Il fallimento politico del governo Crocetta. I 5 miliardi di Euro ‘cancellati’ dall’assessore Alessandro Baccei e dal Parlamento siciliano. Le future elezioni regionali. I giochi romani di Silvio Berlusconi in coppia con Renzi. Il centrodestra siciliano e il Nuovo Centrodestra di Alfano. I ‘traditori’ di Catania e dintorni. Fabrizio Ferrandelli un po’ giocatore e un po’ giocoliere. Il PD e la Sicilia che sprofonda nel baratro. E i primi licenziamenti al Cara di Mineo. Parla Nello Musumeci, figura storica della destra in Sicilia. Un uomo politico che molti vedono come un possibile candidato alle prossime elezioni regionali.
Con Musumeci facciamo una chiacchierata a ruota libera. Cominciando dalla legge di assestamento di Bilancio. Legge che, in realtà, ha assestato un durissimo colpo alle finanze regionali, cancellando in modo abusivo, se non truffaldino, 5 miliardi di Euro di crediti.
Onorevole Musumeci: che ci racconta di questo ‘mirabolante’ assestamento di Bilancio 2015 targato Baccei?
“Noi non l’abbiamo votato. Per il semplice motivo che queste manovre che si susseguono ogni tre mesi sono la cartina al tornasole del fallimento economico e finanziario della Regione. E del fallimento politico del governo regionale di Rosario Crocetta. La verità è che questo governo non programma nulla. Vive alla giornata. E sta portando la Sicilia allo sbaraglio”.
Lei sa meglio di noi che, con la recente legge di assestamento di Bilancio, il Parlamento siciliano, su proposta dell’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, ha cancellato 5 miliardi di Euro dal Bilancio.
“Noi del centrodestra, come già accennato, non abbiamo votato la recente legge di assestamento di Bilancio. Questa legge è stata approvata dai deputati regionali di quello che resta del centrosinistra. Detto questo, siamo al corrente di questa storia dei 5 miliardi di Euro cancellati dal Bilancio. E’ uno dei temi che affronteremo”.

Alessandro Baccei
Lei è candidato alla presidenza della Regione? Insomma è già in campagna elettorale?
“Il tema della mia eventuale candidatura alla guida della Sicilia non è all’ordine del giorno. Lo schieramento alternativo al centrosinistra deve ancora definire il proprio perimetro. In questa fase credo sia importante lanciare un progetto alternativo a chi oggi governa male la nostra Isola. Oggi servono adesioni convinte. Provando a recuperare, al di là degli schieramenti, chi oggi non va a votare. Penso a un’aggregazione civica aperta alle persone per bene con quattro-cinque punti essenziali”.
Se lei non è candidato che cos’è, allora, il movimento “Diventerà bellissima”?
“E’ un’offerta culturale e non soltanto politica. Un’alternativa al renzismo e al crocettismo”.
E del centrodestra siciliano che ne facciamo?
“Il centrodestra si deve riorganizzare. Anche perché nella nostra Regione viviamo una condizione politica paradossale: una Sicilia non di sinistra con la sinistra che governa”.
Onorevole, non le sembra un po’ ‘esagerato’ definire il governo Crocetta di sinistra?
“Mettiamola così: una Sicilia governata da persone che dicono di essere di sinistra”.
Ecco, così va un po’ meglio. Anche per rispetto per i tanti siciliani che sono veramente di sinistra e che non si riconoscono nelle posizioni di Crocetta e del PD.
“In effetti, se guardo ad alcuni nomi dell’attuale compagine governativa e di chi la sostiene non colgo l’essenza della sinistra”.
Nemmeno noi. Detto questo, se invece sofferma lo sguardo sul presidente Crocetta che cosa vede?
“Vedo un uomo politico e la sua solitudine affollata di opportunisti, affaristi e voltagabbana”.
Adesso guardiamo un po’ dalle parti del centrodestra. Onorevole Musumeci, lei ha contezza che Berlusconi appoggia il governo Renzi?
