Una moneta complementare per la Sicilia? Se ne parla da tempo. Ma si fa poco. O meglio, la politica siciliana, quella rappresentata nel Parlamento dell’Isola, fino ad oggi, non ha fatto nulla. Giuseppe Pizzino, invece, un progetto l’ha messo in piedi. E sulla rete non fa che parlare della moneta grano. La propone a destra e a manca. E, partendo da questo progetto, ha creato anche un movimento politico che, piano piano, si va radicando ora in questo Comune, ora in quest’altro Comune. Non sono grandi numeri, ma ci sono.
“In Sicilia ogni uomo è un’isola”, ci ricorda Luigi Pirandello. Nella nostra terra le persone sono abituate ad andare ognuna per proprio conto. La cooperazione, quella vera, dalle nostre parti è merce rara. Anche se c’è chi prova a creare strumenti che dovrebbero servire a tutti. Uno di questi personaggi, per l’appunto, è il già citato Giuseppe Pizzino. Così abbiamo deciso di intervistarlo. Per farci raccontare quello che sta combinando.
Intanto cos'è la moneta Grano? Una moneta alternativa all'Euro? Una moneta complementare?

Giuseppe Pizzino
“La definizione corretta è moneta regionale siciliana Grano complementare all'Euro”.
Ok. Ma come dovrebbe entrare in circolo in Sicilia?
“Il sistema migliore sarebbe quello che venga accreditata alle famiglie disagiate quale reddito sociale pari a 10 mila euro l'anno”.
Un attimo: questa moneta Grano da dove verrebbe fuori?
“Dalla Regione siciliana che l'accredita alle famiglie quale reddito sociale e questi rilancerebbero i consumi di prodotti siciliani”.
Dunque la Regione siciliana crea una moneta complementare, che potrebbe essere utilizzata come mezzo di scambio: moneta in cambio di beni prodotti in Sicilia.
“Esatto. La Regione in questo caso è garante della spendibilità di questa moneta. Il tutto grazie all'articolo 36”.
Dello Statuto siciliano, supponiamo.
“Di Statuto conosco solo quello siciliano”.
Bene. Quale passaggio dell'articolo 36 prevede il ricorso a una moneta complementare?
“La seconda parte”.
Ovvero?
“Sovranità Tributaria. Al fabbisogno finanziario della Regione si provvede con i redditi patrimoniali della Regione e a mezzo tributi, deliberati dalla medesima. Questo significa che la Regione siciliana, unica in Eurozona, potrebbe garantire la spendibilità di una propria moneta… Cioè la moneta grano".
Allora. La Regione siciliana eroga questa moneta grano sotto forma di reddito sociale alle famiglie disagiate per un valore, se non abbiamo capito male, di circa 10 mila euro all’anno. Con questa moneta grano le famiglie siciliana fanno la spesa acquistando prodotti siciliani. Abbiamo capito bene.
“Esatto. Avete capito bene”.
E le aziende siciliane che hanno venduto i propri beni alle famiglie disagiate e hanno incassato la moneta Grano poi che fanno?
“Con la moneta Grano pagano i tributi. Chiunque accetterebbe in pagamento il Grano, perché a propria volta potrebbe pagare tutti i tributi. Ricordo che una moneta acquista validità solo quando è possibile pagare i tributi. La Regione siciliana, emettendo quale reddito sociale verso le famiglie disagiate questa moneta Grano, ricaverebbe (incassando i tributi) più di quanto costa (ma non costa) aver accreditato il reddito sociale alle famiglie disagiate”.
Facciamo un esempio?
“Certo. In Sicilia ogni anno spendiamo per mangiare e bere circa dieci miliardi di euro all'anno. Di questi soldi solo due miliardi sono endogeni e otto miliardi sono esogeni”.
Cioè?
“Acquistiamo otto miliardi di beni alimentari fuori dalla Sicilia. Questo è un dato ISTAT. Ciò significa che, su otto miliardi di acquisti da fuori della Sicilia, regaliamo alle altre Regioni del nostro Paese circa 1,5 miliardi di tributi. Pensate solo all'IVA”.
Insomma, lei pensa che con la moneta complementare Grano aumenterebbero sensibilmente gli acquisti di beni prodotti in Sicilia.
