Dopo mesi di tentennamenti, alla fine il vicepresidente americano Joe Biden ha annunciato mercoledì che non si candiderà alla presidenza nel 2016, aggiungendo che il periodo di lutto seguito alla tragica morte del figlio Beau lo ha privato del tempo e delle energie psicologiche necessarie per gettarsi nella mischia.
"Purtroppo, credo di essere ormai fuori tempo limite – ha dichiarato il vicepresidente rendendo pubbliche le sue intenzioni nel Giardino delle Rose della Casa Bianca affiancato dalla moglie Jill e dal presidente Obama – non credo di avere il tempo necessario per organizzare una campagna vincente per la nomina".
L'annuncio ha ufficialmente messo la parola fine ad un lungo periodo di speculazioni sulla possibile discesa in campo di Joe Biden che aveva iniziato a considerare seriamente la possibilità di una sua candidatura, quando è apparso chiaro che la favorita Hillary Clinton stava cominciando a perdere terreno nei sondaggi in seguito alle polemiche sull'uso di un server personale per le sue email ufficiali ai tempi in cui ricopriva la carica di Segretario di Stato.
A rendere l'impresa più difficile, inoltre, ha contribuito il fatto che, malgrado la grande popolarità del vicepresidente tra l'elettorato democratico, i sondaggi mostravano anche che questo stesso elettorato non vedeva particolarmente di buon occhio una sua possibile discesa in campo in uno schieramento già equamente diviso tra due candidati di alto profilo come la stessa Clinton e il campione dell'ala populista del partito: il senatore dello stato del Vermont, Bernie Sanders.
L'impressione tra gli osservatori politici americani è che Biden abbia atteso i risultati del primo dibattito televisivo democratico nel caso un eventuale passo falso da parte di uno dei due favoriti potesse danneggiarne seriamente le possibilità di successo ed aprire uno spiraglio per una candidatura alternativa. Non solo questo non si è verificato, ma anzi Hillary Clinton, dal cui bacino elettorale Biden avrebbe attinto i voti necessari alla sua piattaforma di consenso, è apparsa come la chiara vincitrice della serata.
Joe Biden, che aveva già precedentemente partecipato a due campagne presidenziali, ha dichiarato di voler continuare a svolgere un ruolo attivo nel futuro politico del suo partito: "Malgrado la mia rinuncia di oggi – ha detto il vicepresidente – non ho intenzione di restare in silenzio ma voglio impegnarmi il più possibile per dare il mio contributo alla direzione futura del partito e della nazione". Ed ergendosi a difensore dell'eredità di Obama ha aggiunto: "Il presidente Obama ha condotto questo paese dagli abissi della crisi finanziaria alla ripresa attuale. Sono orgoglioso di aver svolto un ruolo in questo processo. Come partito, e come nazione commetteremmo un tragico errore se tentassimo di voltare le spalle all'eredità di Obama. Il popolo americano ha lavorato troppo e siamo arrivati troppo lontano per abbandonare quanto di buono è stato compiuto finora. I Democratici non solo devono difendere questa eredità, ma devono portarla avanti".
La decisione finale di Biden sarebbe stata probabilmente differente se non fosse stato per la tragica morte del figlio Beau avvenuta lo scorso maggio dopo una lunga battaglia con il cancro. In appendice al suo discorso quindi, il vicepresidente ha dichiarato di voler dedicare gli ultimi quindici mesi della sua carica per organizzare una campagna di mobilitazione nazionale contro il cancro che coinvolga esponenti di entrambi gli schieramenti politici. Una sorta di mobilitazione generale che coinvolga l'intera nazione paragonabile a quello che consentì agli americani di giungere sulla Luna nel 1969.
"Se ne avessi avuto la possibilità – ha detto Biden a questo proposito – avrei voluto essere il presidente che ha sconfitto il cancro perché è possibile".
Guarda il video dell'annuncio di Biden>>