“Sono convinto che, all’interno del centrodestra, ci sia una naturale competizione. Mi sembra un esercizio inevitabile. Detto questo, aggiungo che se i protagonisti del centrodestra continueranno a litigare resteranno spettatori di un’ennesima sconfitta. Insomma, non credo sia importante individuare i berlusconiani leali o no”.
Onorevole, però non ha risposto alla nostra domanda: noi non le abbiamo chiesto un parere sui berlusconiani leali o non leali: noi le abbiamo chiesto un parere su Berlusconi e sulla sua lealtà politica verso gli elettori di centrodestra che l’ex Cavaliere continua a prendere per i fondelli.
“Invece credo di avere risposto alla vostra domanda. Mi pare di avere detto che le divisioni, nel centrodestra, conducono alla sconfitta. Io sono pronto a lavorare e a fare tre passi indietro se emergeranno candidature capaci di aggregare più di quanto non possa aggregare la mia candidatura”.
Resta il fatto che, a Roma, Renzi e Berlusconi governano insieme. Dopo Angelino Alfano e i suoi anche Verdini e altri parlamentari sono passati con il governo. E tutti sappiamo che Verdini non muove foglia che Berlusconi non voglia…
“I giochi romani non debbono pregiudicare il futuro della Sicilia. Ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Oggi i siciliani non comprendono cosa accade nei ‘Palazzi’ della politica romana. Oggi, in Sicilia, la gente vuole sapere cosa mettere a tavola. Non solo. Viviamo in un tempo di povertà valoriale. Oggi si preferisce l’uomo alle ideologie”.
Le capita, ogni tanto, di riflette sul fuoco amico in politica?
“Il fuoco amico è sempre stato implacabile”.
E lei ne sa qualcosa, no? Alle elezioni regionali del 2012 alcuni esponenti del centrodestra non hanno fatto votare per lei. Due nomi a caso: il senatore Giuseppe ‘Pino’ Firrarello e suo genero Giuseppe Castiglione…
“Alle elezioni regionali del 2012 giocarono vari fattori. Penso alla sfaldamento del PDL. Al caso Fiorito. E alla prima condanna di Berlusconi”
Appunto…
“Se qualcuno ha tradito, beh, i problemi riguardano il traditore”.
Il Nuovo Centrodestra di Alfano, almeno in Sicilia, sembra diviso: alcuni vorrebbero ‘imbarcarsi’ nel governo Crocetta; altri sono fermamente contrari.
“Per ora il Nuovo Centrodestra vive in uno stato confusionale”.
Alla fine gli alfaniani siculi sosterranno lei o si getteranno con il PD e con le ‘frattaglie’ centriste che il segretario regionale di questo partito, Raciti, coccola nella vaga speranza che possano portare voti all’improbabile candidato di centrosinistra alla guida della Sicilia?
“Intanto, come ho già detto, non sono candidato. Se sarò il candidato alle prossime elezioni regionali verificheremo chi, nel Nuovo Centrodestra, vorrà andare con il PD e chi si aggregherà con noi”.
Pietrangelo Buttafuoco la vorrebbe alleato di Fabrizio Ferrandelli…

Fabrizio Ferrandelli
“Quella è stata una provocazione tipica dei liberi pensatori come Pietrangelo Buttafuoco. Lui dice: se devi essere trasversale, ebbene, perché tu, Nello, non cerchi di allearti con Fabrizio Ferrandelli? Io la considero una provocazione intelligente. Così ho girato la domanda a Ferrandelli: uno che è in contrasto con il proprio partito – e Ferrandelli è in contrasto con il proprio partito, cioè il PD – che ci sta a fare nel PD?”.
E Ferrandelli che ha risposto?
“Ha risposto con un sorriso sornione”.
Ferrandelli è sveglio e sgusciante: impossibile da acchiappare: è sfuggito pure dalle mani di Mirello Crisafulli…
“Sì, ma deve sapere mettere le caselle al proprio posto. Da vice presidente dell’Antimafia regionale ho imparato ad apprezzarlo. Ora, però, deve dimostrare di essere un giocatore e non un giocoliere”.
Parliamo della crisi economica e finanziaria della Sicilia.