“Certo, perché gli acquisti, da parte delle famiglie siciliane, verrebbero indirizzati verso i beni prodotti nella nostra Isola. Detto in altre parole, l'unico modo per favorire l'acquisto di prodotti locali è una moneta siciliana. Così facendo, creando domanda attraverso il reddito sociale, verrebbero stimolati sia la produzione, sia il consumo di prodotti siciliani”.
Ma ce lo lascerebbero fare?
“Vede, in Germania, in tantissimi Land, usano moneta locale per favorire il consumo di prodotti del proprio territorio. Lo stesso discorso vale per la Spagna. Perché non dovremmo farlo anche noi?”
La Regione siciliana, ci dice lei, incasserebbe moneta Grano dalle imposte pagate dai siciliani. Ma le imposte, in Sicilia, le incassa l'Agenzia delle entrate…
“No, non è così”.
Come non è così? Ma lo sa che, da qualche anno, lo Stato si tiene anche l’IRPES e l’IVA che dovrebbe incassare la Regione?
“In Sicilia abbiamo la nostra agenzia di riscossione. Parlo di Riscossione Sicilia spa, di proprietà della Regione siciliana”.
Riscossione interviene in un secondo momento. Per notificare le cartelle esattoriali nel caso in cui un cittadino non paga.
“Vede? Lei si è già dato la risposta”.
In che senso?
“Ipotizziamo che un cittadino non paghi le tasse. Che cosa succede?”.
Che il cittadino, dopo un certo tempo, viene invitato a pagare.
“Esatto. Mi arriva un avviso della Agenzia delle Entrate che mi consiglia di pagare entro 30 giorni. E io non pago. Che succede?”.
Che l’Agenzia delle Entrate si rivolge a Riscossione Sicilia. Quest’ultima dovrebbe notificarle una cartella esattoriale.
“Bene. Ci siamo: il mio interlocutore, a questo punto, non è più lo Stato con l’Agenzia delle Entrate, ma la Regione siciliana”.
Abbiamo capito: a questo punto lei paga non in Euro, ma con la moneta Grano.
“Esatto!”.
E secondo Lei lo Stato che ogni anno toglie alla Regione siciliana una barca di soldi lascerebbe passare un’operazione del genere?
“Io sono obbligato per Legge costituzionale a pagare i miei tributi alla Regione. Dico di più: la Regione siciliana dovrebbe avere un'Agenzia delle entrate, come prevede lo Statuto”.
Ma non ce l'ha…
“Nessuno mi può obbligare a fare un illecito. Ripeto: lo prevede lo Statuto”.
Abbiamo capito: con la moneta Grano si aprirebbe un contenzioso con lo Stato.
“No, nessun contenzioso. Basta pagare o direttamente alla Regione o attraverso Riscossione Sicilia”.
Come nessun contenzioso? Le sfugge che lo Stato, nell'ultimo anno e mezzo, ha drenato dalla Regione circa 10 miliardi di euro…
“Una sentenza della Corte Costituzionale ha obbligato l'Agenzia delle Entrate a dare codici precisi per le aziende che operano fuori della Sicilia, nel rispetto dell'articolo 37 dello Statuto. Così sarà anche per l'articolo 36, sempre dello Statuto”.
Può spiegare meglio?
“Una sentenza del Corte Costituzionale ha imposto all’Agenzia delle Entrate di indicare dei codici nuovi per imputare i tributi maturati in Sicilia da imprese con sede legale fuori dalla Sicilia. Quindi anche questo aspetto è ben regolato dalla Consulta. L’articolo 37 è normato dall'anno scorso. Esattamente dalla vigilia di Natale”.
Però qui stiamo scantonando. Questa storia dell’articolo 37 è interessante. Ma qui il problema è un altro: la Regione siciliana incassa le imposte in moneta Grano e allo Stato non deve dare nulla. Secondo lei la politica siciliana, o meglio, il governo siciliano è in grado di reggere questo confronto con lo Stato? E gli ascari dove li mette?
“La Regione incassa le imposte in moneta Grano e non deve dare nulla allo Stato”.
