Per ora è un’indiscrezione. Ma è un’indiscrezione che, se dovesse diventare realtà, potrebbe rivelarsi pesante come un macigno per la sanità siciliana. E, in particolare, per gli ospedali pubblici dell’Isola che potrebbero scivolare nel caos. Sembrerebbe che, in queste ore, gli uffici dell’assessorato regionale alla Salute starebbero vagliando un decreto che introdurrebbe nuove ‘regole’ negli ospedali e, in particolare, nei Pronto soccorso della Sicilia. In pratica, una riduzione del personale medico all’insegna del risparmio. Proviamo a vedere di cosa si tratterebbe.
Negli uffici di una Regione siciliana che il governo nazionale di Matteo Renzi, a furia di scippi di risorse finanziarie, sta portando a grandi passi verso il default, sarebbero al vaglio misure di contenimento della spesa. Già sono in corso penalizzazioni in tutti i settori dell’amministrazione pubblica, a cominciare dai Comuni che, a settembre, non hanno ancora ricevuto nemmeno un Euro dei trasferimenti previsti dalla legge. In queste ore l’attenzione del governo è rivolta alla sanità pubblica siciliana. La domanda che il governo di Rosario Crocetta si pone in queste ore è: come ‘spremere’ ancora questo settore per trovare soldi da utilizare, con i soliti 'magheggi' di bilancio che nessuno censura, in altri settori dell'amministrazione regionale?
Da qui l’idea di ridurre il numero dei medici che prestano servizio negli opedali pubblici con il seguente stratagemma. Ogni medico di Pronto soccorso – così sarebbe stato stabilito – deve curare almeno 5 mila pazienti all’anno. Sulla base di questo numero – che nella sanità non significa nulla – i vertici dell’assessorato regionale alla Salute starebbero stilando una sorta di regolamento in base al quale ogni Pronto soccorso dell’Isola dovrebbe essere dotato di un numero di medici tale da assicurare 5 mila accessi all’anno per ogni medico (in pratica, un medico di Pronto soccorso dovrebbe visitare 5 mila pazienti in un anno). Sulla base di questi conti il numero dei medici di Pronto soccorso verrebbe ridotto, facendo ‘risparmiare’ l’amministrazione regionale.
Si tratta di un calcolo cervellotico e demenziale, perché in un ospedale ogni paziente è un ‘pianeta’ a sé. Un paziente, infatti, potrebbe avere bisogno di una visita di pochi minuti o di un’assistenza per svariate ore. Tutto dipende non dalla ‘velocità’ dei medici, ma dalla gravità della patologia.
Lo ribadiamo: non sappiamo se le notizie in nostro possesso rispondano al vero, trattandosi di un’indiscrezione che ci è arrivata dal mondo politico siciliano. Abbiamo anche cercato di verificarla provando a contattare l’assessore regionale alla Salute, Baldo Gucciardi. Ci proviamo, senza successo, da tre giorni. A questo punto abbiamo deciso di scrivere, anche perché, dal 2009 ad oggi, in Sicilia, assistiamo ad una gestione della sanità siciliana che penalizza i cittadini. Con l’obiettivo di ‘risparmiare’ risorse che vengono in parte drenate dal governo nazionale, in parte utilizzate in altre branche dell’amministrazione regionale con ‘magheggi’ di Bilancio.
La sistematica penalizzazione dei cittadini siciliani da parte del governo regionale n materia di servizi sanitari si evince, ancora una volta, proprio in questi giorni, col tentativo di chiudere l’ennesimo Punto nascita, sempre per ‘risparmiare’. Il Punto nascita che dovrebbe essere sbaraccato si trova in una zona interna della provincia di Agrigento. In pratica, in un’area montana già disagiata che, in assenza del Punto nascita, diventerebbe ancora più disagiata.
Sempre in queste ore il governo regionale starebbe provando a convincere il governo nazionale a non chiudere il Punto nascita dell’Agrigentino. Attenzione: non è una decisione adottata dal governo siciliano di Rosario Crocetta: sono le proteste del territorio che hanno convinto il governo regionale a provare a difendere il Punto nascita.
In questo scenario non ci sembra affatto improbabile che l’assessorato alla Salute stia vagliando un decreto per ridurre, di fatto, il numero dei medici nei Pronto soccorso dell’Isola. In pratica, invece di ridurre, se non eliminare, gli sprechi che ancora oggi accompagnano le forniture sanitarie e la gestione del settore farmaceutico, il governo regionale proverebbe a ridurre ulteriormente i servizi sanitari ai cittadini.
Ricordiamo che, dal 2009 ad oggi, i governi regionali che si sono succeduti hanno operato, ripetutamente, raggiri ai danni dei cittadini. L’hanno fatto sbaraccando interi settori della sanità pubblica con la scusa che le risorse sarebbero state utilizzate per l’istituzione della cosiddetta medicina del territorio: strutture sanitarie ‘leggere’ che avrebbero dovuto alleggerire il lavoro degli ospedali pubblici intercettando il flusso di pazienti che ogni giorno si riversa negli ospedali pubblici. La realtà, al di là delle dichiarazioni di intenti, è che interi ‘pezzi’ della sanità pubblica della nostra Isola sono stati sbaraccati, ma la medicina del territorio o è molto carente, o esiste solo sulla carta.
A farne le spese sono i cittadini siciliani che, pur pagando le tasse, ricevono servizi sanitari pubblici sempre più carenti. A pagare sono anche i medici e gli infermieri degli ospedali pubblici sovraccaricati di lavoro (e, nel caso dei medici, con gli scatti di anzianità bloccati da sei anni). E ad essere beffati sono anche gli imprenditori siciliani, che pagano l’IRAP più salata d’Italia (e l’IRAP, lo ricordiamo, serve per pagare le spese sanitarie) per avere in cambio – come tutti gli altri cittadini siciliani – servizi sempre più carenti.
Nei giorni scorsi abbiamo cominciato un ‘viaggio’ fra le contraddizioni del Bilancio della Regione siciliana. Nella prima puntata (che potete leggere qui) abbiamo sottolineato come, ormai, 4 milioni e mezzo di siciliani ricevono solo problemi dalla Regione siciliana. Nella seconda puntata (che potete leggere qui) abbiamo raccontato il raggiro dei fondi europei destinati alla Sicilia. E, se vogliamo proprio essere precisi, abbiamo anche raccontato come il governo nazionale di Matteo Renzi conta di ‘rapinare’ i 2 miliardi di Euro destinati al cofinanziamento dei fondi europei per le infrastrutture destinati alla Sicilia (su 4,7 miliardi di euro della Programmazione 2014-2020, ben 2 miliardi è il cofinanziamento a carico dello Stato italiano), dirottandoli nel Centro Nord del Paese (come potete leggere qui). Ebbene, nella terza puntata del nostro ‘viaggio’ – che pubblicheremo domani – vi illustreremo, per filo e per segno, come, con artifizi e raggiri di bilancio, una cospicua parte dei soldi destinati alla sanità siciliana (a nostro avviso non meno di 1 miliardo all’anno rispetto ai teorici 9 miliardi che la Sicilia dovrebbe spendere ogni anno per la sanità) viene sistematicamente dirottata a Roma e in altri settori dell’amministrazione regionale. Non sveleremo nulla di nuovo, sia chiaro: ci limiteremo a mettere assieme notizie venute fuori da un anno e mezzo a questa parte che, lette singolarmente, hanno un significato, ma che, esaminate nel complesso, ci raccontano un’altra verità.