Udite, udite: "La Sicilia trattiene il 100% dei tributi e riceve finanziamenti ad hoc". Parola di Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana. Che, praticamente, si rende autore di un vero e proprio 'scoop'.
La 'sensazionale notizia', la troviamo a pag 15 di Repubblica di ieri. L'esponente del Pd, nel corso di una intervista concessa al quotidiano, parlando della riforma del titolo V della Costituzione ed in polemica con la sua compagna di partito, Debora Serracchiani, presidente del Friuli, suggerisce al Governo di abolire le Regioni a Statuto Speciale, con delle motivazioni a dir poco fantasiose.
"In realtà – sentenzia Rossi – queste regioni sono più ricche perché possono trattenere per sé stesse molti più tributi delle altre. Si dice che compartecipano ai tributi erariali ma in pratica è loro concesso d tenere i soldi e di mantenere basso il prelievo fiscale. Le altre regioni invece – continua il presidente toscano -sono costrette al alzare le tasse. I cittadini però dovrebbero avere stessi diritti a prescindere dal posto in cui vivono".
Ma di quali regioni parla il presidente Rossi? Se, infatti, l'analisi potrebbe, forse, rispecchiare la realtà del Trentino, di certo no può essere applicata a regioni come la Sardegna e la Sicilia che, nonostante i loro Statuti, non riescono a trattenere proprio un bel nulla e di certo non possono essere annoverate tra le "regioni più ricche".
Divertente poi la storia del prelievo fiscale più basso: a qualcuno risulta che in Sicilia o in Sardegna, o anche in Friuli, questo corrisponda al vero?
Quindi, dopo avere sciorinato numeri su una spesa pro capite maggiore rispetto alle altre regioni (e omettendo di specificare a cosa e a chi si riferisca in particolare), Rossi arriva alla Sicilia che " trattiene il 100% dei tributi e riceve finanziamenti ad hoc".
Non sappiamo se si tratti di disinformazione o della solita cultura ufficiale che ama sparare a zero sulla Sicilia senza l'ausilio di dati oggettivi.
Certo sappiamo che si tratta di una notizia del tutto falsa. Sappiamo, infatti, che, in teoria, dovrebbe essere così, secondo lo Statuto Speciale Siciliano- parte della Costituzione italiana- e secondo il decreto attuativo del 1965.
Ma che le cose siano andate molto diversamente è altrettanto noto:
"Secondo gli studi più recenti alla Sicilia, nonostante le previsioni normative, non va più del 30% dell'Iva e dell'Irpef – spiega Massimo Costa, docente di Economia Aziendale all'Università di Palermo – per non parlare di tutti i versamenti telematici che, con la scusa di server posti fuori dall'Isola, rimangono allo Stato. E' sotto gli occhi di tutti poi che la Sicilia non riceve alcun finanziamento ad hoc. E' vero il contrario: alla Sicilia vengono tolte risorse che vengono investite altrove".
Basti ricordare l'articolo 37 dello Statuto Siciliano, secondo cui le imprese che hanno sede legale fuori ma operano sul territorio, dovrebbero pagare qui le imposte. In questo capitolo rientrano, ad esempio, le accise sui prodotti petroliferi (in Sicilia si raffina il 40% delle benzine usate nel Paese) che dovrebbero servire, quantomeno, a risarcire la Sicilia dagli ingenti danni ambientali e sanitari, ma che lo Stato pensa bene di trattenere per sé.
Un argomento, quella della mancata territorializzazione delle imposte, sui quali si sono soffermati anche i tecnici dell'Assemblea regionale siciliana (che non sono certo dei 'rivoluzionari'), i quali hanno stimato che la Sicilia viene privata almeno di otto miliardi di euro l'anno.
E' opportuno ricordare al Presidente Rossi che si tratta di diritti sanciti dalla Costituzione (lo Statuto siciliano ne è parte) e mai riconosciuti. E che, se proprio ci tiene a parlare della Sicilia, sarebbe opportuna una più corretta informazione da parte sua a meno che non voglia rendersi complice di quel razzismo culturale mediatico che affligge la nostra Isola alla quale viene negato anche il diritto di replica.
Su un fatto siamo d'accordo con lui: "I cittadini dovrebbero avere gli stessi diritti a prescindere dal posto in cui vivono". Infatti, i Siciliani vorrebbero avere gli stessi diritti, in termini di investimenti infrastrutturali, della Toscana o delle regioni del Nord.
Ma non li hanno.
I Siciliani vorrebbero avere le stesse ferrovie e le stesse autostrade della Toscana e delle regioni del Nord.
Ma non le hanno.
Perché i Governi centrali, come più volte certificato dalla Svimez, l'Associazone per lo Sviluppo industriale del Mezzogiorno, hanno dirottato la maggior parte della spesa pubblica al Centro-Nord.
Un fatto altrettanto certo è che la Sicilia paga il più alto contributo al Fondo sanitario nazionale (oltre il 50%), mentre alla Toscana lo Stato paga tutto, a piè di lista.
Allora, di che parliamo?
Abbiamo chiesto all'ufficio stampa della Presidenza della Regione Toscana di sapere a quali studi o quali dati abbia fatto riferimento l'esponente del Pd prima di emettere il suo verdetto sulla Sicilia.
Non abbiamo ancora avuto risposta.
Ci permettiamo, però, di offrire al presidente Rossi un piccolo suggerimento: le chiacchiere da bar le lasci al bar. Affidarle ad un giornale è, come minimo, inopportuno.
E parafrasando le sue stesse parole "non ci sembra giusto. Per niente giusto".