Ci sono ciambelle che non riescono con il buco nemmeno se le buchi mille volte. E’ il caso della festa dell’Unità di Palermo. Dopo cinque anni di assenza, gli ex comunisti hanno deciso di riorganizzarla mantenendo il nome di un appuntamento che, a dir la verità, mal si concilia non soltanto con la svolta impressa da Matteo Renzi al PD, ma anche per altre cose che stridono un po’ con la realtà di questa formazione politica.
Intanto – e questo è un tema generale – dedicare la festa dell’Unità al Sud, ovvero alla questione meridionale, potrebbe essere un’idea giusta. Ma dovrebbe essere conseguenza di scelte politiche coerenti con quanto fatto dal governo Renzi, visto che, alla fine, ‘sta benedetta festa dell’Unità è organizzata dal partito dell’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri.
Invece la sensazione è un’altra: per esempio, la voglia, da parte del PD, di recuperare un po’ di credibilità dopo che, appena qualche mese, fa la SVIMEZ – l’Associazione per lo sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno – ha certificato l’abbandono pressoché totale del Sud da parte del governo. Precisando che nel Meridione non è in crisi solo l’industria (che in molte realtà è scomparsa), ma tutto il sistema economico. Per non parlare dei danni enormi prodotti dallo stesso governo Renzi alle attività sociali dei grandi e piccoli centri del Meridione. In un anno, infatti, l’attuale governo nazionale – con l’avallo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica – è stato capace di ridurre drasticamente i fondi nazionali per le attività sociali (legge nazionale n. 328 del 2000) e, contemporaneamente, di scippare al tutto il Sud 12 miliardi di Euro di fondi PAC (Piano Azione e Coesione): soldi destinati al Sud che, in parte, avrebbero dovuto compensare le risorse finanziarie venute meno con il taglio dei fondi della citata legge nazionale n. 328 del 2000 (e che, invece, sono finiti alle aziende del Centro Nord Italia come sgravi fiscali). Il risultato è che in Sicilia, in questo momento, in tantissimi Comuni gli studenti disabili delle famiglie meno abbienti rimangono in casa perché non ci sono i soldi per il trasporto (e, in alcuni casi, mancano anche i docenti di sostegno).
Insomma, intitolare la festa dell’Unità al Sud dopo i disastri combinati dal governo nazionale a guida PD nel Mezzogiorno non è il massimo. Contraddizioni che sono molto sentite tra i giovani, che almeno a Palermo non sembrano molto in sintonia con il PD renziano. Non è un caso che sabato 26 Settembre – parliamo sempre di Palermo – un lungo corteo di studenti delle scuole superiori, dell’università e dei centri sociali si sono diretti nel luogo dove si celebra la festa dell’Unità per protestare contro le scelte del governo e del PD.
Il corteo è partito da Piazza Massimo (che in realtà si chiama Piazza Verdi) e si è diretto ai Cantieri culturali alla Zisa (un ex area artigianale e industriale della città trasformata negli anni ’90 del secolo passato in uno spazio culturale polivalente). Gli organizzatori della festa dell’Unità, così si racconta, hanno avuto un po’ paura. Risultato: una parte della città è stata bloccata (sabato sera il traffico automobilistico, che a Palermo è già caotico a causa dei lavori del Tram, è letteralmente ‘impazzito’, almeno nelle area adiacenti al quartiere della Zisa), le forze dell’ordine hanno moltiplicato la propria presenza e i ragazzi del corteo sono stati presi a manganellate.
“Manganellate ai giovani nel nome del PD”, commentavano sabato sera i giovani e i meno giovani di Palermo. Insomma, se proprio la dobbiamo raccontare tutta, a noi che sabato sera siamo rimasti intrappolati nel traffico in Piazza principe di Camporeale – a un centinaia di metri dal luogo dove i ragazzi sono stati presi a colpi di manganello – questa scena ci ha ricordato un’opera di Giovanni Verga: Dal tuo al mio. E’ la storia di un zolfataro – Luciano, operaio della vecchia zolfara siciliana – che, da povero, diventa ricco perché sposa la figlia del padrone della miniera di zolfo. Una volta passato dall’altra parte, Luciano entra subito nel personaggio (di Verga, ovviamente), tutto dedito alla salvaguardia della “roba”. E proprio per difendere la “roba” spara ai suoi ex compagni di lavoro…
L’esempio vale per un partito che dovrebbe essere il riferimento dei giovani di sinistra e che, invece, è avversato dagli stessi ragazzi. Contro i quali vengono scatenati i manganelli dei rappresentanti delle forze dell’ordine.
