La fuga dei cervelli dalla Sicilia, nonché dal resto del Mezzogiorno e dall’Italia intera, assume sempre più le dimensioni di un vera e propria diaspora di giudaica memoria. Le condizioni sociali ed economiche in cui versa la Trinacria e soprattutto la mancanza di meritocrazia porta le “menti” più brillanti ad emigrare verso lidi dove il loro intelletto può essere apprezzato e dove possa prospettarsi un futuro migliore.
La politica ed i suoi intrallazzi con le organizzazioni criminali porta ai posti di comando individui discutibili, innescando una reazione a catena che scende verso il basso in una sorta di effetto domino che premia sistematicamente gli amici degli amici. Un esercito di gente di bassa lega che fa muro, creando un sistema alternativo e dannoso, quello dell’illegalità e dell’incompetenza.
I risultati si vedono: è evidente che la nostra amata Sicilia è governata da un manipolo di incapaci che si alternano di legislatura in legislatura, perennemente al servizio della casta che li rappresenta, quella degli inetti, buoni soltanto a curare i propri interessi.
La “Sicilia bene”, quella dei laureati, degli onesti, delle persone capaci rantola spesso nei bassifondi della società, impotente di fronte ad una situazione che ogni anno va sempre a peggiorare. Sembra quasi che, per sopravvivere in questa terra, bisogna necessariamente possedere una naturale o forzata tendenza al crimine o all’illegalità in genere: chi non riesce ad arrangiarsi, chi non conosce nessuno in ‘alto’ è costretto a fuggire via, magari non con le valige di cartone, ma certamente con il cuore pieno di rabbia e frustrazione.
Molti ce la fanno: nei lidi dove approdano trovano diverse condizioni di vita e riescono ad emergere; questi li abbiamo persi per sempre, sarebbero stati la classe dirigente della svolta, i cittadini onesti che avrebbero cambiato il corso della storia siciliana, sarebbero stati gli imprenditori moderni che avrebbero riavviato l’economia, i politici del nuovo corso.
Invece non saranno nulla, saranno lacrime sulle guance di mamma e papà che hanno fatto l’impossibile per non fargli mancare nulla e per creargli un futuro dignitoso e che invece li vedranno partire via, forse per sempre, senza nemmeno la speranza di poter un giorno tornare in questa terra in cui non cresce nulla.
Questo avete sulla coscienza, signori politici: avete sistemato coi vostri giochetti i vostri figli sulla pelle dei figli di tutti gli altri, guardatevi allo specchio parlate con la vostra anima. Riflettendo sul maxi esodo che riguarda tanto i laureati che i lavoratori di profilo più basso, mi viene in mente che tutto questo è già accaduto, occorre semplicemente guardare il presente con l’occhio della storia.
Era il 1492, l’anno della cacciata degli ebrei dai territori del regno; in quei giorni tristi fu spazzata via la classe dirigente di quegli anni e di quelli futuri, la comunità ebraica siciliana era tra le più fiorenti d’Europa, come ci ricorda lo storico Isidoro la Lumia. La comunità giudaica era composta da banchieri, artigiani, commercianti, orafi, fabbri, notai, medici: erano la colonna portante economica e culturale della Sicilia; dopo che furono costretti a fuggire la nostra Isola piombò in una arretratezza da cui non riuscì più a risorgere; la nobiltà ed il clero si appropriarono del potere economico e culturale assoggettando il popolo per secoli con angherie e soprusi che poi sfociarono nel fenomeno sociale conosciuto con il nome mafia.
Non si formò mai, dalle nostre parti, la borghesia, quel cuscinetto tra i signori del potere ed il popolo. Vi siete mai chiesti perché la mafia nacque e prosperò proprio in Sicilia? Uno dei motivi che ne favorì la nascita fu proprio questo, la fuga dei “cervelli ebraici”, che erano il motore pulsante della società.
Mi vengono i brividi a pensare quale saranno le conseguenze nel lungo periodo di questa situazione, se è vero che la cacciata degli ebrei innescò la nascita della mafia. La fuga dalla Sicilia delle menti più brillanti è la garanzia per questa casta di briganti che ci governa, e per i loro figli, di poterci governare come pecore nei secoli dei secoli, amen.
Bisogna invertire la marcia, la Sicilia merita di più, merita di meglio, altrimenti andrà sempre peggio.