanziario della Regione non è legato “agli sprechi” e alla “corruzione”, ma proprio al fatto che lo Stato le sottrae le risorse previste dallo Statuto. Ha dichiarato che la quota data a questo titolo quest’anno è pari a più dell’1,5 % del PIL siciliano, una percentuale unica in Italia, senza alcuna reale i logica motivazione: su questo non ha nulla da dire? E poi dice che questo contributo è crescente nel tempo. Quindi ad essere in default irreversibile è lo Stato italiano; la Regione siciliana è soltanto trascinata dallo Stato nel baratro, perché questo le scarica i propri problemi, abusando della propria maggior forza istituzionale”.

Baccei:

“La Sicilia è la Regione che, dopo la Lombardia, paga il tributo più alto allo Stato”.

Costa:

“Errore, assessore, lei non può quantificare questo valore in termini assoluti, senza considerare il rapporto al PIL o alla popolazione. La Lombardia ha un PIL di circa 360 miliardi, pari a 3 volte e mezzo quello siciliano. Ed ha circa 9 milioni di abitanti, pari a quasi il doppio di quelli della Sicilia. Se rapportiamo alla popolazione o al PIL, la Sicilia è prima assoluta tra le Regioni italiane per contributo al risanamento della finanza pubblica. Ed è prima con un rapporto di 1 a 4, perché il contributo medio delle Regioni italiane è dello 0,4 % del PIL, quello della Sicilia è pari all’1,6 circa. Ora, sarà anche vero che lo 0,4 della Lombardia è qualcosina in più del nostro 1,6, ma la sproporzione resta semplicemente enorme. E lei che fa? Il notaio? Non reagisce? Non impugna niente degli atti dello Stato pregiudizievoli per i nostri interessi?”.

Baccei:

“La Sicilia è quella che, confrontata con le altre Regioni a Statuto speciale, ha le entrate pro capite più basse. Anche sul fronte delle spese, come spesa pro capite, la Sicilia è, tra le Regioni a Statuto speciale, quella che spende meno. Ciò in parte è dovuto al fatto che ha un po’ meno di funzioni trasferite”.

Costa:

“Meno funzioni trasferite rispetto alle altre Regioni a Statuto speciale? Mi lasci dubitare, visto che, tranne la scuola, l’università e praticamente  solo giustizia e interni, tutto il resto è già alle spalle del contribuente siciliano. Ma diamo per buona questa sua singolare affermazione. La sua affermazione è e resta gravissima. Lei sta dicendo che la Sicilia ha le entrate pro capite più basse tra tutte le Regioni a Statuto speciale e – anche se lei sfugge a questa osservazione – sa benissimo che la spesa pubblica pro capite, complessivamente considerata (Stato, Regione, Enti locali) è ampiamente sotto la media a livello nazionale, non solo a confronto con le altre Regioni a Statuto speciale. Sarebbe disposto ad andare alla Rai a dire pubblicamente che lo Stato viola lo Statuto e che i siciliani sono quelli che beneficiano meno di tutti gli altri cittadini italiani della spesa pubblica?”.

Baccei:

“In passato si è speso male. La spesa corrente, la spesa per il personale è la più alta fra tutte le Regioni”.

Costa:

“Lasci stare il passato, sul quale siamo peraltro d’accordo. Ma il suo Governo è lì dal 2012. Possibile che ancora sia colpa degli ‘altri’? La spese per il personale è la più alta fra tutte le Regioni perché da noi i regionali svolgono funzioni altrove svolte dallo Stato. Visto che non gliel’ha mai spiegato nessuno le do questa dritta”.

Baccei:

“La Regione, fra ‘enti locali’, partecipate e tutto dà lavoro a circa 100.000 persone”.

