Cambiamenti in vista tra gli alti burocrati del Parlamento siciliano? L’indiscrezione circola ormai da qualche settimana. A noi la notizia sembra di grande peso. Così pesante che ancora stentiamo a crederci. Sembrerebbe che l’Assemblea regionale siciliana – questo il nome del Parlamento dell’Isola che ha sede a Palermo, nel Palazzo Reale (che viene chiamato anche Palazzo dei Normanni, nome che ne diminuisce l’importanza, perché quella dei normanni, in Sicilia, è stata una parentesi breve, e nemmeno importante, checché ne dicano all’Unesco) – potrebbe sostituire il segretario generale, Fabrizio Scimè. Il suo posto verrebbe preso da Patrizia Monterosso, attualmente segretario generale della presidenza della Regione siciliana.
La notizia a noi sembra fuori dalla logica politica (e non soltanto politica). Così, per tagliare la testa al toro, abbiamo interpellato il presidente del Parlamento siciliano, Giovanni Ardizzone (nella foto in basso, a destra). Che cade dalle nuvole: “E’ una notizia destituita di fondamento. Ed è inammissibile anche sotto il profilo procedurale. L’attuale segretario generale, il dottore Fabrizio Scimè, non è in discussione”.
In effetti, il segretario generale del Parlamento dell’Isola è qualcosa di diverso dai dirigenti dell’amministrazione regionale. Il Parlamento siciliano è una struttura a sé. Rappresenta il potere legislativo. Con un’amministrazione diversa da quella della Regione siciliana, che fa capo al governo della Regione (cioè all’esecutivo). Nel Parlamento siciliano si accede per concorso pubblico. Dovrebbe essere così anche nell’amministrazione della Regione siciliana. E, in effetti, è stato così sino alla fine degli anni ’70. A partire dai primi anni ’80 il personale, negli uffici della Regione, è stato assunto con criteri clientelari. In pratica, quasi sempre senza concorsi. In barba alla Costituzione italiana.
L’ultimo, vero concorso per dirigenti, negli uffici della Regione siciliana, risale agli anni ’80 del secolo passato. Gli altri dirigenti sono stati reclutati nei seguenti modi: 1) concorsi finti; 2) assunzioni senza concorso in un ente spesso creato per l’occasione e poi scioglimento dell’ente e passaggio dei dipendenti negli uffici della Regione; 3) passaggio dei dipendenti dello Stato alla Regione siciliana. Quest’ultima modalità merita una digressione. Lo Stato, dagli anni ’80 ad oggi, ha trasferito tante competenze alla Regione, rifilandogli pure il personale, ma mai i soldi per pagare tale personale. Non solo. Lo Stato si è trattenuto pure i contributi pensionistici del personale che ha trasferito alla Regione, scaricando il costo di questi pensionati alla stessa Regione siciliana. E siccome la Regione non ha un fondo pensioni, ma i pensionati li paga con un capitolo del proprio bilancio, non si è capito più nulla. Con molta probabilità, se si dovesse fare un calcolo di tutto il personale che lo Stato ha trasferito alla Regione siciliana dal 1980 ad oggi – pensionati deceduti che sono stati pagati dalla Regione e pensionati che la Regione paga ancora – Roma dovrebbe restituire alla Sicilia una barca di soldi.
I dirigenti del Parlamento siciliano, invece, hanno una storia un po’ diversa rispetto alla stragrande maggioranza dei dirigenti regionali. Certo, anche negli uffici della Regione siciliana ci sono dirigenti preparati. Ma ormai sono in pochi. La gran massa di dirigenti è composta da funzionari che, nel 2000, con una discussa legge regionale, sono stati ‘promossi’ dirigenti. Promozione sul campo, in una notte, senza alcun concorso. A questi dirigenti si è aggiunta, poi, una quarta categoria: i dirigenti esterni all’amministrazione regionale. In pratica, personaggi scelti discrezionalmente, se non arbitrariamente, dai politici. Clientele su clientele.
Il segretario generale della presidenza della Regione, la già citata Patrizia Monterosso, è una dirigente esterna alla Regione siciliana. Sembra incredibile ma è così: da qualche anno, il più alto dirigente in carica dell’amministrazione regionale (il segretario generale della presidenza della Regione rappresenta il vertice della burocrazia regionale) non è vincitore (nel caso della dottoressa Monterosso, vincitrice) di concorso, ma è un’esterna scelta dalla politica.