“Il problema principale è il nodo finanziario. E non lo si scioglie tagliando soltanto risorse, come ha fatto fino ad oggi il governo Crocetta. Che alla fine ha solo penalizzato cinque milioni di siciliani. Va avviata una trattativa con il governo nazionale. Dobbiamo resettare tutto e ripartire da zero”.
L’assessore Baccei, invece, sta svuotando le ‘casse’ regionali con la connivenza del centrosinistra siciliano. Insomma, torniamo all’incredibile storia dei 5 miliardi di Euro di crediti che sono stati cancellati.
“Come ho già detto, torneremo sul tema di questi 5 miliardi di Euro. Quanto a Baccei, debbo dire che certi suoi ragionamenti non mi appassionano. L’assessore all’Economia dice che se lo Stato dovesse cedere alla Regione le competenze residue oggi gestite ancora da Roma, la stessa Regione siciliana ci perderebbe. Ebbene, io mi chiedo e chiedo: ha ancora senso, oggi, parlare di Statuto autonomistico? Gaetano La Terza diceva che l’Autonomia siciliana è un fatto morale. Oggi mi viene difficile definire così l’Autonomia siciliana”.
Non è un po’ troppo pessimista?
“No, sono realista. Lei mi ha invitato a riflettere sulla situazione economica e finanziaria della Regione. Bene. La situazione odierna è drammatica. Dobbiamo tornare a un Bilancio in pareggio. Ma come si fa a pensare a un Bilancio regionale se tutte le risorse vengono impiegate per la spesa corrente? Come si fa a pensare allo sviluppo della Sicilia se gli investimenti sono legati soltanto ai fondi europei? Vogliamo parlare dell’export siciliano? Il nostro export è il 2,9 per cento di quello nazionale. Di questo, il 2 per cento è rappresentato dal petrolio raffinato. La terra dell’agroalimentare di qualità che non riesce ad esportare. Contiamo poco in Italia. Non siamo interlocutori di altri Paesi europei e del Mediterraneo. E siamo prigionieri di una burocrazia disarmante”.
E in questo scenario – scusi se insistiamo – l’assessore Baccei e il Parlamento siciliano hanno cancellato 5 miliardi di Euro di crediti dal Bilancio regionale. E hanno piazzato altri 5 miliardi e 800 milioni di altri crediti tra le entrate del 2016 e del 2017: pronti, così si dice, per essere cancellati nei prossimi due anni…
“Siamo coscienti della gravità della situazione finanziaria della Regione. E siamo determinati ad affrontare tale questione. In Sicilia tra deputati regionali, nazionali, senatori e deputati europei ci sono ben 172 parlamentari. Ebbene, il presidente del Parlamento siciliano, Giovanni Ardizzone, provi a convocarli tutti. Riuniamoci tutti e facciamo sentire in Europa e a Roma il peso di una Sicilia cianotica”.
Intanto si potrebbe definire subito il contenzioso finanziario con lo Stato. La Sicilia è l’unica Regione italiana che non l’ha ancora fatto.
“Il tema, se non ricordo male, è stato affrontato dalla commissione parlamentare presieduta da Giampiero D’Alia. Bisogna insistere, aprendo il confronto con lo Stato”.
A noi risulta che della mancata definizione del contenzioso finanziario con lo Stato sia responsabile la politica siciliana.
“Ripeto: il tema è centrale. I rapporti finanziari con lo Stato vanno definiti. Passaggio indispensabile per far ripartire la Sicilia. Anche perché, mentre parliamo, la situazione si aggrava”.
A cosa si riferisce?
“Mi riferisco a certa politica che ha pensato di creare lavoro con il denaro pubblico”.
Si riferisce al ‘boom’ dei centri di assistenza per immigrati?
“Per l’appunto. Mi riferisco, ad esempio, al Cara di Mineo, dove cominciano già a fioccare i primi licenziamenti”.
In Tv già si parla di gestori di centri di accoglienza che non pagano più gli immigrati.
“C’è chi ha pensato di aver individuato un modello di sviluppo con il denaro pubblico. Ma anche questo sistema sta crollando”.