Torniamo a porle una domanda sulla realtà per quella che è e non per come vorremmo che fosse: lo sa o no che, fino ad oggi, molte delle imposte che dovrebbero essere incassate dalla Regione siciliana le incassa lo Stato?
“Non è così”.
Scusi, che significa non è così? Nega la realtà? Nei giorni scorsi abbiamo scritto, dati ufficiali alla mano, che lo Stato ha trattenuto circa sessanta milioni di Euro di IMU agricola.
“Questo è avvenuto perché non abbiamo fatto nulla per trattenere l’IMU agricola in Sicilia. Anzi, se debbo essere preciso, l'IMU agricola, in Sicilia, non avrebbe dovuto essere applicata”.
Noi siamo d’accordo con lei. Il problema è che il governo Renzi l’ha applicata. E si è trattenuto i soldi – i circa sessanta milioni di Euro – alla fonte. E adesso i Comuni dovranno spremere gli agricoltori siciliani. Questa è la realtà.
“La Sicilia ha potestà esclusiva. Sarebbe bastato non recepirla. La realtà, come la chiama lei, è che i nostri 90 deputati del Parlamento siciliano sono degli incapaci”.
Dietro di lei c'è un movimento politico?
“Sì”.
Chi siete? E quanti siete?
“Più che un partito politico dietro la moneta grano c’è un progetto politico. Siamo un gruppo di liberi cittadini che, piano piano, fanno proseliti nei Comuni della nostra Isola”.
Il partito politico c’è o no?
“Ci siamo costituiti in partito solo a novembre. Stiamo crescendo. Siamo una forza politica che non si limita a porre problemi, ma propone soluzioni. A cominciare dal già citato reddito sociale per le famiglie disagiate”.
Come vi muovete nel territorio?
“Abbiamo costituito una serie di circoli?
Dove?
“A Palermo, a Ramacca, a Palagonia, a Milazzo, a Barceellona. E, ancora, a Brolo, a Scordia, a Biancavilla, a Castellammare del Golfo, ad Alcamo. E lavoriamo in altri Comuni”.
Siete in contatto con gli amministratori comunali?
“Sì”.
Per fare che cosa?
“Stiamo depositando le proposte per istituire il reddito sociale nei Comuni. Lavoriamo su cifre ufficiali. In Sicilia le famiglie in stato di povertà assoluta sono duecentomila, mezzo milione di siciliani! In quindici giorni abbiamo depositato in quindi Comuni la proposta per istituire il reddito sociale di 10 mila Euro l’anno con copertura finanziaria garantita. In questi Comuni potrebbero istituire subito il reddito sociale per ventimila famiglie, cinquantamila cittadini. Entro il mese di settembre depositeremo la proposta per coprire almeno la metà delle famiglie disagiate della Sicilia. Noi di Progetto Sicilia ci occupiamo solo di fatti concreti, proposte serie e subito realizzabili per il benessere dei siciliani. Il reddito sociale di è subito realizzabile grazie a Progetto Sicilia. Fatti concreti”,.
C'è un legame con il reddito di cittadinanza dei grillini?
“No, loro hanno bisogno di trovare le risorse finanziarie e poi hanno bisogno di una legge che lo istituisca. Noi proponiamo il nostro progetto a tutti i Comuni della nostra Isola senza bisogno di ricorrere a una nuova legge”.
In che rapporti siete con i grillini siciliani?
“Conflittuali”.
In che senso?
“Noi li attacchiamo perché tengono in vita il governo regionale di Rosario Crocetta”.
Non sono i soli, a dir la verità.
“Sono loro, i grillini, la vera stampella del governo Crocetta”
Ci sarebbe anche il PD. E magari altre formazioni politiche raccattate qua e là…
“Diciamo una buona volta e per tutte come stanno le cose: senza i grillini il governo Crocetta durava da Natale a Capodanno. Vi racconto un episodio. Il 4 Luglio viene convocata direzione regionale del PD siciliano. Il segretario regionale di questo partito, Fausto Raciti, sfiducia Crocetta. Due giorni dopo, il 6 Luglio, il parlamentare del PD – anzi l’allora parlamentare, perché poi ha rassegnato le dimissioni – Fabrizio Ferrandelli chiede le dimissioni di Crocetta. Insomma, il PD aveva deciso di mollare Crocetta. Il sottosegretario, Davide Faraone, aveva dato l’ultimatum”.
