Alcuni giorni fa su Facebook, leggevo una citazione di Mark Twain a me sconosciuta: “Se votare facesse qualche differenza, non ce lo farebbero fare”. Sicuramente se Mark Twain avesse saputo dei Comites degli italiani all'estero, li avrebbe indicati come simbolo di inutilità delle elezioni.
Sabato 28 marzo, come molti connazionali qui in America, mi è arrivato per posta il plico per eleggere i Comites di Miami, elezioni che si terranno il 17 aprile. Innanzitutto, alcuni mesi fa, mi sono dovuto iscrivere a queste elezioni, pur essendo iscritto all’AIRE. Nessuno sa il perché per i Comites l’elenco degli italiani iscritti all’AIRE non vada già bene. O meglio, credo di sappia il perché: tenere fuori la grande massa degli italiani, salvo poi inviare a tutti gli iscritti AIRE una lettera per comunicare loro di iscriversi alle elezioni dei Comites. Tutte attività inutili, sprechi fatti con le tasse degli italiani d’Italia.
Comunque, tornando al plico, nella scheda, c’è solo una lista: “L’Italia siamo anche noi”, con un elenco di 15 candidati. Il motivo perché c’è solo una lista è molto semplice: presentare una lista per le elezioni Comites, è estremamente difficile, per i requisiti previsti dalla legge.
Il primo requisito da superare è trovare almeno 12 candidati. Questa è la seconda assurdità della legge: ogni lista deve presentare almeno un numero di candidati minimo, pari a tutti i membri del Comites, che a Miami sono 12. E’ un requisito assurdo: un po' come se alle politiche, nelle liste per la Camera, ogni partito dovrebbe presentare minimo 617 candidati.
Come M5S avevamo cercato di trovare 12 candidati interessati a candidarsi, ma purtroppo, nonostante gli attivisti, non siamo riusciti a raggiungere il numero magico, e allo stesso tempo, non eravamo interessati ad includere dei prestanome.
Ma il requisito dei candidati non è l’unico. Il secondo requisito da superare è che la lista deve essere sottoscritta da 200 italiani, residenti nei territorio di competenza del Consolato. Questo è un altro vincolo difficilissimo da superare, sia perche 200 italiani non sono pochi, sia perché le autentiche devono essere fatte al consolato, durante l’orario di lavoro, e trovare 200 persone disposte a recarsi in orario di lavoro al Consolato è quasi impossibile.
Alle politiche del 2013, quindi per elezioni ben più importanti dei Comites, il Governo Monti abbassò i requisiti per presentare una lista a 125 firme (dai 500 previsti), ed il M5S riuscì con notevoli difficoltà, a raggiungere questo numero in un territorio vasto come il Centro e Nord America. Figuriamoci raggiungere 200 sottoscrizioni, solo nel territorio di competenza del Consolato di Miami. Allo stesso tempo però, se un Movimento come i 5 Stelle, secondo partito d’Italia, con attivisti tutti connessi via rete, non riesce a raggiungere questi numeri, figuriamoci cosa deve essere per questa lista dal nome fantomatico: “L’Italia siamo anche noi”.
Ho provato a chiedere al Consolato di fornirmi l’elenco dei sottoscrittori, e mi è stato detto che per la legge sulla privacy, l’elenco non può essere rilasciato. Come se chiedessi il Social Security Number o la carta di credito di questi sottoscrittori. Mistero. Ma siamo in Italia, non c’è da meravigliarsi.
Comunque sia, diamo per buono che la lista abbia rispettato tutti i criteri previsti dalla legge, e quindi a Miami, abbiamo purtroppo solo una lista. Stranamente, questa lista unica ha presentato 15 candidati, invece che 12, e quindi l’elezione dei Comites, servirà solo a stabilire chi saranno questi 12 tra i 15 in elenco.
La cosa interessante è che come elettore, mi interesserebbe capire chi siano questi 15, ed è impossibile.
Se gli italiani devono esprimere delle preferenze, si presume che esistano dei siti, con indirizzi email, curriculum etc, così da conoscere questi candidati. Purtroppo non c’è nessuna traccia, a parte un proclama di lista, pieno di ovvietà, e che comunque non aiuta a capire chi scegliere tra i candidati.
Sono poi andato su Facebook e Linkedin, e devo dire che alcuni candidati li ho trovati. Ma non tutti.
Allora mi chiedo: ma com’è possibile che nel 2015, una persona si candidi, senza avere una pagina web, un sito o una pagina su Facebook etc? E’ evidente che diversi che sono in lista, sono lì per fare numero, perché è chiaro che non interessa loro l’essere eletti. E proprio per questo fatto, non riesco a capire perché la lista non abbia presentato esattamente 12 candidati, così ci risparmievamo questa buffonata di esprimere le preferenze per persone sconosciute. Alle politiche il numero di candidati presentabili è 4 per la Camera e 2 per il Senato in tutta la Circoscrizione Centro e Nord America. Mi sembra assurdo che questa lista “L”Italia siamo anche noi” non sia neanche riuscita a ridurre il numero di candidati a 12. Ma immagino che anche l’ufficio elettorale del Consolato, essendo a conoscenza della estrema difficoltà nel presentare ulteriori liste, abbia voluto evitare la pagliacciata di mandare schede elettorali per eleggere 12 membri, presentando una lista unica, con solo 12 candidati e che quindi sarebbe stata matematicamente eletta. Fatto 30, facciamo 31 e qualche altro nome è stato aggiunto e salvare la faccia.
Su tutto, sorprende come le nostre rappresentanze diplomatiche non abbiano, da anni, mai manifestato il benché minimo dissenso verso questa legge sull’elezione dei Comites, completamente assurda, e che continuerà a mantenere questo organo lontano dagli italiani all’estero, come lo è sempre stato, e farà continuare a quei pochi eletti, a spendere o sperperare, a seconda dei punti di vista, risorse raccolte dalle tasse degli italiani (d’Italia).
*Arturo Busca, marchigiano, laureato in Scienze Economiche e Bancarie a Siena, vive dal 2006 negli Stati Uniti, in Florida, ed è manager di un azienda nel settore della logistica. Nelle politiche del 2013 è stato candidato al Senato nella Circoscrizione Centro e Nord America per il Movimento 5 Stelle, movimento nel quale ancora si riconosce.