Costa: 

“Guardi, è uscito su tutti i principali media qualche tempo fa uno studio, in cui si dimostra che la spesa pro capite pubblica siciliana è al quartultimo posto tra le Regioni italiane. Se vuole gliela procuro. Ma torniamo alle 100.000 persone a carico della Regione. Le ho già detto che ci sono i dipendenti statali che, da noi, sono regionali, ma lei conta anche altri dipendenti, a quanto pare. Quali? I forestali? Che andrebbero contati come ‘frazioni’ di dipendenti, visto che non lo sono a tempo pieno. Oppure, come dice esplicitamente, conta pure i dipendenti degli enti locali. Mi faccia capire. Altrove gli enti locali sono coordinati, controllati e finanziati dallo Stato, e quindi lei non li conta. In Sicilia la Regione si fa carico del controllo e del finanziamento degli enti locali, e quindi i dipendenti degli enti locali sono diventati dipendenti regionali? Mah! Bella forza. Se lei somma statali, regionali e comunali, e li addossa tutti alla Regione, certo che abbiamo il primato in Italia. Ma che razza di ragionamento è? Suvvia, non sta neanche in piedi, faccio finta di non aver sentito bene”.

Baccei (alla domanda del conduttore sul fatto che i dipendenti che altrove sono statali qui sono contati come regionali): “No, questa non l’ho sentita, non la conosco”.

Costa:

“Ah, non l’ha sentita? Male, non può fare l’assessore una persona che neanche sa o capisce che se in Sicilia lo Stato affida una funzione alla Regione, allora i dipendenti sono regionali e non statali. Su, si sforzi un po’, Baccei, è una cosa elementare. Ci può arrivare anche lei”.

Baccei:

“La Sicilia ha un debito strutturale perché spende più di quello che incassa. La soluzione? In passato si sono adottate soluzioni che oggi stanno pesando enormemente sul bilancio della Regione. Due miliardi per scelte del passato: paghiamo le pensioni nel bilancio, mutui, disavanzi, per circa 2 miliardi. Se poi aggiunge un miliardo e mezzo che diamo allo Stato, circa 6 miliardi e mezzo di sanità, abbiamo già finito il bilancio”.

Costa:

“Bene. Ha compreso che la scelta di indebitare la Regione, per quadrare il bilancio, fatta a ripetizione dal Governo Crocetta, è scellerata e insostenibile. Già è qualcosa. Gliel’ha raccontata questa a Crocetta? Le do un’informazione: sa chi ha imposto l’indebitamento alla Regione per mezzo della Cassa Depositi e Prestiti? Non ci crederebbe mai. È stato proprio il Governo Italiano, ma chi l’avrebbe mai detto? Neanche a Roma hanno riflettuto sul fatto che questo avrebbe pesato sui conti della Regione in maniera insostenibile. Ma, a quanto pare, le case farmaceutiche italiane non potevano attendere. Quando si dice la ragion di Stato. Poi ci sono le pensioni, è vero. Ma lo sa che la Regione paga pensioni di suoi ex dipendenti che hanno a suo tempo versato i contributi all’INPDAP, il quale, contra legem, ricusa di restituire alla Regione il montante contributivo con il quale almeno questo problema sarebbe risolto. E lei che fa? Sta a guardare? Quanto alla sanità, se la Regione spende 6 miliardi e lo Stato circa 2 com’è che si dice che la Regione paga il 49 % della spesa sanitaria dal 2007? Allora la quota accollata alla Regione è ancora superiore. Siamo al banditismo. E lei che fa? Sta a guardare?”

Baccei:

“L’unica soluzione che vedo è rivedere i rapporti finanziari tra Stato e Regione. Così come hanno fatto tutte le altre regioni a Statuto speciale, bisogna andare a Roma a rinegoziarle”.

Costa:

“Cosa vuol dire? Che dobbiamo abbandonare i tributi che ci spettano e andare a negoziare una ‘finanza derivata’ in cui ogni anno lo Stato decide se e quanto darci dei nostri tributi per farci sopravvivere? Ho capito bene? E altrimenti in che senso si deve andare a Roma a negoziare? Le altre Regioni, come ha detto correttamente Armao, sono andate a negoziare unicamente i decreti attuativi dei rispettivi Statuti, mica hanno rinunciato ai loro diritti. Ma di che parla? Come si può risanare un disavanzo strutturale senza riprendersi ciò che è stato tolto in maniera incostituzionale?”.