La stessa scena, alla fine, la si è vista il giorno dopo, ieri, domenica 27 Settembre, quando un gruppo di docenti e di lavoratori della scuola si è recato ad un incontro – sempre alla festa dell’Unità e sempre ai Cantieri culturali della Zisa – dove il sottosegretario Davide Faraone, parlamentare nazionale del PD eletto in Sicilia, illustrava la riforma della “Buona Scuola”.
Anche in quest’occasione non sono mancati gli attimi di tensione. In questo caso i contestatori erano numericamente inferiori a quelli del giorno prima. Ma la protesta c’è stata. “Rivendichiamo con forza la contestazione al sottosegretario Faraone alla festa dell'Unità di Palermo – scrivono in un comunicato i protagonisti della protesta, ossia i vertici dell’UBS scuola della Sicilia -. Non è più il momento di dialogare con un governo che non ha ascoltato migliaia di lavoratori della scuola che in questi mesi hanno espresso con scioperi e manifestazioni la loro opposizione alla legge 107 (la legge sulla “Buona Scuola” voluta dal governo Renzi ndr). Fare finta di dialogare oggi dopo la mobilità coatta imposta a migliaia di precari in cambio dell'immissione in ruolo, dopo i presidi-padroni che potranno scegliersi i loro docenti, dopo aver trasformato la scuola in un'azienda, significa continuare a prendere in giro i lavoratori della scuola ed ingannarli. Dopo Ferrara ora anche a Palermo USB riesce a rovinare la passerella di Ministri e Sottosegretari, continueremo a farlo nei mesi successivi per continuare a dire che la scuola pubblica statale non si tocca e la difenderemo con la lotta”. Gli autori della protesta hanno anche rinfacciato a Faraone il già citato dramma degli alunni disabili lasciati senza mezzi di trasporto.
Faraone ha replicato stizzito. Dicendo che era solo una protesta di pochi. E che il governo Renzi ha creato “160 mila nuovi posti di lavoro”. In realtà, non si tratta di “nuovi posti di lavoro”, ma di docenti precari che lavorano nella scuola chi da dieci, chi da quindi anni. Docenti dei licei e delle scuole superiori del Sud Italia che, in molti casi, sono stati messi davanti a un bivio: o accettare l’assunzione in una scuola del Nord Italia, o il licenziamento.
Il clima, insomma, resta teso. Almeno a Palermo. Dove aumentano di giorno in giorno i gruppi di giovani e meno giovani che cercano di organizzarsi politicamente alla sinistra del PD. Stefano Fassina, ad esempio, è molto gettonato. L’ex vice ministro, che ha lasciato il PD, sta diventando il riferimento di tanti palermitani delusi da un PD che, adesso, mostra pure un volto militare e poliziesco. E mostra, soprattutto, insofferenza verso chi non la pensa come i protagonisti del ‘verbo’ del PD non solo renziano.
Dopo la già citata protesta di sabato scorso – per citare un fatto che è paradigmatico di quanto sta avvenendo a Palermo in queste ore nel mondo politico – due dirigenti del PD di Palermo, Antonio Rubino e Carmelo Miceli, hanno chiesto al sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, di mettere fuori dalla giunta comunale l’assessore Giusto Catania. Perché i due dirigenti del Partito Democratico hanno chiesto questo? Perché sostengono che l’assessore Catania, militante storico di Rifondazione comunista, avrebbe sobillato i ragazzi contro il Partito Democratico.
In realtà, in fatti sono andati un po’ diversamente. Catania è spesso critico con il PD. Per tutta risposta gli organizzatori della festa dell’Unità di Palermo non lo hanno invitato perché definito “indesiderato”. La notizia ha fatto il giro della rete. E le giovani generazioni, si sa, con la rete ci vanno a nozze. Che dire? Che, forse, l’esclusione dell’assessore Catania, esponente storico di Rifondazione comunista e conosciuto tra i giovani e nei centri sociali, ha esasperato un po’ gli animi. Forse se gli organizzatori della festa dell’Unità di Palermo, invece di organizzare incontri solo con chi la pensa come loro, avessero dato spazio anche a chi non condivide il Renzi-pensiero, il clima sarebbe stato meno esasperato.