Ricordiamo bene tutti questi passaggi.
“Bene. Il 9 Luglio nel Parlamento siciliano si votava la legge sui Comuni, ma allo stesso tempo venivano inserite delle norme che modificano la Finanziaria regionale. Il PD non va in Aula e lascia Crocetta solo con le false opposizioni che invece di mandarlo a casa lo salvano”.
Guardi che questo l’abbiamo scritto noi!
“Sarebbe bastato che i grillini avessero chiesto la verifica del numero legale e Crocetta era morto”.
In verità il problema non era il numero legale. Ma il governo era in difficoltà. Lei ha ragione. In quell’occasione i grillini e il Nuovo Centrodestra Democratico hanno salvato il governo Crocetta.
“Il 10 Luglio la Finanziaria siciliana è stata cassata per gli anni 2016/2017”.
Lo sappiamo: mancanza di soldi.
“Si è salvato il 2015 grazie alle modifiche votate dai grillini, da Forza Italia e da Nello Musumeci. Quelli che un giorno si e l'altro pure chiedono le dimissioni Crocetta”.
Lei conosce il Bilancio della Regione. Secondo lei che succede adesso?
“Dopo aver votato in agosto anche il rendiconto del 2014 si deve aspettare settembre. Sa cosa penso?”.
Dica?
“Che a settembre Crocetta si toglierà di mezzo e avremo risolto i problemi”.
Per mancanza di liquidità?
“Certo. A settembre nelle ‘casse’ della Regione siciliana non ci sono neppure i soldi per la carta igienica”.
Guardi, non c’è bisogno di aspettare settembre. In questi ultimi giorni di agosto dovremmo assistere alle proteste di varie categorie sociali che il governo Crocetta e il governo Renzi hanno lasciato senza soldi. A proposito, lei, in tempi non sospetti ha parlato di fallimento della Regione siciliana…
“Mi fa piacere che ve ne siate ricordati. Era il 2013. Esattamente in marzo 2013 ho scritto un articolo che è stato pubblicato da Linksicilia. Ormai ci siamo. I numeri che ho scritto in quell'articolo si sono esplicitati”.
Lei, se non ricordiamo male, sostiene che la Regione siciliana sarebbe fallita anche senza gli scippi romani.
“Io non ho mai parlato di scippi romani. Mai parlerò di scippi romani. Non sono questi i fatti che hanno accelerato il default della Regione”.
Beh, non tutti la pensano come lei.
“Lo Stato non ha mai rubato qualcosa alla Sicilia. Anzi, se dovessimo pagare i servizi (o disservizi) che lo Stato da ai siciliani non basterebbero soldi: Università, sanità, Difesa”.
E’ evidente che leggiamo i numeri in modo diverso. Cambiamo argomento. Lei parla di difesa della Sicilia e dei siciliani. In che rapporti è con il mondo degli indipendentisti siciliani, che è in piena crescita?
“Ci sono tanti gruppi e gruppuscoli. Peccato che amano dividersi. Sono quasi specialisti nel non andare d’accordo tra loro”.
Però ce n'è uno che sta aggregando: quello dell’avvocato Gaetano Armao, di Rino Piscitello e del professore Massimo Costa.
“Armao è per caso la stessa persona che, nel 2011, quando ricopriva il ruolo di assessore regionale dell’Economia aveva previsto una crescita del PIL della Regione di venti punti?".
Non lo sappiamo: se lo dice lei…
“Se è lo stesso me ne guardo bene dal discuterci. E’ un fatto oggettivo. Se non mi credete andate a leggere cosa scriveva Armao nel 2011. Andate a leggere cosa scriveva ad ottobre di quattro anni fa quando presentava il DPEF”.
Forse quel documento l'hanno scritto gli uffici…
“Senta, durante la gestione Armao il debito della Regione siciliana è cresciuto di 5 miliardi di Euro. Armao è un bravo docente universitario. Bene. Lasciamolo all’Università”.
E del professore Massimo Costa che pensa?
“Grande stima per Costa. Sebbene da grillino si sia trasformato in indipendentista”.