Baccei:

“Applicando alla lettera lo Statuto, lo Statuto è già applicato”.

Costa:

“Mi scusi se ho riportato alla lettera una sua frase sgrammaticata. Forse si è imbrogliato, capita. Comunque non è vero che lo Statuto è già applicato. Questa è la posizione dello Stato sulla faccenda, non quella della Regione. Le ricordo che lei è assessore della Regione, che rappresenta la Regione. Deve essersi un po’ confuso”.

Baccei:

“Se io ho più entrate devo avere un analogo valore delle funzioni trasferite. Se ho un miliardo in più di entrate, devo avere un miliardo in più di funzioni, quindi il saldo è zero”.

Costa:

“Eh no, assessore, questa dove l’ha letta? Sui Baci Perugina? Il decreto attuativo dell’art. 37 del 2005, che pure è stato fatto ‘coi piedi’, parla di simmetrica assunzioni di funzioni, ma la giurisprudenza costituzionale assicura che si tratta delle spese per le funzioni di accertamento e riscossione delle relative entrate. Questa storia che dice lei è quella che racconta lo Stato nella sua ‘sleale collaborazione’: se ci dà un’entrata che ci tocca per Statuto, ci deve dare anche una spesa. Comunque, per me va bene, facciamo conto che sia come dice lei. Ma qui non si tratta di ‘nuove entrate’, a fronte delle quali dovremmo avere nuove spese, ma di entrate ‘compensative’ dei cespiti che nel tempo lo Stato ci ha sottratto inopinatamente senza darci alcuna contropartita. Scusi, se ogni volta che lo Stato vuole riparare a questo furto, lei dice che poi ci dobbiamo mettere addosso altre spese, il conto lei come diavolo lo vuole pareggiare con lo Stato? Mi concederà che il suo ragionamento non funziona neanche aritmeticamente”.

Baccei:

“Se vado a vedere la riforma fiscale, si vede che c’è un’erosione, quindi a parità di funzioni, abbiamo perso entrate. E su quello che dobbiamo andare a lavorare. Perché di fatto dal punto di vista giuridico lo Statuto è applicato”.

Costa:

“No, assessore, deve fare pace con se stesso; deve connettere tra di loro le diverse parti della sua mente, altrimenti non si capisce più niente. Ammesso che sia come dice lei, cioè che con i vecchi accordi lo Statuto era giuridicamente applicato (non sono d’accordo, ma qui ho deciso di sposare le sue tesi), nel momento in cui lo Stato fa una riforma fiscale in cui erode le risorse prima concesse alla Sicilia, lo Statuto con ciò stesso ‘cessa’ immediatamente di essere applicato. Questo lo capirebbe anche un bambino. E poi – mi scusi – ma come fa ad ‘andare a lavorare’ su questa erosione? Seguendo il suo ragionamento, ogni volta che lo Stato volesse porre rimedio dandoci quel che ci spetta, lei aggiunge che ci dobbiamo mettere alcune spese, e che quindi non ci guadagniamo niente. Le devo fare le equazioni?

Prima della riforma:

A (entrate) = B (spese)

Dopo la riforma:

A (entrate spettanti) – C (entrate dirottate allo Stato) = B (spese) – D (disavanzo)

L’unico modo di ripianare il disavanzo è porre a favore della Regione nuove entrate pari a C = D. Se lei poi al secondo membro carica di nuovo altre spese pari a C, fa come quei fruttivendoli disonesti che mettono pesi sbagliati a un lato della bilancia. Ma che crede che siamo tutti stupidi?”.

Fine prima puntata/ continua

 

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Massimo Costa

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