Dal governo Renzi – quello che dice di aver tagliato le tasse agl’italiani – arriva un nuovo ‘regalo’ per i lavoratori. Grazie a una norma entrata in vigore lo scorso 1 luglio non sarà più possibile utilizzare i buoni pasto nei supermercati, nei ristoranti, nei fast food, eccetera così come gli italiani hanno fatto fino ad oggi. La norma è ambigua proprio come Renzi (e come il governo che presiede). Ma vediamo un po’ meglio cosa potrebbe succedere.
La già citata nuova normativa per l’utilizzazione dei buoni pasto, contenuta nella legge di stabilità del 2015 ed entrata in vigore, come già ricordato, l’1 luglio di quest’anno prevede, tra le altre cose, che la quota di esenzione fiscale dei buoni pasto elettronici passi da 5,29 a 7 euro. Ma ciò costituirà un beneficio per i lavoratori? Sicuramente no! Perché rappresenta una bella polpetta impacchettata ed avvelenata preparata dal governo Renzi. E ne spieghiamo i motivi.
I buoni pasti furono introdotti dal legislatore con normativa del 1985, cioè trent’anni fa. Avevano l’obiettivo di agevolare le Aziende, massacrate dal Fisco, a riconoscere ai lavoratori dei buoni o ticket spendibili ed accettati negli esercizi commerciali appositamente convenzionati di tutt’Italia: ristoranti, gastronomie, fast food, mense, pizzerie, self service, trattorie, bar, e supermercati.
L’agevolazione nei confronti delle Aziende e dei lavoratori beneficiari consisteva nelle esenzioni fiscali e contributive dei predetti buoni fino a un valore massimo di euro 5,29 (equivalenti alle vecchie lire dell’epoca di 10 mila e 242 lire).
Dopodiché, attraverso accordi aziendali e collettivi tra Sindacati e Aziende, la normativa portò i primi frutti a partire dal 1987, anno in cui alcune migliaia di lavoratori ricevettero, oltre al salario, un blocchetto di ticket equivalenti ai giorni lavorativi del mese.
La normativa dell’epoca già prevedeva il divieto di cumulabilità dei buoni e, quindi, i lavoratori erano facultati a spendere un solo ticket per ogni giorno lavorativo. Ma ciò non si tradusse mai in pratica attuazione e dimostrò ancora una volta la forte ipocrisia del legislatore dell’epoca che intuiva benissimo a cosa avrebbe portato la finalità della normativa. Per circa trent’anni, infatti, milioni di lavoratori del nostro Paese hanno fatto la spesa per risparmiare presso i negozi alimentari e i supermercati e hanno preferito utilizzare per la pausa pranzo prodotti preparati in casa allo scopo di salvaguardare anche la propria salute e, contestualmente, operare un risparmio per il bilancio familiare.
Ed ora? Il solito governo di Mister Renzi “allo scopo di agevolare i lavoratori…” dà la possibilità alle Aziende di aumentare l’importo dei buoni a 7 euro. Con quali conseguenze? I nuovi buoni dovranno essere emessi in forma elettronica e non saranno cumulabili, cedibili e convertibili in denaro e potranno essere utilizzati solo durante le ore di lavoro e per un massimo di un ticket al giorno. In pratica, chi utilizzerà il buono pasto elettronico da 7 euro non potrà più cumularlo. Se lo porterà ad un supermercato, potrà spendere solo 7 euro al giorno. Una bella fregatura!
In questo modo appare chiaro il disegno del governo Renzi, che è consapevole che la nuova metodologia introdotta sarà poco appetibile da parte dei rappresentanti dei lavoratori e delle stesse Aziende e che pertanto saranno pochi i nuovi buoni elettronici in circolazione. Così continueranno a circolare i vecchi buoni cartacei di 5,29 euro, ma dalle notizie fatte trapelare dai governanti sembra che, d’ora in avanti, gli stessi buoni dovranno essere utilizzati uno alla volta e non cumulativamente.
Mister Renzi si appresta chiaramente a far emergere che, dal 1987 ad oggi, non è stata applicata correttamente la legge sui buoni pasto e che, pertanto, da oggi in avanti “si #cambiaverso”, come ama ripetere il nostro Presidente del Consiglio. Tanto per cambiare, ancora una volta a venire colpiti saranno milioni di lavoratori italiani che, in larga parte, stentano a sostenere economicamente le proprie famiglie. I lavoratori, secondo i sapientoni del governo Renzi, se vorranno spendere i buoni pasto presso i supermercati in modo cumulativo dovranno, assieme alle Aziende da cui dipendono, pagare tasse e contributi anche sui ticket pasto (circa il 50 per cento)! Così il nostro capo del governo – sempre quello che dice di aver abbassato le tasse agl’italiani, sempre lui – si accinge, invece, a mettere le mani nelle tasche degl’italiani per fare ‘cassa’.
Di converso Ministri, Vice Ministri, Sottosegretari, Onorevoli, Senatori, etc, continueranno a fare i bello e il cattivo tempo in questa Bell’Italia con stipendi, prebende, vitalizi e atti di malcostume vari. Insomma, Mister Renzi, anziché andare in culo alla balena, preferisce, con un po’ di ‘vasellina’, ancora una volta, il deretano dei poveri lavoratori.