A proposito dei dirigenti esterni all’amministrazione regionale ci sono altri aspetti incredibili che non sono mai stati censurati dalla Giustizia e, segnatamente, dalla Giustizia amministrativa. In Sicilia i giudici amministrativi hanno tanti meriti: per esempio, una grande attenzione verso la salute pubblica. Ma non hanno mai verificato se alcuni dirigenti – cosa che a noi risulta – abbiano acquisito titoli (e quindi curriculum e punteggio) ricoprendo incarichi illegittimi. Il meccanismo è il seguente: non ho i titoli per ricoprire un incarico; ma i politici ‘amici’ (parola che in Sicilia può significare tanto…) mi danno un incarico illegittimo; la magistratura non sa o non vede e io, con uno o più incarichi illegittimi, acquisisco i titoli per diventare, ad esempio, dirigente generale. Così divento dirigente generale – che è il massimo della carriera per un dirigente – senza averne i titoli! E poi, magari, divento pure segretario generale, cioè il ‘capo’ di tutti i dirigenti generali!
Questa è la Sicilia, terra di mafia. E questa è la Regione siciliana. E questo è quello che succede nell’amministrazione regionale dove, spesso, i più bravi, che magari hanno vinto un concorso per dirigenti, non fanno carriera; mentre i raccomandati, con i titoli inventati e truccati, fanno carriera. Ma questo non succede nel Parlamento siciliano dove, fino ad oggi, i dirigenti sono tutti vincitori di concorso. E dove solo agli alti livelli (per arrivare ai quali bisogna comunque fare la gavetta) la politica può entrare per decidere chi, tra una rosa di alti dirigenti, andrà a ricoprire il ruolo di segretario generale del Parlamento.
In questo momento il ruolo di segretario generale del Parlamento siciliano è ricoperto dal citato Fabrizio Scimè, che a quanto si racconta non sarebbe nelle simpatie di alcuni parlamentari del Consiglio di presidenza del Parlamento. Il Consiglio di presidenza è una sorta di “Consiglio di amministrazione” dello stesso Parlamento. Ne fanno parte il presidente dello stesso Parlamento che lo presiede, i due vice presidenti, i deputati questori e deputati segretari (in pratica, è lo stesso meccanismo della Camera dei deputati e del Senato). Sembra – così si racconta – che alcuni deputati vorrebbero sbarazzarsi di Scimè, considerato poco manovrabile, per piazzare al suo posto la dottoressa Monterosso.
“E’ una cosa che non sta né in cielo, né in terra – ribadisce il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone -. Il dottore Scimè gode della mia massima stima. I trucchetti di ‘Palazzo’ non appartengono alla mia storia politica e personale”. E aggiunge: “Non amo l’oscurità. Per mia abitudine faccio politica alla luce del sole”.
Il buoi lascerebbe pensare a una volontà magari massonica, in una Sicilia nella quale la Massoneria esercita un grande peso. Soprattutto in certi settori della pubblica amministrazione. I ‘fratelli’ sono molto forti nella sanità e in altri ambiti della ‘macchina’ regionale. Ma nel Parlamento siciliano, almeno direttamente e con manovre di ‘Palazzo’, non sono mai entrati. Tra l’altro, la nomina di un esterno alla segreteria generale del Parlamento dell’Isola presuppone un cambiamento del Regolamento della stessa Assemblea regionale siciliana. Cosa, questa, che aprirebbe la strada ad altri esterni pronti, su raccomandazione politica o massonica (ammesso che in Sicilia, tra le due cose, ci sia differenza), a ‘colonizzare’ le direzioni degli uffici del Parlamento siciliano.
Detto questo, circola già anche l’indiscrezione su chi potrebbe sostituire Patrizia Monterosso alla segreteria generale della presidenza della Regione siciliana. Si tratta di Rosa Barresi, attualmente alla guida del dipartimento dell’Agricoltura. Si tratterebbe – se l’indiscrezione risponde al vero – del primo segretario generale della presidenza della Regione siciliana agronoma. Ci spieghiamo meglio.
C’è stato un tempo in cui i dirigenti pubblici erano quasi tutti laureti in Giurisprudenza. Cosa del tutto normale, visto che una pubblica amministrazione si regge sull’applicazione di leggi. Poi la platea si è allargata ai laureati in Economia e Commercio e Scienze politiche. Tutto sommato, ci potevano stare. Poi sono arrivati i dirigenti tecnici: architetti e ingegneri, geologi, agronomi e anche medici. Che avrebbero dovuto occuparsi di settori tecnici di competenza. Invece così non è stato: da qui la confusione – specie in Sicilia – con architetti che gestiscono la sanità, ingegneri che si improvvisano giuristi, geologi che si occupano di Piani regolatori generali, agronomi che vanno a svolgere il ruolo di commissari nei Comuni e via continuando. Confusione e improvvisazione. La dottoressa Monterosso, per esempio, non è laureata in Giurisprudenza, ma in filosofia. In effetti con gli ultimi tre presidenti della Regione – Totò Cuffaro, Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta – le leggi (e il rispetto delle stesse leggi, specie le leggi che regolano la vita amministrativa) non sono state molto di moda. Anzi. Insomma, con la confusione che ormai regna nell’amministrazione regionale un agronomo alla segreteria generale ci starebbe proprio a pennello…
Foto tratta da hotelalessandrpalermo.it